Scheda Film
Titolo: Vortex; Regia: Gaspar Noé; Sceneggiatura: Gaspar Noé; Fotografia: Benoît Debie; Scenografia: Jean Rabasse; Montaggio: Denis Bedlow; Produzione: Edouard Weil, Vincent Maraval e Brahim Chioua; Distribuzione: Wild Bunch e Utopia; Cast: Dario Argento, Françoise Lebrun, Alex Lutz, Kylian Dheret, Vuk Brankovic, Kamel Benchemekh, Charles Morillon, Frank Villeneuve, Corinne Bruand, Joël Clabault, Philippe Rouyer, Jean-Pierre Bouyxou, Eric Fourneuf, Nicolas Hirgair, Nathalie Roubaud e Sylvain Rottee.
Sinossi di Vortex
In un piccolo appartamento di Parigi vive una coppia di anziani signori: lui (Dario Argento) è un critico cinematografico, lei (Françoise Lebrun) una terapista in pensione. Lui sta cercando di scrivere un libro sui sogni, lei esce ancora spesso di casa, ma un po’ alla volta si dimentica le cose, perde oggetti e smarrisce la strada.
Vortex: la recensione
Questo film è dedicato a tutti coloro il cui cervello si decomporrà prima del cuore.
Questo è il messaggio che Gaspar Noé lancia con il suo nuovo film, Vortex, che si distacca dalle tematiche più forti che hanno contraddistinto il suo cinema come in Enter the Void, Irreversible, Climax e il mediometraggio Lux Æterna, per lasciare spazio ad un tema che da sempre spaventa l’essere umano; la paura di invecchiare. All’inizio del film assistiamo ad una normale giornata vissuta dalla coppia di coniugi interpretati da Dario Argento, per la prima volta nei panni di attore, e Françoise Lebrun che si distraggono bevendo vino nel balcone di casa, dicendosi quanto la vita sia un sogno e soprattutto un sogno dentro un sogno.
Da quel momento il film letteralmente si divide a meta in uno split screen che durerà fino alla fine e che sottolinea come la vita di coppia dei due coniugi stia iniziando a dividersi per il fatto che la moglie soffra di Alzheimer e non riconosca più niente della sua vita passata. Il rapporto tra i due si sgretola lentamente e lo spettatore incomincia a rendersi conto della differenza tra marito e moglie; lui persona autoritaria che cerca in tutti i modi di tenersi stretto una moglie amata e odiata, e lei, donna succube ed in balia delle decisioni del marito che ai suoi occhi diventa una figura opprimente e inquietante. Chi aiuta la coppia è il figlio, interpretato da Alex Lutz, che tenta di convincere i genitori a spostarsi in una clinica, nonostante il padre si ostini a non voler abbandonare quella casa che racchiude in sé tutti i ricordi passati della coppia.
Vortex si conferma, a parer mio, il The Father di Gaspar Noé perché mostra lo stesso sentimento di paura e sconforto presente nel film con Anthony Hopkins, ma lo sviluppa con dei toni ancora più drammatici e amari che sottolineano l’angoscia provata da Dario Argento, ritrovatosi suo malgrado all’interno di un incubo in cui deve lottare contro la moglie che, a causa della malattia, gli rende la vita impossibile fino a portarlo alla morte improvvisa dovuta ad un infarto.
Proprio nell’ospedale si assiste ad una scena commovente; il figlio, sconvolto per la morte del padre, si lascia andare disperato nelle braccia della madre sperando in un qualche appoggio che lei non potrà più dargli. Dopo quel fatto lo schermo muta nuovamente, da che prima l’immagine era divisa in due parti adesso è ridotta ad un singolo quadrato per simboleggiare la solitudine della donna all’interno della sua piccola dimora. La casa, infatti, è tutto ciò che le è rimasto e pur di non abbandonarla decide di compiere un ultimo e disperato gesto, il suicidio.
Una sera Françoise Lebrun accende il gas, torna a letto, si copre il volto con il lenzuolo recitando una preghiera e muore nel sonno come il marito in ospedale. Il film si chiude con una sequenza a dir poco poetica della casa che lentamente si svuota fino a diventare spoglia, come se in qualche modo la malattia della donna avesse colpito anche quelle mura, costrette ad assistere impotenti alla rimozione di ogni ricordo custodito al suo interno. Vortex, nonostante sia un film diverso con un ritmo più cadenzato, lascia nella mente dello spettatore un messaggio forte e di impatto evidenziando come la vita possa mutare velocemente da un sogno meraviglioso ad un vero e proprio incubo fatto di ingiustizie e prove ardue da affrontare. La particolarità di Gaspar Noé è proprio questa; il saper raccontare storie che fanno male, ma che allo stesso tempo ci rendono consapevoli della vita che ci circonda e ce la fa affrontare con occhi diversi.