Scheda film
Titolo: Pantafa; Regia: Emanuele Scaringi; Sceneggiatura: Tiziana Triana, Vanessa Picciarelli Produzione: Fandango con Rai Cinema; Distribuzione: Fandango; Fotografia: Simone D’Onofrio; Montaggio: Gianluca Scarpa; Musiche: Ratchev & Carratello; Cast: Kasia Smutniak, Greta Santi, Mario Sgueglia, Betti Pedrazzi, Mauro Marino, Giuseppe Cederna e Francesco Colella.
Sinossi
Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente.
Pantafa: Recensione di un Horror non molto riuscito
Pantafa parla dell’avventura di Marta, interpretata da Kasia Smutniak, che in compagnia di sua figlia Nina, la giovane attrice Greta Santi, trasloca in un piccolo paese dell’Abruzzo chiamato Malanotte in cui si trovano le solite quattro o cinque persone, la maggior parte anziane, e tanti gatti. In questo luogo Madre e figlia cercheranno di trovare un po’ di pace e serenità, visto che la piccola Nina soffre di un grave disturbo notturno.
Nel mentre che Marta tenta di farsi piacere dalle poche persone del paese che continuano a dimostrarsi distaccate nei suoi confronti, sua figlia fa subito amicizia con l’anziana ed alquanto bizzarra Signora Orsa (Betti Pedrazzi) che le insegnerà pratiche caserecce per scacciare il demonio così da farla diventare una piccola esorcista. Oltre a lei, Nina incontra anche Francesco, uno dei pochi bambini del paese a cui piace armeggiare con il suo coltello per tagliare le code delle lucertole, insomma divertimento a non finire.
I problemi arrivano durante la notte, quando uno spirito maligno, chiamato appunto Pantafa, tormenterà i sogni di Nina cercando di strapparla da sua madre. Horror ed elementi folcloristici si mischiano in quest’opera del regista Emanuele Scaringi, famoso per il film La profezia dell’armadillo, che a conti fatti pare essere più un esperimento mal riuscito che qualcosa di veramente originale.
Pantafa è un film che prova ad essere Horror, ma senza trovare una strada giusta per riuscirci, tant’è che ad un certo punto sembra che voglia allungare il cosiddetto brodo inutilmente con scene come quella nel bar in cui Kasia Smutniack balla ricordando la scena di Jodie Foster in Sotto Accusa, anche se lì poi è finita in modo diverso, oppure un’altra scena in cui madre e figlia sono in macchina a cantare “I’ll be Your Mirror” dei Velvet Underground, brano che tornerà spesso nel film come se le due protagonista non conoscessero altre canzoni se non quella.
Mentre il film prosegue si ha proprio la sensazione che il regista fosse partito da una buona idea che però non è stato in grado di mettere in pratica ed il risultato è una storia frettolosa e confusionaria che entra ancora più in crisi nella seconda parte in cui si assiste ad un finale costruito in modo troppo raffazzonato che lascia lo spettatore stranito ed insoddisfatto.
Purtroppo anche gli attori in tutto ciò non regalano delle memorabili interpretazioni, aldilà di Betti Pedrazzi che pare essere quella che nella parte ci ha creduto di più, anche Kasia Smutniack e Greta Santi per quanto ci provino non riescono a non apparire impacciate ed innaturali.