Unicorni. Un titolo che può evocare immagini fiabesche con protagoniste quelle creature magiche dal manto bianco. Ebbene, tutt’altro, nonostante la magia sia componente essenziale di questo film (scoprirai presto il motivo). Un viaggio soprattutto per i genitori affinché affrontino situazioni difficili – tali perché causate dalla nostra società – quando basterebbe chiedere: “Sei felice?“.

Nuova opera cinematografica di Michela Andreozzi che torna dietro la telecamera dopo Pensati Sexy. Film d’apertura della 55a edizione del Giffoni Film Festival, il cast di Unicorni comprende volti stellari del piccolo e grande schermo italiano: Valentina Lodovini, Edoardo Pesce, Lino Musella, Thony, Donatella Finocchiaro e Paola Tiziana Cruciani. Per la prima volta, Daniele Scardini.
Prodotto da Arturo Paglia e Isabella Cocuzza per Paco Cinematografica. Una coproduzione Paco Cinematografica, Vision Distribution e Neo Art Producciones, con il sostegno della Regione Lazio – Lazio Cinema International Avviso Pubblico (PR FESR LAZIO 2021-2027) progetto cofinanziato dall’Unione Europea. In uscita al cinema da venerdì 18 luglio. Qui di seguito, la recensione.
Unicorni, sinossi
Elena e Lucio vivono la propria quotidianità. Lei lavora nel negozio dei suoi genitori, lui è un conduttore radiofonico. Una famiglia allargata poiché Lucio ha una figlia di nome Diletta, avuta dalla sua ex moglie. Poi c’è Blu, il secondogenito. Il bambino adora vestirsi in modo femminile e gli è concesso solo quando è a casa. Ma una richiesta fa traballare quel precario equilibrio familiare.

Infatti, in occasione della recita scolastica, Blu vorrebbe interpretare il ruolo della Sirenetta Ariel, la sua favola preferita. Qualora lo assecondassero vorrebbe dire mostrare a chiunque il proprio essere rischiando di trovarsi dinanzi a una feroce realtà: il pregiudizio. Il protagonista non ha paura ma i genitori sì, tentando così di proteggerlo – soprattutto Lucio, ritenendo sia un periodo passeggero.
Ma la situazione diventa complicata da gestire, dunque la coppia decide di partecipare ad un gruppo di psicoterapia dal nome Genitori Unicorni, guidato dalla psicologa Michela Andreozzi. Esperienze di vita, consapevolezza e apertura mentale. A seguito di un lento e tortuoso percorso che ha messo a dura prova anche il loro rapporto d’amore, Elena e Lucio giungeranno alla fase dell’accettazione?
La recensione
Quando Blu chiede alla mamma perché proprio Unicorni, gli risponde che nel mondo esistono bimbi magici e creativi, proprio come lui. Il tema dell’inclusione attraverso lo sguardo preoccupato dei genitori che vedono il cambiamento del proprio figlio, assistendo impotenti, potendo solo stargli vicino. Il film si rivela adatto per questi ‘genitori unicorni’, un aiuto proveniente dal cinema.

Difatti la regista spiega: “Ho voluto esplorare il ruolo delle figure genitoriali nel delicato compito di educare i ragazzi, specialmente quando domandano supporto e sostegno in scelte che possono turbare, sorprendere o sfidare le convenzioni” infine: “Un viaggio che richiede forza perché obbliga noi adulti a rivedere le nostre posizioni per abbracciare incondizionatamente i loro desideri“.
Una frase che rappresenta l’ossatura del film: “Io voglio essere io” pronunciato da un bambino di soli nove anni. Una verità disarmante che apre molte questioni in sospeso, attualmente, come la libertà di espressione. Ma attenzione: non quella libertà di poter insultare a proprio piacimento ergendosi a giudicanti (non richiesti) delle vite altrui manifestando il proprio ‘diritto’ a emettere inutili sentenze.

Qui si parla della libertà di essere, nella sua accezione più profonda. I ruoli, certo, ormai sdoganati. La biologia? Anche. Perché, sebbene sia una scienza e tale asserzione sia altrettanto indiscutibile, nessuna massima scientifica potrà definirti, imponendoti di essere qualcuno che non vuoi. Unicorni racconta proprio questo attraverso la delicatezza e un pizzico di ironia – sfuggirà qualche lacrima.
Un film da 10 e lode per diversi motivi: innanzitutto la tematica trattata – si riconosce il tocco di Michela Andreozzi e, questa volta, ha prediletto l’intensità piuttosto che la leggerezza inducendo lo spettatore a una lunga riflessione sulla nostra società, come si approccia al tema ‘gender’ e al correlato cambiamento di sesso – una mentalità che ha un disperato bisogno di evolversi.

I personaggi. In particolare superlativo il piccolo attore Daniele Scardini, interprete di Blu. Così giovane e già talentuoso nel rendere con ammirevole naturalezza un disagio innescato dai giudizi altrui, cominciando dai compagni di scuola, oltre alla sicurezza della propria identità percettiva. Lodovini e Pesce, immensi, rappresentando la frustrazione di non riuscire a capire il proprio figlio.
Unicorni è avanti. Suggerisce la comprensione, non la repressione. Educare alla libertà, impresa ardua ma importante. Non solo: in queste situazioni, si parla spesso di difficoltà per i genitori quando si ha un/a figlio/a ‘magico/a’. Perché? Il timore di sentirsi al centro di una brutta attenzione, ma basterebbe una sola domanda: “Sei felice?” – “Sì” e le paure si sciolgono come un gelato sotto il sole.