L’ennesima riscrittura dell’Odissea nella visione di Federico Alotto al suo primo lungometraggio. Un film ambientato nel 2020, una data troppo prossima per parlare di fantascienza.
Nonostante il titolo con tre Y e una K, si tratta di un film italiano, ambientato in una immaginaria e corrottissima Taurus City, nel 2020, ovvero fra due anni. Taurus City è una città immaginaria, ma nemmeno troppo, visto che ogni tanto compare una veduta dall’alto della Mole Antonelliana. Un militare, soprannominato Ulysses, riesce a fuggire, dopo aver combattuto sette anni in un posto dimenticato da Dio, per andare a cercare sua moglie, Penelope ovviamente, misteriosamente scomparsa. Durante la sua personale odissea, Ulysses incontra tutta una serie di personaggi d’impronta mitologica: Aeo, dio dei venti, Hermes, un trans, The Seer, un oracolo, e via dicendo. Alla fine, anche grazie a questi particolari individui, riuscirà a recuperare, pezzo dopo pezzo, la propria storia.
A scrivere la sceneggiatura, oltre al regista e al protagonista, Andrea Zirio, anche James Coyne, già autore degli script di Sherlock Holmes 3 e Tresaure Island.
Incredibile la vitalità di un classico come L’odissea, che ha ispirato e continua a ispirare opere appartenenti a ogni genere.
Il viaggio continua ad affascinare ancora oggi, nonostante si conosca ormai tutto e siano lontani i giorni in cui del mondo si sapeva poco e ogni cosa nuova appariva fantastica.
Se ci pensiamo bene, l’Odissea è la fonte di capolavori indiscussi, come Don Chisciotte, che combatteva, nella sua fantasia, giganti e draghi, come Ulisse combatteva i ciclopi. Anche i libri che sembrano non avere una stretta relazione con l’opera omerica gli rendono omaggio; come Ventimila leghe sotto i mari, dove il capitano si chiama Nemo, come Ulisse aveva detto di chiamarsi a Polifemo. Non dimentichiamo Joyce che ha costruito il suo capolavoro glossando Omero; e una certa relazione con l’Ulysses di Joyce ce l’ha anche il nostro film.
E, se vogliamo azzardare un paragone triviale, che triviale non è affatto perché è uno dei film più adorabili del secolo scorso, L’armata Brancaleone non è forse l’odissea di un cavaliere “sanza macchia et sanza palanche” dai recessi della Ciociaria fino al mitico feudo di Aurocastro?
https://www.youtube.com/watch?v=ZGMdR2Y7HAE