Senza timore di osare, scardinando i canoni del politically correct, The Good Fight è senza alcun dubbio il più intrigante legal-drama del momento!
Ambientato a Chicago, The Good Fight, è lo spin-off della pluripremiata serie The Good Wife e prende avvio ad un anno dalla conclusione della stessa. L’avvocato Diane Lockhart (Christine Baranski), prossima alla pensione, perde tutti i suoi risparmi a seguito della truffa finanziaria ordita da un amico di vecchia data, nonché padre della sua figlioccia, Maia Rindell (Rose Leslie, la bella Ygritte di Game Of Thrones) da poco abilitata alla professione forense. La donna è dunque costretta a posticipare il desiderato pensionamento e a cercare nuovamente occupazione come avvocato. Sebbene fosse inizialmente contesa da diversi studi legali prestigiosi, a seguito dello scandalo, tutti si guardano bene dall’assumerla e le voltano le spalle. Diane e Maia, dunque accettano l’offerta della giovane Lucca Quinn (Cush Jumbo) e la seguono presso lo studio legale per cui lavora: Reddick, Boseman & Kolstad, una nota law-firm di Chicago composta per lo più da afroamericani e specializzata in casi di abusi di potere della polizia nei confronti dei cittadini di colore.
https://www.youtube.com/watch?v=JsZ2kejlHF8
La prima stagione si compone di dieci episodi ed è incentrata sulla vicenda dello scandalo finanziario che ha travolto la famiglia Rindell e sui procedimenti legali ad esso legati.
La seconda stagione che si compone di tredici episodi, acquisisce un taglio molto più intrigante, poiché la campagna d’odio ‘Kill All Lawyers‘ ai danni degli avvocati, sta mietendo vittime tra i colleghi di Diane and co. e lo studio legale ormai diventato Reddick, Boseman & Lockhart, viene contattato dal Partito Democratico per elaborare un piano che costituisca un consistente e valido impeachment ai danni del disastroso e megalomane presidente Trump dedito a festini, ‘golden showers‘, abusi di potere e licenziamenti facili.
In The Good Fight non mancano ironia e simpatia, soprattutto grazie alle energiche e buffe interpretazioni dei due investigatori dello studio legale: Marissa Gold (Sarah Steele) e Jay Dipersia (Nyambi Nyambi). E’ riuscita in breve tempo a diventare una serie apprezzata e rispettata soprattutto per la posizione politica che non ha avuto timore di prendere, attaccando l’amministrazione dell’attuale Presidente degli Stati Uniti senza timori. Gli ideatori, Robert e Michelle King, si propongono di lasciare un’impronta concreta sul percorso grottesco e talvolta surreale che si sta delineando oggigiorno nella politica, nei movimenti femministi come #METOO, nei tentativi di manovrare e controllare l’informazione e nei sempre più diffusi episodi di razzismo.
E a chi domanda se i creatori dello show temano una reazione di Trump ai danni della produzione, Michelle King replica: ‘Sono preoccupata di molte cose riguardo Trump e la sua politica, ma il fatto che lui possa twittare qualcosa riguardo lo show non ci preoccupa per niente.‘
Unica piccola nota stonata, è la sigla. Concepita per avere un volume più alto rispetto alla puntata, appare talvolta all’inizio dell’episodio e talvolta a metà e anche se d’impatto e aderente al contesto della serie, devo ammettere che tendo spesso a skipparla. In compenso i personaggi, anche se di bell’aspetto, non sono i soliti bellocci impossibili coinvolti costantemente in irreali e bollenti relazioni sentimentali. Si dà più valore alla sostanza che all’apparenza e soprattutto, vengono anche raccontate relazioni omosessuali, come quella della stessa Maia.
E’ già pronta la terza stagione che andrà in onda a partire dal 14 marzo negli Stati Uniti e di cui è da poco stato pubblicato il trailer ufficiale. La battaglia all’amministrazione Trump si fa più serrata, lo studio legale inizia ad avvertire la controffensiva governativa con maggiore intensità, ma è pronto a rispondere.
https://www.youtube.com/watch?v=EHhmzZU-1MQ