Vulnerabili (titolo originale Espéces Menacèes, ossia Specie in via d’estinzione) racconta tre storie d’amore, anche se nella visione del film, devo dire di averne percepite ben più delle tre annunciate dalla descrizione.
Josephine e Tomas, Melanie, Anthony sono quattro giovani le cui esistenze si sfiorano senza toccarsi mai davvero. Accomunati dal desiderio di essere amati di un amore vero, totalizzante e capace di andare oltre le apparenze.
I primi sono una coppia di novelli sposi, è su di loro che il film prende il via e, sostanzialmente, è su di loro che si concentra maggiormente. Josephine (Alice Isaaz) è molto innamorata ed ha scelto di sposare Tomas (Vincent Rottiers) contro il parere dei genitori, ma lui smodatamente geloso ed insicuro, si rivela un uomo violento, bugiardo e dipendente dall’alcool.
C’è Anthony, un giovane studente insicuro e senza alcuna esperienza con le donne, che cerca l’amore ma non riesce a concentrarsi sul serio su se stesso, né all’università, né nelle relazioni sociali. A peggiorare il tutto, sua madre: una donna con sindrome dell’abbandono ricoverata in un ospedale psichiatrico per aver perso la testa dopo che il marito l’ha lasciata per una donna più giovane.
C’è Melanie (Pauline Etienne), una giovanissima studentessa universitaria incinta del suo professore sessantatreenne e prossima alle nozze con lui.
Ma poi c’è un film nel film, una generazione che si contrappone a quella dei protagonisti, una generazione che ha vissuto l’amore a modo proprio, diverso, complesso, non sempre rispettoso e spesso rancoroso, ma pur sempre pregno di una maturità sentimentale che indubbiamente manca negli amori di Jo e Tomas, di Anthony e di Melanie.
La madre di Anthony, una donna che non concepisce che il figlio lasci il nido e utilizza la sua fragilità emotiva per tenerlo stretta a sé in un rapporto madre-figlio al limite della tossicità.
Il padre di Melanie, un uomo affaticato dal tempo e dalla fine del suo matrimonio, preoccupato per le sorti della figlia e per la sua felicità.
Il papà di Josephine, un uomo molto buono, un gran lavoratore forse in debito di qualche attenzione genitoriale nei confronti della sua Jo, ma che fa di tutto per assicurarsi che lei stia bene e che il rapporto con Tomas non la annichilisca.
Vulnerabili è un bel film, anche se avrei mantenuto il titolo originale nella traduzione, perché Specie in via d’estinzione fa più effetto ed è maggiormente adeguato al contesto e al messaggio di cui il film si fa portatore. Perché certi amori, una precisa tipologia d’amore è, in effetti, in via d’estinzione e così sono anche quelle famiglie davvero legate da un sentimento fatto di condivisione e sincerità.
Diretto da Gilles Bourdos e presentato in concorso nella Sezione Orizzonti della 74 edizione del Festival del Cinema di Venezia, Vulnerabili segue una linea narrativa spezzettata, formato puzzle, che consente nel finale di vedere il disegno completo, ma che finisce per confondere un po’ lo spettatore, forse per fargli avvertire lo smarrimento dei protagonisti.
Belle le riprese e le ambientazioni che si fanno più noir e angoscianti, man mano che le circostanze si fanno difficili o drammatiche.