Corrono tempi buoni, sebbene tutte le complicazioni che ci stanno attanagliando, per chi ama il genere horror. Il 5 marzo è arrivato in Italia il reboot di The grudge diretto da Nicolas Pesce. In verità la realizzazione di questo film è una forma di “inception” poiché esiste già un remake di quello originale, questo a rafforzare la tesi sostenuta anche da me che il film primario (di origine giapponese) è stato tanto bello che i registi poi l’hanno preso in prestito per farne qualcosa di personale. Oltre ai remake ci sono delle saghe ispiratesi a questi film, infatti la terrificante Samara di The ring ci riporta alla creatura spaventosa dai capelli lunghissimi presente in The grudge.
Mi sembra doveroso fare un salto spaziale e temporale, ritorneremo ai primi anni 2000 in Giappone per capire e mettere ordine sulla storia di questi film.
Ju-On – La saga horror giapponese
Come accennato prima, la saga che conosciamo come The grudge trova le sue radici in Giappone. Nel 2000 il regista Takashi Shimizu realizza Ju-On (tradotto dal giapponese significa “rancore”), un horror che riscontrò notevole successo. La storia racconta del duplice omicidio di un uomo che uccide sua moglie, in seguito ad una sfuriata di gelosia, e suo figlio piccolo. Quest’ultimo frequentava la scuola e il suo insegnante, che iniziò ad insospettirsi per la sua assenza, si recò nella casa dove era avvenuta la tragedia e restò vittima della maledizione che aveva circondato la casa, l’insegnante di seguito la propagherà ad effetto domino.
Il film riscontrò un successo tale che pochissimo tempo dopo uscì Ju-On 2, entrambi uscirono solo in TV, arriveranno al cinema rispettivamente nel 2003 e nel 2004 con il titolo Ju-On: Rancore e Ju-On: Rancore 2, tuttavia in Italia continuerà ad uscire solo in TV.
Da Ju On a The grudge – I remake americani
Era il 2004 quando lo stesso Shimizu decide di girare i remake americani dei suoi film: ha inizio così la saga The grudge prodotta da Sam Raimi che arriverà fino a The grudge 3. Le storie seguono sempre il filo rosso della casa infestata e riprendono molti aspetti narrativi dei film precedenti.
Anche in questo caso i tre film riscuotono un grande successo anche con riguardo alla vecchia saga ed infatti nel 2016 esce un film crossover tra Ju-On e The ring intitolato Sadako vs Kayako.
The grudge: il reboot del remake arrivato dal 5 marzo al cinema
Arriviamo all’ultima pellicola realizzata in riferimento a questo grande horror giapponese. The grudge, realizzato da Nicolas Pesce, arriva in Italia il 5 marzo, in un periodo molto delicato, rischiando di cadere nell’oblio del nostro paese, ma io, appassionata della saga da sempre, sono andata a vederlo nonostante 5 persone in sala!
Nell’apertura troviamo la tagline che precede ogni film della saga:
“Quando una persona muore in preda ad una rabbia feroce..nasce una maledizione.
La maledizione si concentra in quel luogo di morte.
Coloro che ne entreranno in contatto saranno travolti dalla sua furia.”
A differenza di tutti gli altri film dove l’orrore inizia dopo almeno 20 minuti, in questo caso possiamo iniziamo a saltare dalla sedia dopo le primissime scene.
La trama si spalma su storie differenti nel presente e nel passato. Nel presente abbiamo un caso di cronaca nera: la polizia trova il corpo di una donna anziana totalmente carbonizzata, la morte è avvenuta, almeno per quello che sembra, in seguito ad uno schianto contro un albero.
La poliziotta Mandy (Andrea Riseborough) si mette sulle tracce del caso perché fin dal primo momento qualcosa non le tornava, aveva capito, infatti, che al momento dello schianto la donna non era sola. Il suo collega, il detective Muldoon (Demian Bichir) le intima di lasciare il caso perché altrimenti si sarebbe intrappolata da sola in un vortice senza uscita, ma Mandy vuole capire a tutti i costi la verità. Inizierà così a cercare dati sulle morti avvenute nella casa da dove proveniva la vittima e va indietro nel tempo scrutando tre storie in cui le persone coinvolte hanno avuto tutte la stessa sorte.
Nonostante il piano narrativo su tre linee differenti, il film risulta chiaro e coinciso, compiendo un cerchio che non si sa mai se si chiude o meno. Un appunto importante bisogna farlo per quanto riguarda l’interpretazione, sembra che Pesce abbia cucito addosso i ruoli agli attori che ha scelto, ma mi sento di sottolineare la straordinaria performance di Lin Shaye che ha il ruolo più inquietante, a mio avviso, di tutta la storia: l’anziana signora Matheson. Diciamo che è l’anti-nonnina per eccellenza, non la vorremmo mai e poi mai trovare a casa.
Il film di Pesce rende sicuramente un grande omaggio ai suoi fratelli maggiori ed è per questo che vale la pena conoscere l’ultimo arrivato nella horror collection!