Peter Jackson ritorna al cinema producendo un nuovo capitolo della saga fantasy epica del Signore degli Anelli, diretto e animato dal maestro nipponico Kenji Kamiyama, intitolato La Guerra dei Rohirrim. Il regista è riuscito a trasformare l’epicità della Terra di Mezzo in un anime giapponese, che ricorda le atmosfere dark fantasy di opere come Berserk o L’attacco dei giganti.
La trama si concentra sulle gesta di Helm Hammerhand, un sovrano valoroso e forte che deve affrontare l’invasione dei Dunlandiani, un popolo che minaccia la sicurezza del regno di Rohan. I Rohirrim, una civiltà legata a cavalli e con una tradizione di guerrieri fieri, devono difendere la loro terra dalle forze oscure.
La Guerra dei Rohirrim esplora temi di onore, sacrificio, coraggio, ma anche di perdita e vendetta, in una narrazione che, pur essendo centrata su eventi meno noti rispetto a quelli de Il Signore degli Anelli, si concentra lo stesso su quelle atmosfere di grandezza e epicità che hanno reso questa saga famosissima.
L’animazione è uno degli aspetti più interessanti del film. Lo stile si discosta dal tradizionale live-action di Peter Jackson, abbracciando un approccio più simile a quello del cartoon giapponese. Per quanto, lo stile animato può risultare una novità originale, purtroppo possono essere notati dei piccoli difetti tecnici, come movimenti non precisi e molte immagini statiche. Invece, da lodare è sicuramente l’animation character design, i luoghi e gli immensi paesaggi di una Nuova Zelanda in formatto cartone animato.
La guerra dei Rohirrim: L’epicità ha pregi e difetti
Per quanto il film risulti lodevole, con vari pregi come la musica che riesce a rimescolare in maniera eccellente tutti i toni e i brani che avevamo già apprezzato negli scorsi film, La Guerra dei Rohirrim non riesce a raggiungere la perfezione per colpa di alcuni difetti.
I personaggi de La Guerra dei Rohirrim purtroppo non sono particolarmente caratterizzati e si basano su stereotipi e clichè molto noti per questo genere di film. La protagonista risulta essere una cosiddetta “Mary Sue”, ovvero un/una protagonista che non riesce ad essere empatizzata dal pubblico per colpa di un carattere arrogante e di uno status veramente troppo perfetto, anche il cattivo non viene mosso da scopi e cause troppo originali, mentre i fratelli della protagonista non vengono per niente caratterizzati.
Solamente Helm Hammerhand risulta essere un personaggio eccellente, di cui cui ci ricorderemo. Helm viene ritratto come un uomo di grande forza fisica e morale, ma anche come un sovrano tormentato dalle sue scelte e dalla solitudine. La sua lotta interiore e il suo desiderio di proteggere il suo popolo sono il cuore pulsante della trama. Un uomo cosi forte da sfidare addirittura un Troll completamente a mani nude.
Anche il finale della Guerra di Rohirrim può risultare non troppo lodevole, per colpa di scelte narrative non troppo sagge, incomprensibili e senza senso. Il finale un po’ deludente viene, per fortuna, sorretto da altre scene che risultano molto godibili, come la parte del Mamuk oppure la scena della tormenta di neve. La spettacolarità, di alcuni momenti, viene sorretta da un elevato sonoro e da un fanservice godibile e non stucchevole.
In conclusione La Guerra dei Rohirrim si conferma come un buon film d’intrattenimento fantasy, molto godibile sul grande schermo, che si vede una volta e poi si dimentica.