Presentato il 2 settembre a Venezia, Martin Eden è il film di Pietro Marcello in concorso alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ed è la trasposizione dell’omonimo libro di Jack London
Scritto da Jack London tra il 1908 e il 1909 Martin Eden è apparso sul Pacific Monthly a puntate diventando poi nel tempo un pietra miliare della letteratura mondiale. Martin Eden parla di un sogno ambizioso quasi impossibile da realizzare: siamo a Napoli, un marinaio, Martin, interpretato da Luca Marinelli, incontra una ragazza dell’alta borghesia e ne rimane folgorato. Non è però una storia romantica quella che è al centro della narrazione; se Martin è attratto da Elena è anche per il suo status, la disinvoltura con cui si destreggia con la cultura. Martin decide subito che non solo la desidera, ma vuole essere come Elena. Martin Eden vuole diventare uno scrittore, ma deve far fronte alle difficoltà e all’incredulità di chi lo circonda. Lottiamo insieme a Martin nei suoi numerosi tentativi per elevare il suo livello d’istruzione e successivamente per essere notato per raggiungere il successo, ma non ci fermiamo qui, scrutiamo anche il paesaggio che si prospetta a Martin dopo questa scalata verso il successo. “Una delle ragioni per cui ho scritto questo libro è l’attacco all’individualismo. Devo essere stato piuttosto maldestro dato che nessuno dei miei critici se ne è accorto” Una nota di Jack London ad Upton Sinclair.
Ben lontano dall’essere una rivisitazione de Il grande Gatsby, il film non è la classica storia di emancipazione a cui ci ha abituato la grande narrativa del sogno americano. Martin Eden diventa un’analisi e una critica della società, dove vengono sondati i limiti tra l’individualismo imposto dalla società capitalista e il socialismo stalinista che pretende di annullare la singolarità in favore della collettività. Martin naviga tra due figure simbolo, quella già citata di Elena e quella del suo mentore Russ Brissenden, che lo fa avvicinare ai circoli socialisti. Uno sguardo ai lati più scuri non solo della società ma anche della cultura, usata nella società elitaria per lo più come ornamento e nelle istituzioni abbassata a una semplice elencazione di nozioni, senza argomentazioni o dibattiti.
Uno dei rischi più grandi per un regista (o un autore in generale) che si cimenta nella realizzazione di una trasposizione di un libro è quello di fare un film didascalico: non è così per Pietro Marcello che porta in questa nuova opera tutta l’esperienza dei suoi precedenti lavori. Dopo Bella e perduta, Pietro Marcello torna a raccontare il suo paese attraverso l’uso di figure narrative già conosciute, con un nuovo film che sdogana il classico schema della ricostruzione storico-narrativa: come detto dal regista durante la conferenza stampa, l’intenzione è quella di raccontare all’interno della storia del singolo anche la “grande storia”, in una pellicola che permetta di avere una visione più fresca e innovativa del film di finzione. Una decisione non dettata dal caso, dato il passato da documentarista di Pietro Marcello, e molto interessante che questo retaggio rimanga anche nei lavori di finzione. Martin Eden fa un dipinto dell’Italia, un’immagine non fissa in un tempo (scenografia, costumi ed altri elementi non hanno una collocazione fissa nel tempo ma appartengono a tutto quello che è stato il novecento italiano) a noi remoto ma che può rappresentare anche la contemporaneità.
Camminiamo insieme a Martin in questo suo percorso tortuoso, fatto anche di fallimenti e delusioni, e questo lo dobbiamo a Luca Marinelli che dà vita al protagonista ideato da Jack London in modo magistrale: Marinelli dà corpo al suo personaggio, rappresentandolo fragile in alcuni momenti e in altri decisamente più oscuro, in modo da donare a questo ruolo la tridimensionalità che merita. Martin Eden finisce per essere una storia di tutti noi, una storia che può riguardare ciascuno di noi. Un monito e un faro sulla società e su come dovrebbe essere usata la cultura al suo interno.
Martin Eden è uscito in sala il 4 settembre con la distribuzione della 01 Distribution, a Venezia si è aggiudicato la Coppa Volpi (data a Luca Marinelli) e a Toronto il Platform Prize.