In corsa per il Leone d’oro un nuovo film su Vincent Van Gogh, At Eternity’s Gate, raccontato dal regista e, soprattutto, pittore Julian Schnabel. Nei panni del tormentato artista nientemeno che Willem Defoe
Su Vincent Van Gogh sono stati fatti una decina di film, tra documentari e film di animazioni. Della lunga filmografia ci siamo già occupati in precedenza, presentando il docufilm Tra il grano e il cielo:
Tanto ci aspettiamo, dunque, da Julian Schnabel che intanto ci anticipa questo sul suo film: ”Tutto quello che volevo dire sulla pittura, l’ho detto in questo film e molte cose le ho dette per voce di Van Gogh, tenendo conto che ognuno di noi ha la sua personale visione di quest’artista”. Van Gogh, come si legge nelle sue lettere, era lucido, consapevole del suo valore e forse, come si vede in uno dei tanti dialoghi del film, si identificava davvero in Gesù. Ma ci tenevo anche molto a rappresentare la sua paura di impazzire, di essere sempre ai confini della sanità mentale”.
Anche Willem Defoe, entusiasta di tornare a lavorare con il regista dopo Basquiat, sembra essere sulla stessa linea d’onda di Schnabel: “Van Gogh era lucido, consapevole, e non solo un genio pieno di tormento. Voleva poi farsi prete e questo è certo. Come è vero che per lui la Bibbia era il libro più bello in assoluto e che Van Gogh considerava Gesù un pazzo proprio come lui”.
Per Defoe diventare Van Gogh è stata una sfida. Non deve essere facile interpretare un personaggio così noto e soprattutto già portato sul grande schermo da attori come Kirk Douglas e da registi come Altman e Kurosawa. Riuscire a dare un qualcosa in più al personaggio diventa ancora più difficile, ma forse con un regista come Schnabel è possibile: “Per entrare nel personaggio ho dovuto imparare a dipingere, era davvero necessario. In questo ovviamente mi ha aiutato Schnabel e solo allora ho capito meglio quello che avrei dovuto fare“.