The Hunger – The Story of the Irish Famine, il secondo lungometraggio presentato all’Irish Film Fest 2021, è un documentario sulla Grande Carestia irlandese che colpì l’isola dal 1845 al 1849. La causa fu, come è noto, la peronospora della patata, che distrusse il raccolto di quello che era l’alimento principale delle famiglie povere di praticamente tutto il nord dell’Europa ma, mentre in tutto il continente morirono circa centomila persone, nella sola Irlanda i morti furono più di un milione e due milioni di irlandesi dovettero emigrare.
Perché questa differenza fra il Regno Unito e il resto d’Europa? Ce lo spiegano i tanti accademici che hanno partecipato al documentario e che, di passo, ci illuminano anche sul perché gli irlandesi ce l’abbiano tanto con gli inglesi e, per chi ha uno sguardo d’insieme più ampio, perché il nostro meridione sia in condizioni socio economiche svantaggiate rispetto al centro nord.
Tutta l’Irlanda, allora, era parte integrante del Regno Unito, era una regione come potrebbe essere la Bretagna in Francia, la Mancha in Spagna, la Sicilia in Italia. Nonostante questo, il trattamento riservato ai cattolici irlandesi fu analogo a quello che patirono le colonie. È importante capire che gli altri prodotti agricoli non furono attaccati dall’oomicete, anzi, la fertile Irlanda, pur depauperata dalle monoculture stabilite dal governo inglese, continuava a esportare in Inghilterra grandi quantità di alimenti; solo la patata, nutriente e facilmente coltivabile, era venuta a mancare sulle tavole dei meno abbienti. Ma gli irlandesi, per il senso comune degli inglesi, non morivano di fame perché erano sfruttati dalla loro stessa nazione, ma perché erano “pigri e indolenti“, esattamente come vengono comunemente descritti i nostri connazionali del sud. A proposito, il nostro sud fu uno dei primi a patire la malattia della patata, ma non si produsse l’ecatombe irlandese, perché? Perché la terra è più fertile e c’erano molti altri prodotti agricoli o perché c’era ancora il re Borbone? Non vorrei passare per reazionaria: i Borboni erano palesi tiranni, ma i Savoia, non brillarono, Il gattopardo docet.
Tornando dal quarantesimo al sessantesimo parallelo, la Grande Carestia fu un evento incancellabile, viene ricordato nelle canzoni, nella letteratura, nei film. Non potrebbe essere altrimenti, se si pensa che ben più di un terzo della popolazione irlandese lasciò il paese, morta o emigrata che fosse.
Ma più degli effetti immediati che ebbe la politica inglese per la rovina dell’Irlanda, il documentario illumina sul clamoroso autogol che fece l’Inghilterra trattando i suoi cittadini in questo modo indegno.
Gli inglesi non hanno mai brillato per la loro tolleranza, basti la loro politica nelle colonie, basti lo sterminio dell’intera popolazione della Tasmania: neppure gli spagnoli, neppure i nordamericani sono riusciti a obliterare le popolazioni che, da millenni, avevano abitato le regioni che hanno invaso. Gli inglesi ci sono riusciti. Anche gli irlandesi erano destinati a subire una sorte analoga, non fosse stato per la loro forza e la loro ostinazione.
La lotta per l’indipendenza la iniziarono i figli delle vittime della Grande Carestia e furono finanziati dai figli di coloro che dovettero emigrare per non morire di fame. Torniamo in Italia e riandiamo con la memoria a Gaetano Bresci. Anche Bresci era emigrato e, interamente a sue spese, senza nulla chiedere ai compagni anarchici, tornò in Italia per vendicare i morti di Milano, massacrati dal generale Bava Beccaris, in seguito decorato dal Umberto I, il cosiddetto “re buono”. Diciamo questo, non già per accostare il nostro paese al Regno Unito, ma per ribadire, se ce ne fosse bisogno, che carestie, epidemie, crisi economiche, non siamo un accidente, ma il fine del nostro sistema economico, che si è consolidato proprio a cavallo fra XIX e XX secolo.
In conclusione, il documentario di Ruán Magan fa un chiarissimo parallelo fra gli emigrati irlandesi e gli emigranti che oggi, per fame e guerre, vengono in Europa dall’Africa. Inutile dire che il passato non ha insegnato nulla anzi, se un tempo c’era chi era disposto ad accogliere i poveri e gli sfruttati della Terra, oggi non è più così, come se il passato non avesse insegnato nulla.
Il trailer di The Hunger – The Story of the Irish Famine:
Il regista: chi è Ruán Magan?
Ruán Magan, nato a Dublino nel 1968, è un pluripremiato autore televisivo e teatrale, regista e produttore. Tra i suoi lavori più recenti, i documentari 1916: The Irish Rebellion, presentato all’Irish Film Festa nel 2016, e The Irish Revolution, con la voce narrante di Cillian Murphy. Suo anche il docudrama in quattro parti The Men Who Built America andato in onda su History Channel nel 2012.