Venezia 75: l’edizione di Pepe Mujica

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La noche de 12 años di Álvaro Brechner e El Pepe, una vida suprema di Emir Kusturica celebrano Pepe Mujica, ex contadino, ex tupamaro, ex carcerato, ex presidente uruguayano.

83 anni, 12 dei quali passati in carcere per motivi politici, Pepe Mujica arriva a Venezia da trionfatore. Ben due film nella stessa rassegna e girati quando lui è ancora vivo e vegeto; di solito sono omaggi che si riservano in memoriam.

La noche de 12 años di Alvaro Brechner, presentata nella sezione “Orizzonti”, racconta la prigionia di Mujica. Nel 1973 Mujica venne arrestato con altri due compagni tupamaro e venne tenuto in carcere in condizioni tanto disumane che, nelle intenzione del regime, li avrebbero dovuti fare impazzire. Il regime uruguayano sapeva che uccidendoli avrebbe causato ulteriori sommosse, in quel modo cercava di annientare i capi della rivolta. Ma i tre tupamaro, sostenuti dagli ideali e dalla loro profonda umanità, riuscirono a provocare l’empatia dei carcerieri stessi, a uscire sani di mente e, alla fine, il regime crollò e uno di loro, il piccolo Pepe Mujica, divenne presidente della Repubblica.

Venezia 75: l’edizione di pepe mujica

Con El Pepe, una vida suprema, fuori concorso a Venezia, Emir Kusturica, col suo modo ingenuo e entusiasta celebra uno dei suoi miti sudamericani; dopo Maradona tocca a El Pepe. Kusturica divide il suo film documentario in tre fasi: quella dell’avvicinamento all’ideologia e l’attivismo politico, la prigionia, infine quella su ciò che El Pepe potrà lasciare al suo paese.

Mujica era presente alla mostra del cinema col regista serbo,

Venezia 75: l’edizione di pepe mujicama in nessuno modo lo hanno convinto a fare passerella. Coerente con se stesso, ha parlato dei problemi europei con la lucidità che da noi, ormai, è stata persa, ammesso che l’abbiamo mai avuta. Parlando del problema dei migranti, che è quello principale che l’Europa dovrà affrontare, ha detto: “L’Europa ha delle colpe da riparare in Africa, una lunga storia di errori che parte dal colonialismo, per questo l’emergenza dei rifugiati può risolversi solo in un modo: con un piano Marshall che faccia vivere il continente, altrimenti il mar Mediterraneo non sarà abbastanza grande per diventare un cimitero e le donne africane saranno più forti comunque”.

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