I ricordi di Angela (Regina King) si confondono con quelli di suo nonno, i flashback si susseguono nell’alternarsi di emozioni che costituisce il settimo episodio di Watchmen. Dopo l’innovativa puntata precedente, si ritorna gradualmente ai giorni nostri, fino ad arrivare ad un’importante rivelazione nel finale, forse la più importante dello show, che eviteremo di svelarvi per ora. Questo capitolo sottolinea ancora una volta la centralità del personaggio di Sister Night: attorno a lei ruotano gli eroi di Alan Moore e i nuovi vigilanti e dalla sua storia partono i temi principali della serie tv, quali il razzismo e il senso del supereroe.
Come raccontato in Watchmen 1×04, le maschere nascono da un trauma: a Saigon, negli anni ’70, durante la parata V.V.N. la piccola Angela perde i genitori in seguito a un attentato terroristico. Si celebrava la vittoria degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam e l’annessione del paese ai cinquanta stati americani; in quest’occasione, nel fumetto, una donna incinta ferma il Dottor Manhattan e il Comico per svelare ad Edward Blake di portare in grembo suo figlio e quest’ultimo la uccide senza pietà. Da qui partono le speculazioni dei fan che, dopo aver saputo la storia di Bian, ritengono che il padre di Lady Trieu possa essere addirittura il Comico. In questa storia sarebbe implicato anche il super essere blu, secondo la teoria, ma ancora non si conoscono le modalità. Sappiamo, invece, dall’inizio dell’episodio le origini di Jon Osterman, figlio di un orologiaio, dal notiziario con la copertina di Nova Express; nell’opera di Moore, questa testata giornalistica influenza il Dottor Manhattan, convincendolo di avere causato il cancro in coloro che gli sono stati vicini dopo l’incidente che lo trasformò. Non a caso, tra le preghiere rivolte al superuomo nei sotterranei Trieu notiamo una donna spagnola che afferma di avere un cancro al cervello. Inoltre, uno dei due terroristi di Saigon sta rappresentando in strada l’attacco del Dottor Manhattan con delle marionette e ci torna in mente la frase del fumetto di Jon alla sua amata: “siamo tutti delle marionette, Laurie. Io sono una marionetta che riesce a vedere i fili”.
Scopriamo le origini del nome Sister Night, la protagonista di un film che rimanda al Blaxploitation degli anni Settanta; suo padre, però, non le consente di vederlo perché odia i supereroi (se ricordi la puntata precedente).Tra le altre VHS del negozio notiamo Silk Swingers, un film di serie b sulla vita di Spettro di Seta I e Monsters From Outta Space, una citazione dal terzo numero della saga fumettisitca. Tramite uno stupendo jump-cut (visti anche negli episodi 2 e 3) ritroviamo Adrian Veidt (Jeremy Irons) in situazioni sempre più grottesche, a cui speriamo arrivi presto una conclusione più logica. Solo un’allusione alle mosse di Specchio (Tim Blake Nelson) dopo il finale del quinto episodio: chissà se incontrerà l’agente Blake (Jean Smart), ora nei guai nella lotta politico-razziale dello show. Infine, An Almost Religious Awe, il titolo originale del settimo episodio di Watchmen, riprende direttamente il quarto capitolo del graphic novel, in cui Manhattan afferma che il terrore dei vietcong era pari solo al “timore quasi religioso” che provavano per lui. Un personaggio tanto potente da accompagnarci nella serie tv anche senza la sua presenza ufficiale. Il clamoroso finale accresce le aspettative per le ultime puntate.