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Lettura: Tutta la verità sull’omicidio Gucci in vista del film
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Tutta la verità sull’omicidio Gucci in vista del film

Irene Pepe 5 anni fa 2 commenti 7
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Come ti abbiamo anticipato qualche giorno fa, il geniale regista di Blade Runner sta lavorando a un film sull’omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto venticinque anni fa. Il caso rimase aperto per più di due anni e portò all’arresto di cinque persone. Ma vediamo le cose con calma…

Contenuti
Omicidio Gucci: le indaginiOmicidio Gucci: il processo

Omicidio Gucci: le indagini

27 marzo 1995: è un lunedì mattina come un altro per Maurizio Gucci che verso le 8 e 30 esce dal suo appartamento in Corso Venezia 38 e si avvia a piedi verso la sede della Vierse, in via Palestrato 20. Arrivato al palazzo incontra il portinaio Giuseppe Onorato e lo saluta. Ha salito appena qualche gradino quando un uomo, che verrà poi descritto come distinto ed elegante, esce da una Renault Clio verde, lo segue ed estrae una calibro 32. In tutto vengono sparati cinque colpi: uno colpisce l’imprenditore al gluteo destro, due alla schiena e uno, a distanza ravvicinata, alla tempia sinistra. Il quinto colpo è per il portinaio, che fortunatamente sopravvive. Questa la sua testimonianza sugli avvenimenti di quella terribile mattina:

“Arriva il dottor Gucci. Lo saluto, è elegantissimo come sempre. Sale sette gradini fino alla porta a vetri, che avevo aperto per pulire. Dietro di lui entra un uomo, altrettanto elegante, abbronzato con un giaccone di cammello. Sembrava un altro dottor Gucci, insomma nulla che facesse presagire qualcosa… senonché apre la giacca e io rammento perfettamente queste mani enormi da cui spunta solo il silenziatore di una pistola. Era davvero come un film, pensavo a uno scherzo, non c’era niente di vero. Invece spara quattro colpi, poi si gira, mi vede. Sgrana gli occhi, come se non se l’aspettasse, e spara anche a me. Io alzo un braccio istintivamente, sento qualcosa, poi mi siedo sui gradini. Pensavo, giuro, che a quel punto dovessi morire, proprio come in un film”

Dell’omicida si hanno descrizioni approssimative; grazie alle testimonianze del portinaio e di una passante si sa che chi ha sparato è un uomo di mezza età, di corporatura robusta, elegantemente vestito. Nessuno è in grado di fornire informazioni sul volto. Iniziano le indagini e la polizia cerca innanzitutto di individuare un possibile movente. Vengono tirati in ballo i moventi classici, come vendetta, gelosia e interesse economico, e i primi a essere indagati sono i familiari e gli amici della vittima. Per primo viene interrogato il cugino Paolo Gucci, con cui i rapporti si erano fatti tesi negli anni a causa di opinioni discordanti sulla gestione degli affari familiari. Scartata la sua colpevolezza, le indagini proseguono con Paola Franchi, compagna di Maurizio da dieci anni, e con Patrizia Reggiani, con cui la vittima era stata sposata per oltre dodici anni e con cui aveva due figlie: Alessandra e Allegra. Contro la compagna le prove sono scarse, mente tutto sembra puntare verso la Reggiani, ossessionata dall’odio per l’ex marito e che più volte si era sfogata con gli amici dicendo “lo vorrei morto“.

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Per due anni le indagini vanno avanti, ma la polizia non arriva a niente. La sospettata numero uno è sempre Patrizia Reggiani, ma non si riescono a trovare prove concrete di un suo reale coinvolgimento nell’omicidio. La svolta arriva l’8 gennaio 1997 quando un portiere di albergo, tale Ivano Savioni, comincia a vantarsi in pubblico di aver ucciso Patrizia reggiani arrestoMaurizio Gucci. L’uomo viene tenuto sotto sorveglianza e vengono intercettate le sue telefonate. Così si arriva a un’ulteriore indiziata, la maga Pina Auriemma, amica di Savioni, ma soprattutto amica e confidente di Patrizia Reggiani. A questo punto le cose si fanno più chiare e la polizia comincia a farsi un’idea di come siano andate le cose: la Reggiani, mossa dall’odio per l’ex marito e probabilmente in cerca di vendetta, sotto consiglio della Auriemma e di Savioni, per 610 milioni di lire aveva assoldato un certo Benedetto Ceraulo per uccidere Maurizio Gucci. Sempre le intercettazioni rivelano la presenza di un terzo uomo, Orazio Cicala, che si pensava avesse guidato la Reanult Clio quella mattina. Il 31 gennaio 1997 i sospettati vengono arrestati e condotti al carcere di San Vittore. Tutti e cinque vengono giudicati colpevoli e passeranno 16 mesi in carcere in attesa del processo.

Omicidio Gucci: il processo

L’11 maggio 1998 ha inizio il processo, che si concluderà il 20 ottobre del 1998 con le seguenti sentenze: Benedetto Ceraulo, esecutore materiale del delitto, viene condannato all’ergastolo; Orazio Cicala, autista accertato dell’omicidio, viene condannato a 29 anni di carcere; Ivano Savioni a 20 anni di carcere; Pina Auriemma a 19 anni di carcere e, infine, Patrizia Reggiani, mandante dell’omicidio, viene condannata a 29 anni di carcere. La sentenza verrà poi impugnata dall’imputata che si vedrà scontata la pena a 26 anni. Ne sconterà in realtà 17, in quanto il 20 febbraio 2017 verrà rilasciata e non le verranno applicati neanche i tre anni di libertà vigilata. La donna si è sempre dichiarata innocente e in una delle sue ultime dichiarazioni ha detto:

“Non volevo Maurizio morto, l’avevo amato come una pazza, era il padre delle mie figlie. In quel momento della mia esistenza, però, ero convinta che un essere come lui non fosse degno di vivere. Perché? Non lo dirò mai“.

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2 commenti 2 commenti
  • Avatar di giuseppe onorato Giuseppe Onorato ha detto:
    Aprile 19, 2020 alle 12:01

    Con curiosità aspetto la versione cinematografica di questa triste storia ,anche perchè io ne sono protagonista.(mio malgrado) Ho letto e partecipato al libro di Sara Forden ,da cui Riddle Scott trarra’ il film. Spero rispettando tutto il contenuto.

    Rispondi
    • Avatar di irene pepe Irene Pepe ha detto:
      Aprile 20, 2020 alle 17:07

      Caro Giuseppe, anche io sono molto curiosa di vedere la versione cinematografica di Ridley Scott. Sarebbe interessante risentirci dopo l’uscita del film per avere un confronto e sentire la tua opinione. A risentirci presto, Irene

      Rispondi

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