Da giovedì 11 giugno, su WANTED ZONE, la sala virtuale di Wanted Cinema che punta al coinvolgimento attivo delle sale cinematografiche, è possibile vedere il documentario dal titolo EMILIO VEDOVA – Dalla parte del naufragio selezionato ufficialmente per la corsa ai Nastri d’Argento 2020 e presentato alle Giornate degli Autori.
Ma chi era Emilio Vedova?
Era uno degli artisti più significativi del Novecento, vincitore del Gran premio della pittura e del Leone d’oro nel’97 alla Biennale d’arte di Venezia, città dove è nato e dalla quale non si è mai staccato; un uomo grande ed esplosivo che ha vissuto in maniera intensa e personale nel suo tempo; un partigiano che ha combattuto nella Resistenza; un attivista impegnato socialmente e politicamente sempre dalla parte della trasgressione, antifascista ma anche dissidente rispetto al partito comunista di cui era stato parte, perché come lui stesso diceva,
“un artista è un’antenna delle frequenze che capta intorno a sé”.
Il documentario Emilio Vedova – Dalla parte del naufragio lo racconta a cent’anni dalla sua nascita, cominciando dal suo rapporto fisico con la tela bianca sulla quale Vedova si scatenava preso da sacro furore, con violenza e furia.
Per lui i quadri erano registrazioni del presente e i colori avevano “un significato morale”.
“Fin da bambino mi agitavo, sporcavo, segnavo forte”,
racconta l’artista, ricordando l’invidia per i compagni che sapevano restare dentro le righe, quando invece il suo segno era già “nervi tesi” e “coagularsi di macchie”.
Come i suoi quadri, anche il documentario scritto e diretto da Tomaso Pessina procede per segni.
Le parole sono quelle dell’artista, in interviste, incontri e conversazioni, ma anche quelle tratte dal Diario di Emilio Vedova e lette da Toni Servillo, più le testimonianze di chi lo conosceva bene: da Fabrizio Gazzari a Gabriella Belli, da Alfredo Bianchini a Luca Massimo Barbero fino a Germano Celant e Renzo Piano, amico di Vedova sin dai tempi del Prometeo di Luigi Nono.
Le immagini invece sono quelle delle sue opere, ma anche filmati di repertorio che colgono l’artista mentre scaglia contro e dentro la tela oggetti e materiali – carbone, cemento, sabbia, terra – e lancia sedie in Piazza San Marco in segno di protesta, che cammina sereno accanto alla moglie Annabianca – sua consigliera e critica preziosa – o che attraversa i ponti veneziani, nella bella elaborazione grafica e nelle animazioni originali di Felix Petruska.
Tomaso Pessina, regista e sceneggiatore del documentario, formatosi alla New York University e sui set cinematografici del maestro Pupi Avati, ha dichiarato:
«Quando ci siamo chiesti come si potesse raccontare un artista, la prima risposta è stata: attraverso la fisicità del suo segno pittorico. La seconda risposta è stata: attraverso le sue stesse parole. Da questi pilastri è partita la nostra indagine.
Ci siamo fatti guidare dalle parole dei diari di Vedova, letti da un appassionato Toni Servillo e dalla voce, dalla presenza dello stesso Vedova in un percorso evocativo tracciato da materiale di repertorio in parte inedito, in cui la sua pittura è segno di una personalità dirompente e testimone di tempi “a mano armata”. La cornice è una Venezia vissuta nei suoi aspetti lividi e terribili come in quelli magnifici e sontuosi».
Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio infatti, oltre ad essere il racconto della vita e dell’opera di una delle figure chiave dell’arte contemporanea, è anche la storia di un testimone di primo piano degli avvenimenti del ‘900.
La narrazione segue un percorso lineare muovendosi tra l’esperienza personale di Vedova, la contestualizzazione dei tempi, dei luoghi e degli ambienti artistici attraversati, mantenendo sempre centrale l’opera: partendo dalle sue accezioni fisica, spaziale e cromatica, dal suo tratto, dai suoi caratteristici “segni”, che già nelle sue prime, splendide, opere figurative sono – per usare le stesse parole di Vedova – tutti “nervi tesi”.
Il film nasce dall’idea della Fondazione Emilio e
Annabianca Vedova di rappresentare la vicenda umana e artistica di Emilio Vedova con i nuovi linguaggi, veloci e “vivi”, del nostro tempo, ma con un approccio storico e scientifico accurato.
In questa prospettiva – e grazie anche alla scrittura di Tomaso Pessina – il documentario diviene esso stesso documento e, come un libro di storia dell’arte, ripercorre e racconta il farsi dell’opera di Vedova, dai disegni giovanili ai lavori geometrici e dai colori accesi del dopoguerra, dall’approdo all’arte espressionista e informale degli anni ’60 alle esperienze dei Plurimi, dei Tondi e delle grandi tele degli anni ’80, fino alle opere dell’ultimo periodo.
Per usufruire della piattaforma virtuale Wanted Zone, l’esercente interessato non necessariamente dovrà essere già dotato di una propria biglietteria elettronica ma sarà la stessa piattaforma a fornire questo servizio.
Il pubblico acquisterà il biglietto dal sito del proprio cinema di riferimento e ad ogni spettatore sarà assegnato un codice che corrisponde a un “poltrona in sala” fino ad esaurimento posti.
Le proiezioni si svolgeranno in date e ad orari precisi. La biglietteria sarà aperta per prevendite e rimarrà attiva fino al termine dello spettacolo. Coloro che avranno acquistato il biglietto, infatti, potranno vedere il film in live insieme agli altri oppure nelle 24 ore successive al primo accesso.