Come un gatto in tangenziale Ritorno a coccia di morto è il seguito di Come un gatto in tangenziale (di cui puoi leggere di più qui), il film che ha per protagonisti Monica e Giovanni, portati in scena rispettivamente da Paola Cortellesi e Antonio Albanese.
E’ importante aver visto il primo capitolo per apprezzare la storia e i personaggi, ma non è del tutto indispensabile perché la trama risulta abbastanza chiara. Il film, scritto e diretto da Riccardo Milani, è stato presentato in anteprima il 14 e 15 agosto ma torna ufficialmente in 500 sale da oggi 26 agosto: clicca qui per vedere l’elenco dei cinema.
Come un gatto in tangenziale Ritorno a coccia di morto (2021)
Regia: Riccardo Milani; sceneggiatura: Riccardo Milani; fotografia: Saverio Guarna; scenografia: Valeria Vecellio; costumi: Andrea Angelone; musiche: Davide Canori; interpreti: Luca Argentero (Don Davide), Sonia Bergamasco (Luce), Paola Cortellesi (Monica), Antonio Albanese (Giovanni), Sarah Felberbaum (Camilla), Claudio Amendola (Sergio), Alice Maselli (Agnese), Alessandra e Valentina Giudicessa (Pamela e Sue Ellen), Simone de Bianchi (Alessio); produzione: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani, Lorenzo Mieli, Olivia Sleiter ; Compagnia di produzione: Wildside; Distributore: Vision Distribution; paese di produzione: Italia-2021
La trama di Come un gatto in tangenziale Ritorno a Coccia di Morto
Abbiamo lasciato Monica e Giovanni alla fine del film precedente agli esordi della loro relazione; lei aveva appena aperto la sua rosticceria, chiamata Pizza e Samosa, grazie ai fondi europei di cui le aveva parlato lui. Entrambi erano perfettamente consapevoli della difficoltà di far convergere i propri mondi, ma avevano deciso di provarci comunque.
All’inizio di questo secondo film, invece, le loro strade si sono separate da circa tre anni ma è Monica a decidere di ricontattare Giovanni perché ha bisogno del suo aiuto: purtroppo la donna è finita in prigione per colpa delle sorellastre, le gemelle Pamela e Sue Ellen (Alessandra e Valentina Giudicessa), perché la polizia ha trovato la refurtiva del loro “shopping compulsivo” che le due hanno nascosto nel retro della rosticceria (intestata a Monica, che quindi è risultata come unica colpevole).
Monica ha bisogno che Giovanni la aiuti ad uscire di prigione perché suo figlio Alessio (Simone de Bianchi), che al momento è in Inghilterra a lavorare, rientrerà con l’estate e lei non vuole che la veda in questa situazione, essendo il suo l’unico esempio positivo nella vita del figlio. Giovanni chiede di intercedere ad un collega del Think Tank, il suo gruppo di lavoro al momento all’opera per la costruzione di uno spazio per eventi e l’organizzazione di manifestazioni culturali da realizzare nelle periferie.
E così la pena di Monica viene convertita in un servizio sociale che la donna dovrà scontare nella parrocchia proprio vicina al sito di lavoro del Think Tank e gestita dal tanto pio Don Davide (Luca Argentero), mentre Giovanni dovrà farle da garante. Le vite dei due protagonisti saranno quindi nuovamente legate da questo percorso in un crescendo di vicende, a volte surreali e a volte purtroppo estremamente concrete, e di nuovo l’uno avrà molto da imparare dall’altra (e viceversa).
Ecco di seguito il trailer del film.
Il commento del redattore su Come un gatto in tangenziale Ritorno a Coccia di Morto
Per prepararmi alla visione di questo secondo film ho voluto rivedere il primo (che trovi disponibile per il noleggio o l’acquisto su Prime Video a questo link) il più possibile a ridosso dell’anteprima, perciò la prima cosa che mi ha colpito è che Antonio Albanese non sembra essere invecchiato di un giorno.
Il suo Giovanni è senza dubbio il personaggio migliore del film, perché esiste: chiunque abiti in una grande città e frequenti l’ambiente dei “progetti per il sociale” non ha grosse difficoltà a immaginarlo nella realtà (così come la sua ex-moglie Luce, interpretata da Sonia Bergamasco e prototipo della classica signora radical-chic).
Albanese ritrae un personaggio sfaccettato e ricco di sfumature; il suo volto pieno di gioia quando mostra le meraviglie di Roma a Monica, che ci è nata e cresciuta ma solo nella periferia, è in parte dovuto all’amore per lei e in parte all’amore per la cultura, e questo è chiaro per lo spettatore.
Tutto ciò senza nulla togliere all’interpretazione di Paola Cortellesi, che però devo ammettere fatico sempre a vedere nel ruolo della borgatara: la sua naturale eleganza poco si confà al personaggio, anche se in questo secondo film risulta un po’ più smussata rispetto al primo. E’ comunque bella e funzionante la chimica tra i due attori, coppia di lungo corso sul grande schermo (vedi anche Mamma o papà? sempre per la regia di Milani).
Un altro pro di Come un gatto in tangenziale Ritorno a Coccia di Morto è che è evidente anche l’amore dell’autore e degli attori per la cultura: come nel primo film torna spesso la distanza che c’è tra il mondo di Giovanni, fatto di progetti per aiutare le periferie che sembrano così scollegati dalle vere necessità di quella realtà, che è poi la realtà di Monica.
Eppure Giovanni ha ragione sia nel soffrire quando il suo gruppo di lavoro (capitanato dalla sua nuova fiamma Camilla, interpretata da Sarah Felberbaum) perde giornate intere a decidere la sfumatura delle pareti del nuovo spazio per eventi che stanno costruendo, sia quando litiga con Monica per farle capire come tutta questa macchina, per quanto troppo concentrata sulle apparenze, dia in realtà lavoro a centinaia di persone tra le maestranze e i giovani artisti coinvolti.
Allo stesso modo Monica ha ragione nel trovare molto più concrete le azioni del tanto pio Don Davide che organizza pranzi collettivi in Chiesa e raccolte di cibo, ma si commuove per le bellezze che scopre grazie a Giovanni a dimostrazione che “con la cultura non si mangia” sia solo uno slogan privo di significato.
Il film però non è libero da lati negativi. Il primo fra tutti è che il messaggio si perde nello stereotipo macchiettistico, cavalcato per esempio (fortunatamente con meno aggressività che nel primo film) dalla presenza delle gemelle che parlano in sincrono: non sono credibili, come non lo è il loro abbigliamento.
E’ fastidioso l’abuso di frasi tormentone da parte di Monica, davvero superfluo, e stride un po’ la morale buonista (che non ti spoilererò, ma che chiunque frequenti l’ambiente di quel genere di progetti culturali sa bene che non si concretizzerebbe mai).
Credo ci fosse la consapevolezza di non voler chiudere su queste note anche da parte dell’autore, che infatti allunga il film di un’ulteriore mezz’ora ritornando a concentrarsi sulle vicende sentimentali dei protagonisti e lasciando aperta la porta per un eventuale terzo capitolo. Peccato, perché il messaggio generale della pellicola è bello e non scontato, proprio perché prende in considerazione entrambe le campane in gioco.