Unorthodox è il prodotto migliore che quest’anno Netflix abbia rilasciato sulla propria piattaforma. In quattro episodi racconta una storia di crescita, di ribellione, di carattere, di anacronismo, di fede, di passione e di sacrificio.
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E’ un moderno concetto di prigionia quello alla base della storia di Esther (Shira Haas), una ragazza come tante, ma allo stesso tempo molto diversa dalle sue coetanee. Dopo essere nata nella comunità ultra-ortodossa chassidica di Williamsburg, negli Stati Uniti, è stata cresciuta dalla nonna e dalla zia come una perfetta ebrea osservante. Compiuti 19 anni viene combinato il suo matrimonio con Yanky (Amit Rahav), giovane appartenente ad una famiglia potente e molto influente nella comunità.
***SPOILER ALERT***
Esther (soprannominata Esty) ce la mette tutta a farsi piacere la vita da giovane sposa, ma costretta a smettere di prendere lezioni di piano, controllata ossessivamente dalla famiglia del suo sposo, messa a tacere su tutto ciò che non riguardi la maternità e le faccende domestiche, conduce un’esistenza miserabile, fatta di mortificazioni, umiliazioni e sacrifici. Un’esistenza che finirà per distruggerla nello spirito se non se ne allontanerà il più presto possibile.
Unorthodox, la storia di Esther Shapiro, infatti, inizia dopo la sua fuga a Berlino. Messa alle strette dal marito che non è più disposto ad attendere che lei resti incinta, asfissiato anch’egli dalle pressioni della comunità, del rabbino e di una madre eccessivamente impicciona, Esther lascia Williamsburg con in tasca pochi soldi, un passaporto e l’indirizzo della sua madre biologica.
Apprendiamo, infatti, che la madre di Esther (Alex Reid) vive a Berlino e non l’ha abbandonata come le è stato raccontato fin da bambina, ma è stata allontanata dalla comunità chassidica, perché stanca di nascondere la sua identità sessuale, dopo aver subito un matrimonio infelice con il padre di Esty, un uomo alcoolizzato e violento. La donna a Berlino ha trovato la felicità e convive con una donna, ma Esther, troppo intimidita dalla situazione, anziché andare dalla madre, vaga per la città, finché giunta nei pressi della Filarmonica, dove fa la conoscenza di un gruppo di suoi coetanei allegri e moderni, completamente differenti da lei.
Con loro Esther si rivela in tutta la sua autenticità, è protagonista di quello che inizialmente può sembrare un cambiamento, ma è in realtà una manifestazione di ciò che è sempre stata e che non ha mai potuto mostrare liberamente. E’ diretta, è spontanea, è curiosa e soprattutto si è risvegliata in lei la passione per la musica. Si schiude al mondo come un fiore che, forzato sempre a rimanere nell’ombra, vede la luce del sole per la prima volta. Senza sapere dove andare, Esther trascorre la notte in una stanza della Filarmonica ed il giorno seguente, viene scoperta e segnalata ad un professore che riconosce in lei una vittima di una società retrograda, nonché una ragazza in fuga e le suggerisce di fare domanda per studiare musica con una borsa di studio. Dovrà soltanto fornire un indirizzo a Berlino e sostenere un’audizione.
Inutile dire che Esther non se lo fa ripetere due volte, inizia a seguire le lezioni con i compagni appena conosciuti, compila la domanda per la borsa di studio fornendo l’indirizzo di sua madre ed indossa i suoi primi jeans. Intanto, però, Yanky ha scoperto che Esty è scappata e, per di più, che è incinta di suo figlio. Dunque, autorizzato dal rabbino della comunità, Yanky e suo cugino Moishe (Jeff Wilbusch) partono per Berlino. Con modi, è proprio il caso di dirlo, per niente ortodossi, Moishe scopre dell’audizione di Esther ed aggredisce la ragazza per convincerla a tornare a Williamsburg.
Ma intanto Esty non è più quella di prima e quel mondo che sembrava così lontano da lei, è diventato il SUO mondo; si è invaghita del suo nuovo amico di Robert (Aaron Altaras) che ricambia il suo sentimento, ha provato a bere alcool, è andata in una discoteca ed ha fatto l’amore per la prima volta, non quel semplice atto forzato per consumare il matrimonio con Yanky e compiacere sua suocera. Non ha alcuna intenzione di tornare alla sua vita precedente e, dopo essersi anche ricongiunta con sua madre, stupisce tutti con una splendida e commovente audizione.
I due ex-sposi (perché lui aveva già avviato le pratiche del divorzio, n.d.r.) infine si confrontano e scopriamo uno Yanky fragile che ha appena iniziato a scoprire chi è davvero la sua Esther, perché non ha mai voluto vederla, avendola idealizzata soltanto come un elemento decorativo della sua vita. Il giovane è sinceramente pentito, offre alla moglie un regalo che è forse la prima cosa acquistata pensando a lei e in un momento di impeto, per dimostrarle che è pronto a cambiare, a ribellarsi alla comunità, si taglia i payot (i lunghi riccioli laterali tipici degli ebrei ortodossi, n.d.r.), ma quel gesto lo fa soffrire immensamente, segno che è sinceramente legato alla sua vita a Williamsburg, che quella vita lo rende felice e non sarebbe giusto che si sacrificasse vivendo in un mondo al quale non appartiene.
I dialoghi e le scene sono semplicemente perfetti e rivelano le profonde differenze tra i due mondi in cui Etsy si ritrova a vivere. Ad esempio è significativa la scena in cui la ragazza, dopo essersi accorta di aver mangiato del prosciutto si convince che di lì a poco le farà male, per poi scoprire che non è così; oppure quando Yanky prova ad usare un cellulare senza saperlo assolutamente fare, perché non gli è mai stato permesso di possederne uno; o ancora quando, con estremo candore, Esther spiega che le donne della sua comunità devono essere prolifiche per rimettere al mondo i sei milioni di ebrei uccisi dalla Shoah.
Il messaggio più bello della serie è contenuto nella canzone Mi Bon Siach che Esty canta all’audizione, perché dimostra che non ha bisogno (e dopotutto non è mai stata sua intenzione) di rinnegare le proprie origini o la propria fede, per appartenere al mondo al di fuori della sua comunità. Per altro, la canzone ha un significato profondo, perché è quella cantata da Yanky al matrimonio con Esty, dunque lei lo lascia così come si è unita a lui, con quel canto “sposa” la sua nuova vita.
Unorthodox è stata creata da Anna Winger e Alexa Karolinski e si basa sull’autobiografia del 2012 di Deborah Feldman: Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche, pur avendo romanzato e modificato alcuni aspetti della storia raccontata dalla Feldman.
La scena in cui Esther fa il bagno nel lago, è stata l’ultima ad essere girata e al termine dei quattro episodi, è possibile seguire il “making of” di Unorthodox per approfondire la storia ed il punto di vista degli autori. Aaron Altaras, interprete di Robert, ha condiviso sul suo profilo Instagram il video della fine delle riprese:
Ne consiglio la visione a tutti, è una storia dotata di potenza narrativa e impatto visivo, invita alla riflessione e commuove. Il cast è composto da attori davvero bravi, ma merita una menzione speciale Shira Haas. E’ un’attrice israeliana fantastica, piccola soltanto nell’aspetto. Tutto il suo valore ed il suo talento, possono essere apprezzati nella terribile scena della rasatura dei lunghi capelli di Esther. Sono sicura che sentiremo ancora parlare di lei!