In corsa per il Leone d’oro un nuovo film su Vincent Van Gogh, At Eternity’s Gate, raccontato dal regista e, soprattutto, pittore Julian Schnabel. Nei panni del tormentato artista nientemeno che Willem Defoe
Su Vincent Van Gogh sono stati fatti una decina di film, tra documentari e film di animazioni. Della lunga filmografia ci siamo già occupati in precedenza, presentando il docufilm Tra il grano e il cielo: Van Gogh e il cinema. Ma sembra che il visionario pittore non smetta mai di affascinare. Stavolta la sua storia viene raccontata da un regista d’eccezione, che nel mondo dell’arte ci lavora. Stiamo parlando di Julian Schnabel, uno tra i più famosi artisti della scena newyorkese contemporanea. Le sue opere, dai colori forti e dalle figure deformate, sono ospitate nelle più grandi gallerie di arte moderna del mondo, dal MoMA di New York alla Tate Gallery di Londra, dal Pecci di Prato fino al MAMbo di Bologna. Schnabel, dall’altra, non è estraneo neanche al mondo del cinema. Nel 1996 ha realizzato un documentario su Basquiat, artista e graffitaro di Brooklyn, grande amico di Warhol. Segue Prima che sia notte, che racconta la storia del poeta cubano Reinaldo Arenas, e con il quale Schnabel vinse il Leone d’Argento a Venezia. Con Lo scafandro e la farfalla (2007) si aggiudicò, oltre che due Golden Globes, il premio come miglior regia al Festival di Cannes. Nello stesso anno fa uscire anche un documentario sul cantante Lou Reed, Lou Reed’s Berlin.
Tanto ci aspettiamo, dunque, da Julian Schnabel che intanto ci anticipa questo sul suo film: ”Tutto quello che volevo dire sulla pittura, l’ho detto in questo film e molte cose le ho dette per voce di Van Gogh, tenendo conto che ognuno di noi ha la sua personale visione di quest’artista”. Van Gogh, come si legge nelle sue lettere, era lucido, consapevole del suo valore e forse, come si vede in uno dei tanti dialoghi del film, si identificava davvero in Gesù. Ma ci tenevo anche molto a rappresentare la sua paura di impazzire, di essere sempre ai confini della sanità mentale”.
Anche Willem Defoe, entusiasta di tornare a lavorare con il regista dopo Basquiat, sembra essere sulla stessa linea d’onda di Schnabel: “Van Gogh era lucido, consapevole, e non solo un genio pieno di tormento. Voleva poi farsi prete e questo è certo. Come è vero che per lui la Bibbia era il libro più bello in assoluto e che Van Gogh considerava Gesù un pazzo proprio come lui”.
Per Defoe diventare Van Gogh è stata una sfida. Non deve essere facile interpretare un personaggio così noto e soprattutto già portato sul grande schermo da attori come Kirk Douglas e da registi come Altman e Kurosawa. Riuscire a dare un qualcosa in più al personaggio diventa ancora più difficile, ma forse con un regista come Schnabel è possibile: “Per entrare nel personaggio ho dovuto imparare a dipingere, era davvero necessario. In questo ovviamente mi ha aiutato Schnabel e solo allora ho capito meglio quello che avrei dovuto fare“.