Un film dal sapore amaro che lascia comunque un buon sapore se lo si sa apprezzare. La definirei così la pellicola di oggi di cui ti parlo, ovvero Elegia americana. E’ un viaggio lunga l’America che non si vede, quell’America fatta di famiglie sbarcate nel nuovo mondo e che pensavano che piantando delle fondamenta rendevano sacrosanto il diritto di appartenenza ad un territorio in particolare. Partiamo dal trailer di cui ti avevo già accennato e poi iniziamo con il raccontare questa storia che non ha dell’incredibile ma solamente un racconto di una famiglia che ha attraversato tre generazioni.
Elegia americana – Un racconto di una famiglia vera
Si dice spesso che la famiglia è una cosa seria; è il caso di dire che per i Vance questo detto è quasi un dogma che non deve essere mai lasciato in disparte anzi è la loro stessa vita che è fondata sulla famiglia stessa. Ne è l’esempio il giovane J.D. Vance interpretato molto bene da Owen Asztalos e si racconta in un aneddoto in cui fa valere la sua volontà “di finire una lotta” contro teppistelli quando in realtà è la famiglia unita che la finisce. Le storie delle famiglie del dopoguerra non sono tutte rosee. Ne è l’emblema il ritorno dalle vacanze estive dal Kentucky della famiglia Vance dove si vede un vecchio Bo Hopkins (Papaw) scuotere la testa vedendo la fabbrica che diede tanto lavoro ai “poveri bianchi” ora abbandonata. I giovani Papaw e Mamaw scappano giovanissimi da Jackson rifugiandosi appunto a Middletown dove credevano di trovare chissà quale opportunità per il futuro. Niente di tutto questo accadde ed il giovane Vance sa di sentirsi come un pezzo di puzzle di cui non vede però l’insieme, per ora. Arrivando ai giorni nostri, J.D. Vance (Gabriel Basso) si sta laureando a Yale ed è alle prese con una delle cene create ad hoc dalle grandi aziende quando il richiamo devastante della famiglia si scaraventa su di lui nel peggior momento della sua vita e ad un passo dal coronare i suoi sogni. La pellicola di Elegia americana è una storia disincantata e racconta i due giorni più intensi di un probabile giovane futuro avvocato che tenta di entrare in uno dei più importanti studi legali di Washington. In questo si frappone l’ennesimo e triste episodio di una madre che ha ripreso a drogarsi risvegliando in lui i ricordi di una adolescenza non comune ad altri ragazzi. Mentre lotta con sé stesso per cercare di capire come fare la cosa migliore riaffiorano episodi, di cui pochi sono quelli belli ed altri molto burrascosi ed anche violenti che hanno un solo ed unico epilogo: viene salvato da una sontuosa Glenn Close, nei panni della nonna di JD, Mamaw e madre di Bew (Amy Adams, anche per lei bisogna riconoscere una partecipazione intensa) una tossicodipendente che non riesce più a stare serena. Da un altro lato c’è la sorella di JD, Lindsey (Haley Bennett) che è riuscita nonostante tutto a trovare la strada giusta trovando un marito, avendo un lavoro e dei figli anche se in uno degli scontri da ragazza avuti con Bew nega di volerne mai. Nel rivedere la sua vita attraverso questi episodi, J.D. si fa forza e raggiunge la famiglia rivivendo momenti intensi della sua giovinezza fino ad arrivare a capire il motivo dell’essere un piccolo pezzo di un mosaico più grande di lui, grazie anche a poche parole dette dalla sua Mamaw, anche lei di colpe ne ha avute non facendo vivere nel migliore dei modi la figlia; ciò a completezza che non c’è bene superiore della famiglia. L’epilogo lo vedrai alla fine e sarà una piacevole sorpresa, per me lo è stata in quanto narra una vicenda che forse tutti vorremmo raccontare, la storia della propria famiglia e della forza che si può ricavare solo essendo uniti con il solo scopo di avere una propria di dignità da difendere.
Elegia americana – Cast e produzione
Regia: Ron Howard; soggetto: dal romanzo di J.D. Vance Hillbilly Elegy; sceneggiatura: Vanessa Taylor; fotografia: Maryse Alberti; scenografia: Molly Hughes; costumi: Virginia B. Johnson; colonna sonora: Hans Zimmer, David Fleming; montaggio: James D. Wilcox; interpreti: J.D. Vance (Gabriel Basso); Mamaw (Glenn Close); Bew (Amy Adams); Lindsay Vance (Haley Bennett); Usha (Freida Pinto); Papaw (Bo Hopkins); il giovane Vance (Owen Asztalos); produzione: Brian Grazer, Ron Howard, Karen Lunder per Imagine Entertainment; distribuzione: Netflix origine: USA – 2020; durata: 117′.
Elegia americana – Impressioni della redazione di iCrewPlay Cinema
Ron Howard è un grande regista che ha portato sul grande schermo storie vere come Cinderella man, documentari come Pavarotti e storie tratte da soggetti come Il Codice da Vinci. In questo film ha voluto raccontare una storia intensa senza colpi di scena. D’altronde è un mero racconto autobiografico di uno studente che cerca di rivivere in un certo modo l’essere una famiglia e cosa comporta farne parte traendone sia i pregi ma soprattutto i difetti, contando le ferite aperte, ricucite ed in qualche caso cicatrizzate che rimangono addosso a prescindere dal vestito che indossi o dalla provenienza che si ha. Il difendere questi concetti di lealtà verso la famiglia pur di mandare all’aria tutto ciò che si sta creando perché in fondo a tutto c’è l’amore, che sia quello ancestrale o quello puro tra un uomo ed una donna come Usha fa con JD o come i giovani Papaw e Mamaw fuggono per avere un futuro di civiltà e prosperità. Tutto è condito con estrema sobrietà dal regista che quasi sfugge dalla vista concentrandosi sulle vicende di una sgangherata famiglia di Middletown che cerca di mantenere in piedi la dignità di essere tale a prescindere da tutto e da tutti.