Wildfire, presentato all’Irish Film Festa 2021, è un film con due grandi protagoniste che ci guidano in un viaggio nella memoria, personale e dell’Irlanda.
La storia d’Irlanda è stata raccontata molte volte, e con film veramente belli, da grandissimi registi. Ricordiamo Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach, Breakfast on Pluto o Michael Collins di Neil Jordan, Hunger di Steve McQueen e la lista potrebbe continuare all’infinito. Nove volte su dieci i film sono focalizzati o sulla guerra d’indipendenza irlandese o sulla guerra civile o sul conflitto nordirlandese. Il che non è strano, la guerra è una tragedia che può essere raccontata in mille modi e la storia d’Irlanda ne è stata pesantemente condizionata. Anche nel film di Cathy Brady il conflitto nordirlandese è cogente, ma non è questo quello che interessa alla regista. In primo piano c’è il forte legame tra due sorelle e il grande tema delle malattie mentali.
L’idea per il film
Come racconta la regista, l’idea per il film nasce da una storia vera, quella delle gemelle Eriksson, Ursula e Sabina. Si trattò di un raro caso di psicosi condivisa, che sconvolse non poco l’opinione pubblica e attirò l’attenzione dei media inglesi qualche anno fa. Riunitesi dopo molto tempo, le due sorelle improvvisamente cominciarono a comportarsi in modo bizzarro e violento; il culmine della loro folie a deux venne raggiunto quando si gettarono ripetutamente nel traffico dell’autostrada M6 in Inghilterra, riuscendo, non si sa come, a evitare le auto. Quando le autorità cercarono di fermarle e di metterle in salvo reagirono con rabbia e aggredirono gli agenti.
Cosa scatenò l’improvvisa psicosi delle due gemelle? Perché due donne che fino a quel momento avevano vissuto esistenze “normali” si comportarono in modo così disperato e folle? Da questi interrogativi nasce Wildfire e l’idea di ambientare la storia delle sorelle Lauren e Kelly in Irlanda del Nord.
Wildfire: la trama
Siamo in Irlanda del Nord, in un paesino di confine con la Repubblica d’Irlanda. Al centro della storia vi è lo strettissimo legame fra due sorelle, Kelly (Nica McGuigan), che torna dopo un anno di assenza, un tempo durante il quale non ha fatto sapere nulla di sé, e Lauren (Nora-Jano Noone), che è rimasta e che ha passato un lungo periodo di depressione a causa della scomparsa della sorella. Le due donne sono entrambe ossessionate dalla morte della madre, considerata da tutti una mezza pazza, che non si capisce fino alla fine se si sia suicidata o se abbia avuto un incidente d’auto. Anche Kelly, vista la sua somiglianza fisica e caratteriale con la madre, viene vista da tutti con sospetto. Ma, alla fine, sarà Lauren, la sorella ritenuta più equilibrata, a capire che l’atteggiamento di Kelly è necessario e inevitabile per sciogliere i nodi legati alla morte della madre.
La Brexit
Wildfire inizia con la polizia che perquisisce una ragazza, Kelly, che fa ritorno in Irlanda del Nord. In sottofondo scorrono notizie allarmanti sulle possibile conseguenze della Brexit che potrebbe riaccendere un conflitto mai del tutto sopito. Ad accompagnarle vecchi filmati di proteste e manifestazioni iniziate a fine anni ’60 nell’Ulster e conosciute con il nome The Troubles. I primi minuti del film, oltre a introdurci alla storia, ci danno un’immagine più che mai chiara di cosa continui a essere l’Irlanda del Nord oggi; malumori, percezione diffusa di ingiustizia, frustrazione, sfiducia, malcontento sono ancora ben radicati nella popolazione e l’uscita del Regno Unito dall’UE non ha fatto altro che alimentare nuovamente antiche (nemmeno poi troppo) tensioni.
A metà 2016, quando fu indetto il referendum sulla Brexit e le quattro nazioni dello UK furono chiamate a votare, Inghilterra e Galles votarono a favore dell’uscita dall’Unione Europea, mentre Scozia e Irlanda del Nord votarono contro. Il referendum, come sappiamo, si concluse con il 51,89% di voti favorevoli all’uscita dall’UE. Com’era prevedibile, si riaccesero i conflitti in Irlanda del Nord e, proprio a partire dal 2016, con picchi poi nel 2018 e nel 2019, sono ricominciati gli attacchi da parte della New IRA, per rivendicare l’indipendenza di Belfast e la sua annessione alla Repubblica di Irlanda. La Brexit di fatto non solo ha riportato l’Irlanda indietro di più di vent’anni, a quando il transito tra le due Irlande era sottoposto a ferrei controlli di frontiera, ma ha anche provocato ulteriore rabbia, tristezza e frustrazione, dividendo un Paese già profondamente lacerato, ma che aspira da sempre all’unificazione.
Nel film tutto questo traspare, sia dalle parole della sorella maggiore “è questo paese che ci porta alla follia“, sia da alcune scene molto potenti, come quella dove Kelly e Lauren ballano in un pub su Gloria di Van Morrison e hanno un duro scontro con due (ex) militanti dell’IRA. E’ in questo frangente che si viene a sapere che il padre delle ragazze era uno dei tanti civili uccisi da una bomba messa dall’IRA durante gli scontri durati dal ’68 al ’98.
La malattia mentale
Il mondo della clinica si è interrogato spesso sulle cause delle malattie mentali, sul perché alcuni individui siano più predisposti di altri a sviluppare una patologia. Una domanda tuttora senza risposta è se alla base delle problematiche mentali ci siano dei correlati biologici o se ci sia anche dell’altro; la clinica moderna, sulla scia del modello biopsicosociale di Engel, è propensa a credere che i disturbi mentali non abbiano in genere un’unica origine, ma che siano legati a un complesso di fattori di tipo biologico, psicologico e sociale.
La regista Cathy Brady sembra essere della stessa opinione. Come abbiamo detto, al centro della narrazione c’è l’intenso rapporto tra due sorelle, Kelly e Lauren. Capiamo fin da subito che alle spalle hanno un passato tormentato e che sono ossessionate dalla morte della madre, che non è mai stata chiarita e che rimane avvolta dal mistero. La madre nel film non compare mai del tutto, ma è in qualche modo onnipresente; la rivediamo infatti nei volti e negli occhi delle due ragazze, nel modo in cui si comportano, nel modo in cui si vestono. La madre rimane sempre al loro fianco, come un fantasma invisibile, un fantasma, però, con un potere illimitato sulle loro vite. Da quel poco che ci viene mostrato di lei, capiamo subito che la donna soffriva di un qualche disturbo psichico, probabilmente un disturbo bipolare, in cui si alternavano fasi maniacali a fasi depressive. Allo stesso modo, capiamo quasi immediatamente che la sorella minore, Kelly, ha lo stesso disturbo della madre. Lauren sembra invece relativamente stabile, ma l’arrivo della sorella rompe l’equilibrio precario che si era costruita negli anni.
Entrambe hanno paura del passato e hanno paura di affrontare il trauma che hanno vissuto da bambine. Le persone che le circondano, anche quei personaggi che a noi spettatori appaiono come interamente positivi, non sembrano capire o forse non possono capire. La città in cui vivono, allo stesso tempo bellissima, ma opprimente, non permette a nessuna delle due di fuggire dal passato, di lasciare indietro la loro infanzia e di andare avanti, senza più voltarsi. In una città dove tutti conoscono tutti, dove la malattia mentale è uno stigma e qualcosa da nascondere, le due sorelle si trovano irrimediabilmente schiacciate, con le spalle al muro. L’unica soluzione, a questo punto, sembra proprio la malattia, che ti permette di rompere gli schemi e di fuggire da una realtà che non solo è dolorosa, ma che non ti accetta.
La regista si serve del tema della malattia mentale per parlare anche di altro e per ricollegarsi alla storia turbolenta dell’Irlanda del Nord. Così come le due sorelle non riescono a fare i conti con il passato e con il loro trauma, l’Irlanda del Nord è rimasta invischiata nel suo passato e non riesce a cancellare cicatrici ormai indelebili di anni di “troubles”. Come dice Brady, l’Irlanda del Nord è uno dei paesi con uno dei più alti tassi di suicidio, un paese in cui anche le nuove generazioni, apparentemente così lontane da quel passato, continuano a patirne le conseguenze.
Come ci mostra il finale del film, non è possibile sfuggire al passato se prima non riusciamo ad affrontarlo e ad accettarlo. Solo così le due sorelle riusciranno finalmente a superare la morte della madre e solo così un paese profondamente scosso da una storia terribile potrà ricucire le ferite e ricominciare a vivere e, perché no, a lottare.
Chi è Cathy Brady?
Cathy Brady, nata a Newry, in Irlanda del Nord, si è laureata presso la National Film and Television School (NFTS), in Inghilterra. Con i suoi primi due cortometraggi, Small Change (2010) e Morning (2012, IrishFilmFesta.7), ha vinto due premi IFTA (Irish Film and Television Award). Inoltre, ha realizzato vari episodi per alcune serie tv che hanno ottenuto importanti riconoscimenti e nel 2016 ha diretto Can’t Cope, Won’t Cope, la serie di Stefanie Preissner. Wildfire è il suo primo lungometraggio.