Ho avuto la fortuna di assistere all’inaugurazione della mostra Bonelly Story, organizzata per gli 80 anni della famigerata casa editrice di fumetti che ha fatto la storia di questo genere in Italia. L’evento sarà disponibile fino a fine gennaio 2022, puoi cliccare qui per acquistare il tuo biglietto d’ingresso.
Senza spoilerarti troppo i contenuti della mostra, mi piacerebbe portarti con me con questo racconto in questo viaggio in un micro cosmo nerd fatto di carta, colori ed esperienze che hanno attraversato tutti questi anni.
Bonelli Story è stata allestita nello spazio “Messina” in Fabbrica del Vapore, uno dei luoghi simbolo della cultura milanese che in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo si è trasformato per diventare hub vaccinale, ma che ora cerca anche di ridare ai cittadini quella spinta al ritorno alla normalità di cui tanto hanno bisogno.
L’ingresso alla mostra corrisponde anche all’uscita, in modo che in entrambi i casi si possa accedere al bookshop dedicato con magliette, gadget e, ovviamente, vari volumi di varie collezioni. Il personale ci informa che il negozio avrebbe ufficialmente aperto i battenti dal giorno successivo e nella stanza si propaga il suono di svariati bancomat di appassionati del genere che tirano un sospiro di sollievo per la notizia.
Percorriamo un corridoio dedicato alle persone in carne ed ossa che hanno fondato Bonelli per come la conosciamo: nel gennaio del 1941 Gianluigi Bonelli rileva “L’Audace” e da quel momento le successive tre generazioni di questa famiglia si sono alternate alla guida dell’impresa; a Gianluigi è subentrato l’erede Sergio nel 1957 con la madre Tea e oggi il nipote Davide, tutti coadiuvati da un team di collaboratori che da ottant’anni permette di portare in edicola centinaia di volumi.
Ci spostiamo all’inizio dell’esposizione, e le persone lasciano il posto ai personaggi mostrati su pannelli giganti retroilluminati da dei neon. In questa piccola arena che si è creata si tiene la conferenza stampa di lancio di Bonelli Story, con interventi di Luca Maggi (dirigente della direzione creatività contemporanea del Ministero della Cultura), Fabrizio Chirico (responsabile di Fabbrica del Vapore), Claudio Curcio (direttore generale di Comicon e coordinatore del gruppo che ha allestito la mostra), Michele Masiero (direttore generale della Sergio Bonelli Editore) e Gianni Bono (curatore della mostra e memoria storica del gruppo Bonelli).
Luca Maggi ha spiegato come da fine 2019 l’amministrazione dello Stato si sia dotata di una direzione generale che si occupa anche di fumetto quale impresa culturale e creativa, e come questo evento sia esito di un bando chiamato “Promozione Fumetto 2021”. Fabrizio Chirico invece ha sottolineato come sia un piacere ricominciare ad ospitare eventi nella struttura, e rivedere finalmente i cittadini ritornare in Fabbrica del Vapore per queste occasioni. Michele Masiero ha invece parlato di come questa mostra sia
“Un po’ la nostra festa, la nostra celebrazione per gli ottant’anni, che se ci pensate mette un po’ i brividi anche semplicemente nominarli. (…) La Bonelli, i suoi personaggi e i suoi eroi sono passati attraverso così tante generazioni e hanno appassionato milioni e milioni di lettori.”
“Ci portiamo dietro questi ottant’anni di storia che per noi sono il trampolino di lancio per il futuro. (..) Noi lavoriamo per portare i nostri eroi, i nostri sogni e le nostre passioni prima da lettori e poi da professionisti di nuovo nelle case di tutti gli italiani e in giro per il mondo. Però è una sfida importante portare questi eroi di carta anche al di la della carta: quindi nascerà la Bonelli Entertainment che è strutturata per trasformare gli eroi di carta in serie televisive, in cinema, in videogiochi, in animazione, e continuare una tradizione di racconto dei personaggi.”
Non ti nego che a questa frase è seguito un brivido, una perturbazione nella Forza se vogliamo, che penso di aver sentito risuonare anche in altri spettatori: le trasposizioni da un mezzo ad un altro mi entusiasmano ma al contempo mi spaventano un po’, pensando anche al fatto che in passato alcuni eroi Bonelli hanno già seguito questa strada.
Ma non faccio in tempo a perdermi in queste elucubrazioni che il microfono passa in mano a Gianni Bono, il curatore della Bonelli Story: il trasporto e la passione con cui parla del suo settore sono trascinanti; Bono racconta di come Milano sia stata già settant’anni fa la sede principale della vita fumettistica, prima ancora dei Comicon di San Diego o del Lucca Comics and Games, ospitando nelle sale del Tribunale i personaggi che arrivavano dagli albi stampati. La conferenza termina e siamo lasciati liberi di visitare le aree della mostra.
La visita alla Bonelli Story
Si crea subito un capannello di curiosi che staziona nella prima sala di Bonelli Story, dedicata a Tex: delle frecce incastrate nelle pareti, tinteggiate di marrone, ci rimandano subito in effetti al mondo western. Memorabilia e tavole originali si alternano nelle teche, e noto la prima info grafica di una lunga serie, idea che si rivelerà ben presto la mia parte preferita dell’intera mostra.
Per ogni personaggio, infatti, troviamo degli enormi pannelli che raccontano i suoi numeri e, si sa, i numeri e le statistiche sono un punto debole di noi nerd, che amiamo poter snocciolare queste conoscenze nelle conversazioni con gli amici (i pochi ancora disposti a sopportarci) oppure per vincere nelle partite a Trivial Pursuit.
Mi stacco dal gruppo e mi reco al piano di sopra sperando di riuscire a godermi l’ambiente un po’ in solitaria prima dell’arrivo della massa. Alcune delle aree di questa esposizione sono dedicate alla storia, mentre altre al futuro di Bonelli come casa editrice e quindi non è permesso fare foto o raccontarle. Nel frattempo riesco ad intrufolarmi nel piccolo tour privato che Gianni Bono sta guidando e lo ascolto raccontare le disavventure che il mondo del fumetto ha dovuto affrontare nel corso degli anni ’50 e ’60.
Siamo di fronte ad una teca in cui a fianco agli albi nelle versione in cui sono andati in edicola ci sono le tavole originali pre – censura ministeriale. Non solo i disegni hanno subito modifiche (perché ritenuti troppo violenti o in generale inappropriati, nonostante comunque fossero di storie dedicate ad un pubblico adulto), ma anche sulla grafica continuano ad arrivare richieste di cambiamenti da parte del Ministero: prima vengono fatti sparire i baloon (le nuvolette in cui compare il testo), poi viene chiesta l’aggiunta di didascalie esplicative, poi si richiede che vengano tolti i contorni delle vignette fino ad arrivare a tavole fatte da un continuum di immagini, senza divisioni.
Negli espositori campeggiano i volumi dal formato rettangolare e corredati dal bollino del prezzo: Lire 100. Incredibile pensare come ora si tratti di tesori inestimabili mentre all’epoca della loro uscita le mamme periodicamente sgomberavano le camerette dei figli invase da questi “giornalini”, nota un visitatore al mio fianco.
La visita prosegue tra Nathan Never, Zagor e Dylan Dog, in un crescendo di nostalgia per il passato e alte aspettative per il futuro ma come promesso non ti racconterò molto altro dell’esposizione per non rovinarti la sorpresa. Ripercorro le scale in uscita riflettendo sulla svolta cinematrografica che vuole prendere il marchio. Nel book per la stampa viene spiegato che la scelta di Bonelli è legata al continuo cambiamento dei gusti del pubblico e all’idea di espandersi oltre il mondo delle edicole, conquistando librerie e schermi.
Mi lascio alle spalle Fabbrica del Vapore giocando mentalmente al mio personale fanta – cast…