Iniziano a Milano le riprese di Il drago di romagna, il primo docufilm italiano sul Mah Jong: una coproduzione italo cinese
Il Mah Jong, il cui nome significa “uccello di canapa” o “sparviero di canapa”, penso che lo conoscano tutti perché è uno dei giochi che, normalmente, si trovano nei PC Microsoft. Tutti ci hanno giocato almeno una volta. Sul PC ci sono sei schemi, alcuni abbastanza facili, tipo “il granchio” e “il gatto”, altri micidiali, come “la tartaruga” e, soprattutto, “il drago”. Ci sono 144 tessere, tipo quelle del domino, solo che, invece dei pallini da uno a sei, ci sono figure di vario tipo. Nella versione virtuale si gioca col computer in quello che deve essere una specie di solitario, in quella reale è un gioco che si fa in quattro. Sul PC si fa una specie di uomo nero, nel senso che si scartano le coppie, nella realtà è un miscuglio di poker, ramino e tressette. Se proprio vogliamo essere capziosi, il gioco che lo ricorda di più è i tarocchi, anche nella simbologia delle carte. Come nei tarocchi ci sono gli arcani minori, che poi sarebbero le carte semplici, che nel Mah Jong sono le monete, i bambù e i caratteri; e gli arcani maggiori, che nel Mah Jong si dividono ulteriormente in onori semplici, ossia i venti, onori superiori, i draghi e onori supremi, i fiori e le stagioni, che hanno valori e, penso, significati diversi. In Cina e in tutte le comunità cinesi del mondo è un gioco comune come briscola e scopa nei circoli ARCI.
Il drago di Romagna è un docufilm di Gerardo Lamattina che parte, appunto, dalla Romagna, dove il gioco è divenuto estremamente popolare, soprattutto a Ravenna. La storia è quella di due bambini cinesi, Lou e Stefano, che aiutano una pensionata romagnola ad andare in Cina per conoscere le origini del gioco che la ha appassionata tanto. E se siamo arrivati al punto di farci un docufilm è prevedibile che il gioco continuerà ad appassionare e appassionerà sempre di più.
Ci sono diversi proverbi e modi di dire improntati alla diffidenza. C’è il noto proverbio orientale: “quando torni a casa picchia la moglie; tu non lo sai perché, ma lei sì”, in Toscana, forse anche altrove, si dice, “a pensare male non si sbaglia mai”, e varie altre amenità. Per una volta pensiamo bene. A ben pensare questo è uno dei molti risultati positivi della multicultura; ci sono già stati scambi assai proficui nel campo musicale, un esempio per tutti è L’Orchestra di Piazza Vittorio, nella cucina: fino a pochi anni fa era impensabile mangiare sushi, cus-cus, ecc. Ecco, ora è il momento dei giochi.