Le scelte che compiamo, nel bene e nel male, innescano conseguenze a catena inarrestabili come lo scorrere delle sabbie mobili. Quicksand è la storia di Maja e Sebastian
Quicksand è una storia moderna. E’ la trasposizione delle gravi lacune educazionali, sociali e sentimentali che affliggono ed influenzano gli adolescenti e i giovani in genere da molti anni a questa parte. E’ la candida ammissione di un sistema che pensa e forse è in grado solo di curare, piuttosto che di prevenire. E’ l’impotenza di una generazione di genitori che ha imparato a dare senza limiti, a valutare la soddisfazione della prole attraverso i beni materiali, delegandone la crescita personale sostanziale, la maturazione, l’educazione a quei sentimenti di condivisione sociale e di integrazione che probabilmente, a suo tempo, non sono stati insegnati neanche a loro.
La storia è ispirata al best seller di Malin Persson Giolito: Sabbie mobili adattato dalla sceneggiatrice Camilla Ahlgren e diretto da Per-Olav Sørensen e Lisa Farzaneh. Una ragazza di buona famiglia, semplice e beneducata, viene accusata di omicidio a seguito di una strage consumatasi nella sua classe in un importantissimo liceo privato di Djursholm, capoluogo del comune di Danderyd, a Stoccolma.
Il racconto di Quicksand prende il via dall’arresto di Maja Norberg (Hanna Ardéhn) ritrovata nell’aula in cui si è consumata la strage, in evidente stato di shock e coperta di sangue. La ragazza non ricorda la dinamica dei fatti, ripete spesso che è accaduto tutto troppo in fretta e viene condotta nel penitenziario locale, detenuta in custodia cautelare in rigoroso stato di isolamento. Tramite i ricordi che riaffiorano lentamente, le ricostruzioni dell’ultimo anno vissuto da Maja, gli interrogatori e la sua relazione con il fidanzato: Sebastian (Felix Sandman) scapestrato figlio del più noto e ricco imprenditore di Stoccolma, le vicende iniziano a delinearsi sebbene le nebbie non si dissipino del tutto sino all’ultimo istante della visione. Gli sceneggiatori hanno tessuto un’ottima storia, mai prevedibile e in grado di permettere allo spettatore di fare tutte le congetture che desidera, in bilico costante tra l’innocenza e la colpevolezza della ragazza.
La serie è molto ben recitata, il regista predilige i primi piani e la fotografia riesce a dare un impressionante risalto agli occhi di tutti i personaggi che, devo ammettere, restano impressi. Non ho apprezzato la scelta di non soffermarsi abbastanza sulle location in cui la vicenda si svolge, siamo in Svezia e talvolta nel sud della Francia, ma non “percepiamo”, nè vediamo abbastanza di quei territori (per intenderci, siamo ben lontani dalle esplicite ambientazioni di Dark, ad esempio). Sappiamo dove accadono gli avvenimenti soltanto perché apprendiamo quel dato, non perché lo acquisiamo autonomamente. Viene dato più risalto agli spazi chiusi, alla struttura penitenziaria, alla scuola, all’aula del tribunale e alle case lussuose, probabilmente per coerenza con lo stato d’animo dei protagonisti. Allo stesso tempo, vengono curati fin troppo alcuni dettagli estetici, sino a rendere la cosa quasi un’ostentazione superflua. La giovane Hanna Ardéhn ricorda, nell’aspetto, un mix tra una giovane Felicity Jones e Alexis Bledel e alterna una naturale innocenza e ingenuità ad un carattere determinato e una dissolutezza indotta da uno stile di vita decisamente sregolato. Non è abbastanza approfondito l’importante tema sociale dietro la storia, che non riguarda esclusivamente i ragazzi coinvolti, ma anche e soprattutto i loro genitori. Famiglie assenti, troppo impegnate ad apparire, ad accumulare e sperperare ricchezze, genitori che sperano i figli trovino un buon partito, che affidano la genitorialità e le responsabilità educative al lusso. Come se i pericoli e le insidie giovanili fossero veicolate soltanto dalla povertà e il denaro bastasse a far crescere i figli da soli e rendesse automaticamente le persone esseri umani irreprensibili, migliori degli altri.
Sei episodi, della durata di circa 45 minuti ciascuno, disponibili su Netflix da domani e sconsigliati ad un pubblico al di sotto dei quattordici anni, a causa dei contenuti violenti. Con Quicksand, un episodio tirerà l’altro e scoprirai se Maja è una vittima innocente o se è un’assassina a sangue freddo. Attenzione a non decidere troppo precipitosamente.
Fortemente consigliato!