Arriverà a maggio nelle sale italiane, distribuito da Arthouse, I peggiori di tutti (Les Pires), una produzione I Wonder Pictures, opera prima delle registe Lise Akoka e Romane Gueret con Johan Heldenbergh, Dominique Frot, François Creton, Angélique Gernez, Matthias Jacquin.
I peggiori di tutti, dove il cinema arriva
Il cinema, come ogni forma d’arte, spesso decide di avventurarsi lì dove non sembra doverne farne parte, come il quartiere popolare Picasso, a Boulogne-sur-mer nel nord della Francia, uno di quei posti dimenticati da Dio, in cui invece un coraggioso regista e la sua troupe decidono di fare un film con attori del posto, preferendo una recitazione più grezza e spontanea, ad una più professionale che potrebbe regalare invece un classico attore di accademia
Il cinema spesso nel corso dei decenni del secolo scorso, si è affidato a questo genere avanguardistico in cui si preferivano attori non professionisti a coloro che invece lo facevano di professione. In Italia, in particolare il Neorealismo nel secondo dopoguerra, con registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini hanno regalato pellicole indimenticabili da questo punto di vista.
Film vincitore anche di numerosi ed illustri premi e apprezzatissimi anche all’estero, avevano compreso questi registi che per certi temi spesso la spontaneità della gente che ha conosciuto la vita nei suoi aspetti più duri, sia preferibile a coloro che pure con immensa bravura forse non sarebbero riusciti appieno dove si trattava di rappresentare dure storie di vita quotidiana al limite.
I peggiori di tutti, la trama
Nel Nord della Francia, in un quartiere poverissimo e assai disagiato sotto ogni punto di vista, un regista sceglie di girare un film con la sua troupe prendendo quattro ragazzi e ragazze della zona, Lily, Ryan, Maylis e Jessy, scelti al termine di un lungo lavoro di casting. Il regista però non decide di scegliere quelli più talentuosi, ma alcuni di quelli che sono considerati dalla comunità “i peggiori” del quartiere, les pires in francese.
Questi infatti hanno attirato l’attenzione del regista proprio per via delle loro complicate e drammatiche storie, sofferenze che vengono ben espresse non solo dai loro volti, ma dai loro modi di fare spesso rabbiosi, espressivi, a volte violenti, altre volte dolcissimi e geniali, perché la spontaneità delle emozioni, non veicolate magari da un quieto esistere e da studi vari non conoscendo sfumature di genere prende tutta la tavolozza dei colori, dalle tonalità più opache alle più vivaci.
Un film che sconvolge i fragili equilibri di questo piccolo paese al nord della Francia, in cui i fortunati prescelti si prendono la scena, diventando anche solo per un momento delle inaspettate stelle del cinema, perché anche qui la settima arte arriva, dove nemmeno il sole si spinge, nella notte più buia dove anche delle piccole e tenere stelle invece di cadere, possano invece emergere per un delicato esempio di cinema dove vedere, anche nei “peggiori”, lampi di tenera e sorprendente fragilità.
I peggiori di tutti, un coraggioso esempio di cinema
Questo interessantissimo progetto, nato da un’esperienza vissuta dalle due registe, è un racconto di cinema nel cinema, in un delicato equilibrio tra realtà e finzione. Così le registe Lise Akoka e Romane Gueret hanno raccontato il film e le motivazioni che le hanno spinte a realizzarlo:
Siamo entrate nel mondo del cinema soprattutto grazie allo street casting, lavorando a film come direttrici di casting e coach di bambini. Per preparare I peggiori di tutti siamo tornate nel nord della Francia, con l’obiettivo di continuare a creare un dialogo tra due ambienti che, a prima vista, sembrano opposti: quello dei bambini di un quartiere popolare e quello degli adulti dell’industria cinematografica. Ma alla base c’è la nostra passione in comune per il mondo dell’infanzia, con una particolare sensibilità per i traumi infantili, che riecheggiano preoccupazioni intime in ognuno di noi.”.
Hanno proseguito poi affermando che:
Abbiamo un gusto per il cinema realistico e cerchiamo questa porosità con la vita. Uno dei punti di partenza del film è stato il desiderio di esplorare le origini della ricorrente fascinazione che il cinema ha sui bambini dei quartieri che filmiamo. Quando si fa uno street casting, si cerca la perla rara, i volti che ti cambieranno per tutta la vita, i talenti che ti animano.
È meraviglioso veder sbocciare un bambino che era considerato il peggiore della sua scuola o del suo quartiere e che si rivela il migliore! Non importa quale sia il loro background o il livello di istruzione, il loro dono innato trascende la logica di classe. I peggiori di tutti spera in un possibile incontro in quest’area del cinema tra mondi che in nessun modo erano predestinati a incontrarsi. I peggiori possono diventare i prescelti, gli eroi, e lo intendiamo come un omaggio a tutti quei bambini che sono stati calpestati dalla vita.”
Un film che appare certamente coraggioso quello delle due registe francesi, in cui fondamentale diventa il tema dell‘inclusione, anche per coloro che dalla vita appaiono sconfitti perché nati in contesti apparentemente impossibili da recuperare, ma è proprio qui che con la giusta pazienza e attenzione alle fragilità umanità, si possono ritrovare delle perle perdute e forse anche grazie all’ausilio del cinema, aiutarle a farle splendere, regalando magari una nuova e inaspettata alba a bambini e ragazzi che fin dal principio della loro esistenza, sembravano invece destinati alle più cupe tenebre.