Il regista danese ritorna a Cannes dopo sette anni, Asia Argento ricorda Weinstein, politica e girl power.
Anche quest’ anno si è concluso il Festival di Cannes caratterizzato, come ogni festival che si rispetti, da polemiche e grandi emozioni (lasciatemelo dire, tante italiane). Lars von Trier si ripresenta scandalizzando di nuovo Cannes dopo sette anni, presentando fuori concorso il suo ultimo film “The house that Jack built”, una pellicola disturbata e disturbante con protagonista Matt Dillon, uno psicopatico che vuole perfezionare l arte dell’ omicidio, alienato ed inquietante, con scene crude e si vocifera persino di bambini uccisi.
Ed è l’audace e sempre aggressiva Asia Argento, nel suo intervento dal palco del festival, a tornare ad un argomenti pur sempre attuali, affermando “Nel 1997 fui violentata da Harwey Weinstein qui a Cannes. A 22 anni.”
E rincara “Questo era il suo terreno di caccia.” Accusando sia il vecchio establishment del cinema, e quello nuovo: “Anche questa sera, seduti tra di voi, ci sono responsabili non individuati di molestie e abusi nei confronti delle donne.”
La giuria di quest’ anno, a maggioranza femminile, presieduta da una sempre affascinante e sagace Cate Blanchett, è offuscata dall’ assenza del regista russo Kirill Serebrennikov, agli arresti, secondo la polizia russa, per frode fiscale. Da non dimenticare la protesta dell’ attrice libanese Manal Issa, che si è presentata sul red carpet con un cartello contro i disordini a Gaza.
Ma tornando all’argomento principale del festival, come non partecipare alla grande emozione di Marcello Fonte, il quale ha candidamente ricordato:”Da piccolo, quando pioveva sopra le lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Invece adesso li apro e quelli applausi siete voi.”
Convincendo la giuria di Cannes con la sua interpretazione del “canaro” nel film, tratto da una storia vera, “Dogman” di Garrone, Fonte è un toelettatore di cani bullizzato e sottomesso per anni da Simoncino , interpretato da Edoardo Pesce, il quale, un giorno, si ribella imprigionando e torturando il suo aguzzino per più di sette ore.
La palma alla migliore sceneggiatura và ex aequo al regista iraniano Jafar Pahani, e alla nostra Alice Rorhwacher e il suo “Lazzaro Felice”, con protagoniste, tra gli altri, la sorella Alba Rorhwacher e Nicoletta Braschi, presente in sala con il marito Roberto Benigni, visibilmente emozionato anche lui consegnando il premio nelle mani di Marcello Fonte. Ultimo premio tricolore và a Stefano Savona per il miglior documentario.
La palma d’oro quest’ anno se la aggiudica il giapponese Kore-eda Hirokazu e il suo “Une affaire de famille” , in cui perpetua e approfondisce il tema centrale che unisce tutti i suoi film, la famiglia, ma una famiglia ben diversa da come ce l’aspettiamo, ben più intricata e colma di piccoli segreti.
Presente a Cannes anche Spike Lee, vincitore del Grand Prix con il film “Blackkklansman”. Miglior attrice femminile è stata eletta la trentatreenne kazaka Samal Yeslyamova, interprete di Ayka (My little one) di Sergei Dvortesevoy.
La palma di miglior regia al polacco Pavel Pawlikowsky e il suo “Cold war”, già dietro la macchina da presa nel pluriacclamato film del 2014 “Ida”.
Palma speciale a Jean Luc Godard, classe 1930, per il suo “Le livre d’image”.
Vogliamo concludere con un po’ di gossip e glamour? Che dire dell’abito nero dell’ attrice Camila Coelho il quale, si dice, sia costato un milione di dollari? E del look un po’ androgino mostrato dalla giurata Kristen Steward? E che dire dell’ anteprima dell’ atteso spin off “Solo, a Star Wars story”, quanti di voi avrebbero voluto alzare quei tendoni rossi e dare almeno una sbirciata?!
Al prossimo anno, puntuali sul red carpet di Cannes!