“I tuoi figli sono al sicuro ora, ma l’hanno sentita piangere, hanno sentito il bruciore delle sue lacrime… e lei verrà a prenderli” ecco a voi la Llorona, la donna che piange
Grazie al Lucca Film Festival e Europa Cinema Sabato 13 Aprile io e la mia collega Irene ci siamo potute gustare (sigh! ma questo lo capirai dopo…) in anteprima nazionale il film horror La Llorona, le lacrime del male, la sesta pellicola che fa parte della serie di The Conjuring, diretto da Michael Chaves e prodotto da James Wan con Linda Cardellini (The green book), Patricia Velasquez (La mummia), Raymond Cruz (Tuco Salamanca di Breaking Bad), Tony Amendola (nel ruolo del prete anche in Annabelle) e Marisol Ramirez (The Shield, la serie Tv), distribuito in Italia da Warner Bros dal 17 Aprile.
Ti ho già confessato di essere un’amante sfegatata dei film splatter e, nonostante questo, l’horror proprio non è il mio genere preferito, ma comunque mi sono gettata nella visione de La Llorona, le lacrime del male con un buon spirito, sperando di ritrovare dopo molti anni una pellicola che mi facesse saltare dalla sedia o guardarmi dietro le spalle al mio rientro notturno a casa… bhè… niente di tutto ciò! Dopo i primi minuti di visione ho compreso di trovarmi di fronte all’ennesimo film “già visto” e senza originalità… ma partiamo con ordine e andiamo a conoscere la Llorona, o la donna che piange. Attenzione, naturalmente contiene spoiler!
La trama
All’inizio del film ripercorriamo la leggenda che ruota intorno a questa figura dal lungo vestito, un tempo bianco, e un velo calato a nasconderle il viso, una donna tradita e impazzita dal dolore che compie un gesto terribile e definitivo di cui ben presto si pentirà togliendosi la vita gettandosi nel solito fiume dove ha appena affogato i suoi tre figli, ma queste azioni la faranno diventare lo spirito malvagio che si annuncia con uno straziante pianto e che vaga in cerca di altri bambini che possano sostituire i suoi…
Il tempo scorre e ci ritroviamo negli anni 70 in una tranquilla cittadina americana dove vive Anna con i suoi due figli Chris e Samantha; vedova da poco, la donna lavora come assistente sociale, occupazione che spesso la porta nei quartieri più disagiati e a contatto con le famiglie in seria difficoltà come quella di Patricia, madre anch’essa di due figli, che vengono trovati rinchiusi in uno stanzino nella casa della donna e per questo allontanati e portati in un istituto dove possano essere al sicuro… Niente di più sbagliato naturalmente, dato che quando la Llorona sceglie le sue vittime, quando i bambini sentono il suo pianto e le sue lacrime che bruciano la pelle, è troppo tardi; infatti, i due piccoli vengono ritrovati annegati nel fiume.
Anna dubita delle storie che si raccontano su quello spirito maligno, ma presto si dovrà ricredere quando i suoi figli inizieranno ad udire il pianto della Llorona e anche lei vedrà quell’essere che cerca in tutti i modi di strapparle i figli e ne porterà i segni sulla pelle, costringendola a rivolgersi a Rafael Olivera, un ex prete che utilizza strani rituali legati alla religione in grado di proteggere lei e la sua famiglia; la battaglia per sconfiggere la Llorona non sarà facile.
“Siamo di fronte ad un male che non ha limiti”… bhè…
Ripeto, un film con una trama prevedibile fin dal primo istante, personaggi visti e rivisti a partire da Rafael, un ex prete che ora si dedica agli spiriti e al misticismo legando strani riti e religione, in questo caso di un utilità pari a quella di una pistola contro un fantasma data la maniera in cui viene sconfitta la Llorona… le cui apparizioni erano anticipate da inquadrature ricche di attesa e accompagnate da urla stridenti e un improvviso aumento dell’audio 3D i quali non hanno provocato che qualche salto sulla sedia nell’intera sala del cinema. La madre Anna è il solito personaggio stereotipato per cui è facile provare compassione fin dall’inizio con le sue difficoltà nel gestire tutto dopo la morte del marito e alle prese con un lavoro per cui dà tutta se stessa mettendoci il cuore, con due figli anch’essi in cerca di risollevarsi dalla morte del padre ma affezionati l’uno all’altra, la “classica” famiglia per cui appare naturale provare una certa empatia e solidarietà. Vogliamo parlare della Llorona? Facciamolo! Un essere che indossa un vecchio e lacero vestito bianco completato da un velo che le copre il volto… il quale, quando si mostra, non rivela niente più che dei lineamenti, e ancora mi ripeto, già visti e rivisti e talmente ripetitivi a cui un ragazzino moderno amante dell’horror è già di gran lunga abituato.
Sinceramente un film che ho trovato noioso e che speravo finisse presto (opinione che condivide anche mio nipote di sedici anni presente alla proiezione), ma forse questo mio “crudele” giudizio può essere dettato dalla mia lunga filmografia personale che racchiude anche gli horror di cui ne ho visti così tanti che non posso fare a meno di fare le analogie con i nuovi film del genere in uscita, i quali comunque trovo sempre alquanto ripetitivi e privi di originalità.
Piccola curiosità
La leggenda della Llorona ha profonde radici nell’America Latina, dove si narra la storia di Malinche, nobile atzeca, venduta come schiava durante l’invasione spagnola; la giovane venne notata da Cortés il quale la volle con se come interprete ma non solo, si racconta che i due ebbero due figli e forse ne divenne pure la moglie. Quando il famoso conquistador fu richiamato in patria, ammaliato da una giovane e bellissima donna inviata dai regnanti della Spagna proprio per convincerlo a rientrare, intenzionato a portare con se i suoi due figli, Malinche si rivolge agli dei in cerca di aiuto e uno di loro le appare in sogno rivelandole che se lascerà andare via i suoi bambini uno di loro, una volta adulto, sarebbe tornato e avrebbe portato solo distruzione e morte; Malinche riesce a fuggire la sera prima della partenza ma, quando viene ritrovata e arrestata, dei due bambini restano solo le spoglie pugnalate al cuore recuperate dalle rive di un fiume.