La settantottesima edizione dei Golden Globe (qui trovi il nostro articolo sulla premiazione) dovrebbe segnare uno spartiacque nella storia del premi, assegnati fino ad oggi dai rappresentanti della stampa estera iscritti alla Hollywood Foreign Press Association (HFPA). Qual è il motivo di tante discussioni? La questione risale al mese di febbraio, poco prima della cerimonia di premiazione, già funestata dal Covid-19 e quindi tenutasi ‘a distanza’. Un’ inchiesta, pubblicata sul Los Angeles Times, rilevava l’assenza di membri di colore all’interno dell’associazione oltre ad alcuni atti sospetti dal punto di vista etico e finanziario.
Solo per citare una delle scoperte più rilevanti, sulla lista dei giornalisti votanti per i premi dovrebbe vigere il massimo riserbo, se non l’assoluta segretezza. Bene, ad alcuni di loro sarebbe stato offerto un costoso soggiorno completamente gratuito in un prestigioso resort parigino, collegato alla produzione della serie tv Emily in Paris (in alto il trailer) che avrebbe poi ottenuto due nomination, nonostante sia stata definita dai critici più benevoli come un ‘cumulo di banalità e luoghi comuni’. Solo un caso? Una linea di condotta almeno inopportuna.
In seguito alle proteste è stata dunque votato a grande maggioranza un piano di riforme nell’ottica di garantire un allargamento della HPFA a nuovi membri di colore. Sarà poi istituito all’interno della struttura un comitato di consulenza che assicuri diversità e inclusione. Altro punto fondamentale sarà il divieto assoluto per gli iscritti di accettare qualunque regalo o beneficio dalle case di produzione.
Se la National Association of Black Journalists ha giudicato incoraggianti le innovazioni apportate, sono in molti a ritenerle insufficienti. L’associazione Time’sUp, che si batte per la tutela delle donne nel mondo dello spettacolo ha bollato la riforma come “lacunosa e insufficiente” e sulla stessa lunghezza d’onda sono le dichiarazioni di star del calibro di Scarlett Johansson e Mark Ruffalo (foto in alto). Quest’ultimo in particolare, premiato nell’ultima edizione con il Golden Globe al miglior interprete in una miniserie per Un Volto, Due Destini – I Know This Much is True, è stato durissimo:“Onestamente, come recente vincitore di un Golden Globe, non posso sentirmi orgoglioso o felice di essere destinatario di questo premio” mentre la collega, in un’intervista a Variety ripresa dal suo profilo Twitter (qui sotto), ha invitato l’industria cinematografica a ritirare il sostegno alla HPFA.
https://twitter.com/Scarlett_Jo/status/1391119794531758081?s=20
L’attrice trentaseienne, nominata ben cinque volte ai Golden Globe ha anche ricordato di aver ricevuto domande e osservazioni sessiste da parte di alcuni membri dell’HFPA che rasentavano le molestie sessuali, invocando una riforma ben più radicale di quella sbandierata negli ultimi giorni.
Il colpo più duro è stato sferrato dalle piattaforme streaming, grandi protagoniste degli ultimi anni. Il CEO di Netflix Ted Sarandos ha dichiarato che non parteciperà più a nessuna attività organizzata dall’associazione finché non ci sarà un “chiaro percorso di cambiamento” (Netflix ha però prodotto Emily in Paris: questa tardiva levata di scudi sa tanto di mossa strategica), mentre Amazon Prime Video ha rilasciato un comunicato stampa nel quale auspica una “risoluzione sincera e significativa” prima di tornare a collaborare con l’HFPA.
A questo punto il rischio di un boicottaggio di massa per i Golden Globe 2022 sembra molto concreto. Per salvare il premio occorrono provvedimenti seri e il tempo non è poi così tanto, se pensiamo che la prossima edizione è attualmente prevista per il prossimo gennaio.