Avevo promesso una specie di rassegna sui film di Stanley Kubrik, promessa che non ho mantenuto finora, ma potrei cominciare da qui. È vero, il film è uscito per celebrare i 40 anni dalla morte di Peter Sellers, ma è comunque una buona occasione per poter parlare de Il dottor Stranamore. Peter Sellers aveva un caratteraccio e ne abbiamo parlato diffusamente presentando la sua biografia, ma, incredibilmente, ha fatto due film di fila con Kubrick senza mai litigarci. Kubrick considerava Sellers il più grande attore del momento: “Sellers è uno dei pochi attori al mondo che può uscire del tutto dalla sua personalità” diceva di lui “Ha un incredibile dono di parlare praticamente con qualsiasi accento. È quasi spaventoso. Una volta avuta l’idea giusta, si trasforma completamente“. Così, dopo Lolita, dove ha letteralmente rubato la scena sia a James Mason che alla piccola e sensuale Sue Lyon, morta recentemente, Kubrick ha pensato bene di fare un film nel quale Sellers fosse protagonista non una, ma tre volte.
Come è noto si tratta di un film sull’olocausto nucleare, un timore molto diffuso all’epoca. In un noto discorso, il presidente Kennedy disse: “Il mondo vive sotto una spada di Damocle nucleare che può essere tagliata da un incidente, un errore di calcolo o dalla follia“. Nel nostro caso è la follia di un generale dal nome evocativo di Jack D. Ripper, divenuto impotente, che quindi si inventa una cospirazione sovietica che fluorizzerebbe l’acqua per rendere inservibili i fluidi vitali. Nonostante tutti gli sforzi del presidente degli Stati Uniti per scongiurare il pericolo, la bomba esploderà e innescherà un’arma segreta russa, la macchina dell’apocalisse, destinata a contaminare per 93 anni la Terra con le radiazioni nucleari. Jack D. Ripper è interpretato stupendamente da Sterling Hayden, Gerge C. Scott è l’altrettanto stupendo generale “Buck” Turgidson (altro nome che è tutto un programma, ma tutti i nomi sono evocativi), infine, ma non certamente ultimo, Peter Sellers, ovvero il capitano della RAF Lionel Mandrake, il presidente degli Stati Uniti Merkin Muffley e il dottor Stranamore, ex scienziato nazista, ora esperto nucleare per gli States, chiaramente ispirato a Werner Von Brown e, cinematograficamente, al dr. Rotwang di Metropolis, anche lui, fra l’altro, ha un braccio meccanico. Non ci saranno mai parole adeguate per descrivere la bravura di Sellers, va visto il film e basta; ma possiamo provarci.
Per fortuna il film è stato proiettato in versione originale. In italiano Sellers è doppiato da tre attori di grande livello: Giuseppe Rinaldi per il colonnello Mandrake. Rinaldi è stato anche il doppiatore di attori come Marlon Brando, Rock Hudson, Jack Lemmon, Paul Newman, Van Johnson, Frank Sinatra, Glenn Ford, Richard Burton, George Peppard, Burt Lancaster, Charles Bronson, Kirk Douglas, Gregory Peck, Roger Moore, Jeffrey Hunter, Max von Sydow, James Dean, Peter O’Toole, William Holden, Christopher Plummer, Clint Eastwood, Michael Caine e Charlton Heston. Scusate se è poco. Carlo Romano, noto per aver doppiato, oltre a Hitchcok e Nick Carter, i maggiori attori comici da Jerry Lewis in giù, doppia Sellers / Muffley e Oreste Lionello, inutile presentarlo, doppia Stranamore. Ebbene, Sellers non camuffa la voce ma sembra, effettivamente, tre persone diverse; sicuramente aiutato dall’accento: inglese per Mandrake, nordamericano per Muffley e tedesco per Stranamore, ma è proprio il modo di parlare, il ritmo delle frasi che ne fanno tre personaggi diversi e inconfondibili. Rimaniamo un attimo sul doppiaggio. I doppiatori italiani sono, notoriamente, bravissimi; Carlo Romano lo è come e più di altri, ma non lo avrei scelto per doppiare Muffley. Confrontiamo la mitica telefonata del presidente dalla Sala della Guerra al premier sovietico.
La comicità di Sellers è surreale e nasce dal contrasto fra la sua assoluta serietà – di fatto Muffley è la sola persona sensata di tutto il film – perché il momento è veramente drammatico, e quello che dice al presidente sovietico ubriaco. Romano adotta un tono di voce che è già buffo, così la telefonata diventa una conversazione fra due picchiatelli. Lo stesso sarebbe potuto accadere se il doppiaggio di Mandrake fosse toccato a Lionello che, invece, si adatta bene a Stranamore, che è già un personaggio caricaturale; il solo a non essere realistico in tutto il film. A proposito e per finire col doppiaggio e con Lionello, che peraltro stimo moltissimo, detesto il suo doppiaggio di Woody Allen.
Una curiosità, quando Ronald Reagan fu eletto presidente chiese dove fosse la Sala della Guerra, ignorando che era un’invenzione cinematografica. Stanley Kubrick non esagerava. Quando uscì, il film fu accusato di essere antiamericano. In realtà a fare la figura dei perfetti imbecilli sono i militari che, incidentalmente, sono nordamericani. Diciamo che è un film decisamente antimilitarista. La scena del colonnello “Bat” Guano che minaccia Mandrake di fargli pagare i danni alla Coca Cola per averne danneggiato un distributore di bibite è genio puro.
Giusto per vedere ancora Sellers all’opera, completiamo con la scena finale, nei panni del dottor Stranamore.
Purtroppo non lo abbiamo potuto vedere nel quarto ruolo che Kubrick aveva previsto per lui, quello del maggiore T.J. “King” Kong, ossia quello che, alla fine, riesce a buttare la bomba. Sellers non lo voleva fare perché si sentiva in difficoltà con l’accento texano così, alla fine, quando doveva saltare sulla bomba, riuscì (apposta, secondo Kubrick) a farsi male a una caviglia e fu sostituito da Slim Pickens che, fra l’altro, era anche un vero cow boy.
Il film è stato tratto dal romanzo di Peter George Red alert che è un libro molto serio e ha un lieto fine, poiché l’olocausto, infine, viene scongiurato. Il finale di Kubrick è più pessimista, o più realista, a seconda di come la pensiamo. Va detto, comunque, che le cose migliori del film non sono nel libro. Peter George si suicidò due anni dopo l’uscita del film, ma non perché non gli fosse piaciuto: era un alcolizzato e andava soggetto a crisi di grande depressione, però, in un certo senso il film c’entra. Red alert fu pubblicato nel 1958, sei anni prima dell’uscita del film che gli dette un nuovo grande successo. George scrisse, quindi, un seguito di Red Alert che non ebbe l’esito che si attendeva. Chiaro però che, se non fosse stato depresso, avrebbe reagito con un’alzata di spalle e avrebbe scritto un altro libro. In sala, prima del film, è stato proiettato un breve documentario su Stranamore dove si sente anche la voce di Kubrick registrata. Mi sarebbe piaciuto, però, vedere, in qualche modo, la famosa scena tagliata delle torte in faccia che, purtroppo, non riesco a trovare da nessuna parte, anche se ne esistono numerose foto. Speriamo che l’anniversario la faccia saltar fuori. Kubrick la tagliò all’ultimo momento perché gli era sembrato di esagerare. Peccato però.