Eccoci al nostro appuntamento settimanale con il ritratto di un attore. Oggi tocca ad un artista cento per cento verace e soprattutto capitolino, ovvero il grande Carlo Verdone. Parlare di lui dovrebbe essere spontaneo ed automatico perché sembrerebbe che si stia parlando di un parente o di un caro amico. Invece no, tutto il contrario, quindi siediti comodo sul divano, nel parco o al mare. Fatto? Bene, ora che sei a tuo agio posso iniziare.
I natali di Carlo Verdone
L’attore romano nasce il 17 novembre del 1950 in una famiglia borghese romana; il padre è Mario Verdone, docente universitario di storia del cinema oltre che dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia e critico cinematografico di Roma; la madre è Rossana Schiavina, venuta a mancare all’affetto dei figli prematuramente agli inizi degli anni Ottanta. La data di nascita è sintomo di sfortuna tanto è che l’artista ha un secondo nome che a Roma si contrappone alla jella ed è sinonimo di grande fortuna, Gregorio.
[wpdiscuz-feedback id=”8s7ow2kxsv” question=”Lo sapevi che il secondo nome di Carlo Verdone era Gregorio?” opened=”0″]Lo sapevi?[/wpdiscuz-feedback] Fin da piccolo si è appassionato alla recitazione e si è intromesso nelle faccende del padre; anziché scoraggiarlo, il padre lo ha aiutato in maniera adeguata ad avvicinarsi a quest’arte in modo canonico. Non a caso fu bocciato proprio per dare esempio della serietà. Il fatto è raccontato dai protagonisti di questo eccesso di zelo del Dr. Mario Verdone.
Carlo Verdone gli albori
Verdone, come già accennato, cresce di per sé in un ambiente ricco di novità e personaggi della cultura e dello spettacolo. Non da meno però è la sua peculiare abilità ad imitare le persone che lo circondano che lo renderà celebre nei banchi di scuola. Infatti, l’attore per sua stessa ammissione, per scherzare faceva queste digressioni; mai avrebbe pensato di fare l’attore e tanto meno il regista. Ecco cosa racconta su Facebook, in seguito al ritrovamento di una vecchia foto in un cassetto della madre, analizzando il suo percorso di vita, parlando dei sogni di un ragazzo e della vita che si è vissuta.
Il ragazzo riesce a delineare la sua maturità portando avanti l’amore per il cinema come suo padre ma da una prospettiva diversa. Si diploma, pur essendo stato bocciato un anno, e si laurea con il massimo dei voti con laude presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Lo stesso attore afferma che non sapeva da ragazzo cosa volesse fare; a parer mio, però, alcuni grandi artisti lo sono già senza sapere di esserlo fin da ragazzini. Si sa quando si fa un mestiere con tanta naturalezza e senza tanto sforzo, c’è solo tanto studio per cercare la perfezione secondo i propri canoni. A fine anni Sessanta si cimenta nei cortometraggi con una piccola cinepresa di seconda mano di Isabella Rossellini.
Le tre bobine che contenevano le sue prime prove di regia andarono perse dalle cineteche RAI durante una preparazione di uno speciale a lui dedicato. Il tanto studio sui suoi personaggi lo fanno arrivare nel piccolo schermo dirompendo nelle case con nuovi personaggi che entusiasmano tutte le famiglie italiane. Riesce infatti ad arrivare in RAI grazie al regista Enzo Trapani che lo volle insieme ad altri grandi artisti emergenti all’epoca, uno su tutti l’indimenticabile Massimo Troisi anche lui volato in cielo troppo presto.
L’esordio e la conferma negli anni Ottanta
La particolarità di Carlo Verdone rispetto ad altri suoi colleghi è la capacità di essere sempre protagonista dei suoi pur essendone il regista. Infatti, fin dagli esordi è lui il regista di se stesso, affiancato da nomi autorevoli, dal maestoso Sergio Leone a Piero De Bernardi per finire con il suo padre cinematografico Alberto Sordi, di cui lo stesso Verdone non vuole prendere il testimone come erede naturale, ma alla fin fine lo è di fatto per tutti noi. Il suo esordio non poteva essere che strepitoso con il padre degli spaghetti western che lo investì a mo’ di regista, una mossa rivelatasi vincente da lì in poi. Analizziamo i primi successi, capi saldo del successo dell’attore.
Un sacco bello. Da attore a regista di se stesso
La pellicola narra le vicende di tre uomini lontani na cifra tra loro sia a livello caratteriale che sociale, ma che attraversano l’estate romana con aneddoti divertenti e frasi rimaste epiche fino ad oggi, che fanno trascorrere un’ora e mezzo in maniera spensierata. Tra i tre forse quello più particolare è la storia legata a Ruggero in cui si catapultano i personaggi da lui tanto amati e che interpreta in maniera perfetta; nello stesso episodio interpreta il cugino di Ruggero (il futuro Furio di Magda), il prete, il professore ed il giovane hippie, Ruggero.
A fare da contorno al film ci sono attori come la bella Veronica Miriel e l’indimenticabile Mario Brega. Tra le curiosità del film ci piace ricordare la sberla rimediata dallo stesso Verdone per una scena non fatta come voleva Sergio Leone e la figlia dello sceneggiatore De Bernardi scelta dal regista solo perché l’ascoltava parlare con l’altra sorella in un’altra stanza. Per i dettagli ti lascio alla nostra amica Chiara che ha già esposto il film in maniera impeccabile.
La conferma con Bianco, rosso, Verdone
Questa è forse la pellicola che ha consacrato l’attore a chi ancora non lo avesse conosciuto con Un sacco bello. Si parte dallo stesso stereotipo di tre personaggi che però questa volta hanno una cosa in comune sia tra di loro che con gli spettatori: sono stati chiamati per andare a votare: un appuntamento da non perdere per essere partecipi alla vita politica. Si sa che in Italia fare un film parlando di votazioni è sempre da prendere con le pinze; non è stato per niente facile raccontare attraverso l’ironia dei personaggi una tematica così pungente. Oltremodo c’era un sano e coscienzioso scetticismo da parte di regista (Verdone) e produttore (Leone).
Il primo credeva di fare un doppione del primo film, rischiando di fare un fiasco; il secondo, visto il gran poco successo del film uscito con la bellissima Sophia Loren, Bianco, rosso e … non osava pensare ad una disfatta visti i suoi successi precedenti. I timori svanirono con una proiezione privata che ebbe successo. I personaggi sono entrati nel nostro vissuto in quanto protagonisti a loro modo di tanti aneddoti. Furio è forse il personaggio più iconico estremizzato dallo stesso Verdone, in quanto riesce ad estrapolare nello stesso personaggio tutti i lati negativi di una persona quasi insopportabile da avere al fianco. Mimmo è un goffo ragazzo ingenuo che accompagna la nonna per il voto e si ritroverà in situazioni particolari che lo condurranno a non pochi situazioni esilaranti, ma non tutti ahimè.
Infine c’è il nostro connazionale preferito, Pasquale; taciturno uomo del Sud che percorre l’Italia intera partendo da Monaco, dove vive e lavora, per giungere a Matera, sua città di origine per votare. Questo è forse l’episodio che più critica l’aspetto territoriale italiano che forse a volte fin dagli anni Ottanta non viene ben visto dai turisti stranieri; non per colpa della storia o dei posti ma a causa di noi italiani che non sappiamo coccolare il turista per farlo tornare. Nel film niente può uscire fuori dai binari, o forse no?
Ogni film uno spaccato di realtà italiana
Oramai esperto sia come regista che come sceneggiatore, Verdone si butta a capofitto in progetti ambiziosi che coinvolgono l’inarrivabile Lucio Dalla inseguito a tutti i costi da due loro fan Sergio e Nadia (Carlo Verdone e Eleonora De Giorgi); in seguito per denunciare il moderno modo di fare di sfruttare le baby-modelle si presta da prete ad una serie di equivoci che inevitabilmente è un grido alle madri che sfruttano le figlie nel mondo dello spettacolo in Acqua e sapone.
Altro scorcio della società italiana narrata è questa volta la gloriosa arma dei Carabinieri attraverso la disputa de I due carabinieri (Verdone ed il bravissimo Enrico Montesano) per una donna di cui sono entrambi innamorati. I pezzi da collezione dei primi anni Ottanta si concludono raccontando con ironia il rapporto di un attore fallito che pensa di avere la faccia da duro ed è convinto che bucherà lo schermo, prima o poi. In Troppo forte è storica la scena del flipper con cui inizia il film e dà già il senso di dove va a parare la commedia.
Questa pellicola insieme a Viaggio con papà sono le uniche due apparizioni del padre artistico di Carlo, Alberto Sordi, il quale ha sigillato con il secondo un tenero passaggio di consegne tra i due. Però quest’argomento lo lascio in sospeso; un giorno farò un articolo sull’eredità comica della commedia italiana perché vale la pena soffermarsi. Altra parentesi in cui Verdone non è regista e a cui sono personalmente legato è Grand Hotel Excelsior. Il film è particolarmente esilarante per i tanti episodi con attori in auge in quel momento (Carlo Verdone, Diego Abatantuono, Enrico Montesano e Adriano Celentano e la bellissima Eleonora Giorgi). Una menzione va a Castellano e Pipolo.
https://www.facebook.com/fantozziforever/videos/verdone-al-grand-hotel-excelsior/714158255675738/
Questa scena viene tratta da un fatto reale che accadde al regista alla sua prima direzione sotto la lente d’ingrandimento di Sergio Leone. In una Roma assolata per girare una scena di Un sacco bello in cui Verdone doveva arrivare correndo ed ansimando, l’attore non fece tanti giri quanti ne chiese Leone. Il risultato? Uno schiaffo a cinque dita rimediato, sicuramente però una lezione di vita appresa dal giovane cineasta.
A fine anni Ottanta si affianca un regista un po’ cupo e riflessivo con uno sguardo sempre più alla società senza perdere il suo rapporto privilegiato con la commedia all’italiana; lui riesce a mantenere un filo diretto pur cimentandosi in film meno comici ma più impegnati come per esempio uno dei suoi progetti più riusciti, ovvero Compagni di scuola. Film d’impatto in quanto dirige ben diciotto coprotagonisti che si ritrovano quasi vent’anni dopo il liceo con la vita che in fondo non è stata quella che in realtà sognavano. Il film è particolarmente personale in quanto nasce da una esperienza vissuta dal regista.
Anni Novanta – Carlo Verdone cambia il registro
Gli anni Novanta daranno vita a diversi lungometraggi che inneggiano alla nuova società italiana ipocondriaca e vittima dei media e non solo, salvo poi tornare con una favolosa parodia sul suo tema più congeniale, il film a episodi con Viaggi di Nozze. Il regista apre gli anni dell’ultimo decennio del secolo con Stasera a casa Alice.
Come già fatto in passato il tema centrale è l’infatuazione, in questo caso di due cognati, della bellissima Ornella Muti nei panni di Alice che viene contesa da Saverio e Filippo (il regista e Sergio Castellitto). La bravura dell’attore e regista è riuscire a trovare la donna giusta per ogni suo film. Infatti, la sua nomea oltre a quella di essere l’erede di Alberto Sordi è quella di essere Il regista delle donne.
Dopo aver portato sulla scena l’argomento del tradimento, tra l’altro ricorrente nei suoi film, nel ’92 porta come co-protagonista Margherita Buy in Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992). Prima di tornare ai suoi personaggi creati agli inizi realizza altri due progetti: Al lupo al lupo e Perdiamoci di Vista. Il regista affronta tematiche complesse anticipando o stando al passo della società di inizi anni Novanta in cui attraverso i suoi film riesce a trasmettere il suo pensiero di come e dove la società stia andando.
Con il primo risalta due persone differenti ma unite da ipocondria cronica; nel secondo viene rivisitato l’amore paterno e filiale in una commedia che riunisce tre fratelli oramai sconosciuti e nell’ultimo riesce a lanciare un messaggio contro l’indifferenza verso le persone disabili grazie anche ad una giovane e brillante Asia Argento. Nel ’95 torna con i suoi personaggi preferiti rivisitati per un inedito appuntamento con le nozze dei tre suoi personaggi preferiti.
Tra tutte ricorderai sicuramente la frase del professore che durante la prima notte di nozze risponde ad un dei suoi pazienti Non mi disturba affatto. Nell’olimpo del regista per la sua metrica e tempi di recitazione si inserisce la bellissima e bravissima Claudia Gerini che sarà artefice di complicità artistiche tra cui Sono pazzo da Iris Blond, forse ad omaggiare la sua attrice ideale. Dall’incontro con Claudia e dal film Viaggi di Nozze nasce il film che è stato un po’ sulla cresta dell’onda, Gallo Cedrone.
Una commedia tragicomica che vede coinvolto un volontario della Croce Rossa rapito da un gruppo integralista islamico. Nel film lancia l’attrice Regina Orioli nel ruolo di co-protagonista, anche qui rappresentando il tema della cecità e del tradimento.
Anni Duemila gli addii di Carlo ai suoi personaggi e non solo
Il film meno conosciuto che però ha lanciato Giuseppe Fiorello è una parodia sul mondo del facile successo del Dico delle parolacce invento due barzellette e divento famoso, ti sto parlando di C’era un cinese in coma. Un richiamo da parte del regista alla facilità di costumi di chi arriva al successo in fretta senza avere una solida base artistica, con il quale mi trovo molto d’accordo.
Per arrivare a recitare ruoli importanti bisogna fare tanta gavetta senza mai denigrare il pubblico che ti ha portato su in alto, soprattutto creare nuovi soggetti e/o personaggi come fa lui da oramai quaranta anni. Dopo una pausa torna sul set nel 2003 con una pellicola che racconta la devastazione mentale di un gruppo di conoscenti habitué di una psicologa improvvisamente morta.
Da ciò nascono scene di squilibrio che porta i protagonisti al fai da te enfatizzando così l’aumento della popolazione italiana che si rivolge a dei professionisti per problemi di vita quotidiana. Altro obiettivo centrato dal regista-attore è L’amore è eterno finché dura. All’inizio di questo lungometraggio si vede sempre più chiaramente quanto il Carlo Verdone regista ponga l’attenzione sullo spettatore inscenando la fine della vita matrimoniale dopo un incontro ad uno speed-date.
Con questa moda esplosa degli incontri veloci, Verdone riesce ad essere socialmente presente e dare anche un messaggio che forse in cinque minuti non si può conoscere bene una persona. Non serve aggiungere che nel film il tracollo della sua vita gli farà scoprire che la moglie, Laura Morante, se pur furibonda in fondo era colpevole più di lui in quanto fedifraga da molto tempo con il suo maestro di tennis.
Di qui nasce una riscoperta personale Gilberto scoprendo forse che l’amore vero è più vicino di ciò che sembra; [wpdiscuz-feedback id=”v1xpirz38x” question=”E’ giusto dormire in case differenti se ci si ama?” opened=”0″]Tu cosa ne pensi? Se ci si ama si può dormire in case separate?[/wpdiscuz-feedback].
Gli anni a seguire saranno intensi e sempre alla ricerca di nuovi soggetti che possano accontentare pubblico e produzione. Dopo aver messo sotto l’occhio del ciclone le paure di un manipoli di essere umani ritorna con un nuovo punto di vista sulla famiglia e sull’amore e la voglia di tenerla unita a tutti i costi con Il mio miglior nemico.
Nel 2008 chiude dopo quasi trent’anni chiude il ciclo dei suoi personaggi mantenendo la promessa al suo fan club di scegliere il nome del film, ovvero Grande, Grosso e Verdone. Le tre vicende vedono protagonisti i personaggi più longevi e forse i tre che rispecchiano gli estremi del nostro animo umano; rispetto agli altri tre capolavori le vicende sono consequenziali e non si intrecciano. Vedremo il racconto di Leo il Candido, Callisto il logorroico e Moreno il volgare.
Anni Duemiladieci
Gli anni Duemiladieci iniziano con Io, loro e Lara in cui torna ad interpretare un ruolo a lui congeniale, il prete; questa volta però la sua fede vacilla. Si scontra con la realtà della famiglia come già fatto negli anni ’90 con Perdiamoci di vista con un messaggio differente e più attuale dei nostri giorni, tra cui la difficoltà per una persona di fede a mantenere saldi i giuramenti fatti. I film degli ultimi anni riscoprono un Verdone più romantico ma al contempo vicino come sempre alla società moderna che impazza sempre più nei suoi disagi dell’essere perfetti, dovunque e con chiunque.
Infatti dopo alcune pellicole interessanti a cui ha partecipato come attore, come nei tre capitoli di Manuale d’amore, si ritrova con due altri attori a dirigere un film che narra le vicende di uomini costretti a vivere soli e con problemi economici; non a caso il film si intitola Posti in piedi in Paradiso, a significare che a volte non sempre pur facendo del bene si abbia un posto a sedere importante.
Altro impatto con l’immensa Paola Cortellesi in cui la sceglie come co-protagonista nella commedia di speranza Sotto una buona stella; non può però di combinarne delle grosse con un soggetto incredibile creando due personaggi totalmente differenti come lui e l’attore pugliese Antonio Albanese regalando tante risate con L’abbiamo fatta grossa anche se la somiglianza dei soggetti senza renderli opposti come uno yin e yang della stessa medaglia; però sinceramente a me il risultato è piaciuto. E a te? Se si, ricorda di scriverlo nei commenti.
Altrimenti puoi commentare Benedetta Follia che ha regalato incassi record a Carlo Verdone e alla produzione, grazie anche ad una bella e simpatica Ilenia Pastorelli nel ruolo di una commessa coatta in un negozio per clericali che irrompe nella vita di un imprenditore laico; Guglielmo Pantalei scopre il tradimento della propria moglie, non con un uomo bensì con una donna, per giunta è la sua commessa. Ed è proprio del 2020 l’ultimo capitolo della commedia Si vive una volta sola in cui il regista traspone la vita di quattro medici che lavorano insieme e sono amici e si frequentano.
Tra gag e risate si attenziona come la malattia non perdona, colpendo anche chi fa il medico, quasi a confermare che non sempre ci sia una logica nelle situazioni quotidiane. Sicuramente il film è ironico e strappa una risata e solo Carlo Verdone poteva sdrammatizzare una storia su questo genere, in considerazione poi di ciò che abbiamo vissuto da fine febbraio fino a poco tempo; sperando che l’incoscienza di molti non prevalicherà sullla salute di molti, soprattutto sui dottori che lottano ogni giorno per salvarci a rischio della loro stessa vita.
Carlo Verdone si lascia dirigere – I film da attore e vita privata
Come ti ho già accennato ci sono alcuni film in cui Carlo Verdone recita e non è regista. I primi menzionati sono sicuramente Grand Hotel Escelsior, In viaggio con papà una sorta di passaggio di testimone tra lui ed il grande Alberto Sordi, Manuale d’amore 1, 2 e 3 in cui grazie al regista Giovanni Veronesi si raccontano le svariate sfaccettature dell’amore e della vita di coppia e matrimoniale.
Gli altri film di cui non ti ho parlato sono sempre commedie che punzecchiano lo spettatore, come ad esempio 7 chili in 7 giorni, dove si ironizza sulle nuove magiche cure della dietologia moderna; Cuori nella Tormenta, commedia romantica di una lotta per la conquista della donna amata da due marinai (Carlo Verdone e Lello Arena); preludio de I due carbinieri come produttore del suo unico film diretto dai Manetti Brothers Zora la Vampira grazie al quale decolla definitivamente il bellissimo volto di Micaela Ramazzotti.
Infine, il film che ha reso onore, a lui come co-protagonista ed a Toni Servillo come protagonista all’unico Oscar vinto come miglior film straniero, La Grande Bellezza, in cui forse racchiude in toto tutti i suoi personaggi nel ruolo di Romano, uno scrittore fallito che vive della luce riflessa della mondanità sfruttando l’amicizia pietosa di Jep. Ed è per questo forse che il monologo da lui interpretato ha ancora più effetto.
Vita privata di Carlo Verdone
La vita di Carlo Verdone è costellata da una scia di incontri fortunati, in quanto è cresciuto in una famiglia che ha un po’ il senso del film La Grande Bellezza a mio modo di vedere. Si perché, come da lui espresso più volte in più interviste, lui è cresciuto in mezzo a tanti artisti, soprattutto dello spettacolo, in virtù anche del lavoro importante sulla cultura cinematografica espressa dal padre.
Come palesemente fa nei suoi progetti lui ama molto il senso di famiglia. Pur essendo separato è rimasto unito ai figli che hanno anche collaborato con lui in alcuni cameo o parti più spesse. Lui stesso ha dichiarato di essere assorbito in pieno dal suo lavoro tanto è che a fine anni Novanta i prese una pausa per riallacciare i rapporti tanto è forte il suo amore paterno.
Altro legame artistico e familiare è quello con Christian De Sica, figlio dell’indimenticabile Vittorio, il quale oltre ad averlo in classe gli ha sposato la sorella diventando così oltre che amici anche cognati. Attualmente sembra non ci siano amori dietro l’angolo per il regista romano se non una eterna infatuazione tra lui e la sua coprotagonista Claudia Gerini con cui ha avuto una liaison durante i ciak di Viaggi di Nozze scintilla fermata prima che diventasse una storia vera ed importante.
E’ giunta l’ora di salutare te, caro lettore o lettrice; ti lascio a ciò che stavi facendo prima di arrivare sulla vita di questo meraviglioso personaggio che ci allieta e ci fa pensare allo stesso tempo. Sono certo che uno dei film di cui ti ho accennato o parlato faranno rinascere in te la voglia di riscoprire l’abilità che trasmette ai suoi soggetti oltre che ai suoi attori coprotagonisti ed in particolare alle sue protagoniste. Per concludere ti lascio al suo monologo tratto da Manuale d’amore.