Un delitto descritto in un romanzo, uno dei pochi poliziotti onesti che indaga nella grigia Polonia di inizio millennio.
Un Jim Carrey con la barba, forse per non confonderlo con quello di mille commedie, nei panni di Jacek Wroblewski, un poliziotto o meglio “l’ultimo poliziotto onesto della Polonia”. È quasi la prassi, nel cinema, aver a che fare con poliziotti corrotti, tanto che viene da chiedersi perché non facciano i test attitudinali prima di assumere un tutore dell’ordine. Volendo finire la sua carriera col botto, riprende a indagare su un vecchio caso irrisolto; l’omicidio dell’habitué di un club sado-maso, The Cage. Indagando, si accorge che un romanzo dello scrittore Koklow ha una serie di incredibili somiglianze col delitto. Perciò comincia a indagare sullo scrittore e sulla sua compagna, Kasia, ex ragazza del Cage. I suoi superiori, loro sì, corrotti, però, lo ostacolano nell’inchiesta e lo vorrebbero pensionare in tutta fretta. Non sappiamo quanti anni abbia Wroblewski ma, considerando che Carrey ha 56 anni, è probabile che in Polonia non ci sia la legge Fornero.
Per quanto sia incredibile o forse proprio per questo, pare che si tratti di un caso vero
e lo scrittore, che non si chiama Loklow, ma Krystian Bala, si è beccato 25 anni, pur reclamando la sua innocenza e senza che siano emerse prove definitive sul caso.
Comunque sia è una storia che ha fatto molto rumore e il libro incriminato è diventato un enorme successo in Polonia anche se, godersi i diritti di copyright in galera, non deve essere poi una gran soddisfazione. E ora siamo arrivati al film, diretto dal regista greco Alexandros Avranas. Pensare che all’inizio il regista avrebbe dovuto essere Roman Polanski. Senza nulla togliere ad Avranas, che magari è pure meglio, non si può fare a meno di pensare cosa sarebbe riuscito a fare Polanski con una storia del genere, in bilico fra realtà e letteratura. Basti vedere il suo recente Quello che non so di lei per avere la certezza che il vecchio regista ci avrebbe regalato un altro grande film.