(Trump Tower >>>>>>> Torre di Pisa…).
Anche se malauguratamente la crisi climatica divenisse un giorno come in Interstellar, ordine e metodo. Bisogna essere precisi, eliminare un problema alla volta. Dal più vicino, spazio temporalmente, al più lontano.
E quindi, prima della possibile futura sterilità del pianeta (?), di certo occorrerà indossare una robusta tuta anti-radiazioni contro l’insopportabile kitsch ambientalista di Leonardo DiCaprio, l’ultimo fanboy in ordine cronologico a spendersi per la corsa alla Casa Bianca della attuale Vice Presidente Kamala Harris.
Il Jack di Titanic (ma quanto è rompiscatole Rose…), infatti, crede, o quantomeno professa di credere, che possa davvero convincere qualcuno a votare per la candidata democratica evidenziando che Donald Trump neghi il cambiamento climatico e i dati scientifici a esso collegato.
E allora? Trump sarebbe capace pure di negare l’esistenza di Melania e del Portogallo, se è per questo. E a gran parte del suo elettorato di riferimento fregherebbe poco o nulla, perché, come insegnano i Grandi Saggi, il trash è molto meglio del kitsch. Trump, per dirla alla Jerry Calà, non è presentabile, ma piace.
Tutto il discorso fatto, sia chiaro, non ha niente a che vedere con l’importanza della tematica ambientale in sé, quanto più con la sterile (questa sì, oggi) narrazione mainstream (oddio, parlo come il seguace di Giorgio Washington…) a riguardo.
Se qualcuno con un minimo di sensibilità volesse votare per i democratici, e possono esserci dei motivi per farlo (gli stessi, numericamente, per non farlo; le turbo caXXXte non sono esclusiva del trumpismo…), ad esempio il semplice orrore per l’atmosfera da wrestling permanente della combriccola del MAGA (ma stai zitto, bolscevico, che meraviglia è Hulk Hogan che si strappa la canotta inneggiando al Donald nazionale…), lo farà nonostante Leonardo DiCaprio, e non certo grazie a lui. Non ci si può mica far abbindolare dal Jordan Belford del green…
(Viva Mauro Corona…).
(Bah, non mi piace l’articolo, non fa ridere. Tutto da rifare. Meglio dormirci su…).
DiCaprio paladino senza macchia, Trump amico degli uragani
Ultimamente mi sto dando al panteismo. L’essere umano e la natura sono una cosa sola, l’armonia vivente del cosmo (maledetto tu e le penny stock…).
Mi occupo ormai da anni di ambiente, e pensa, caro dicaprino o cara dicaprina, nel 2014 l’ONU mi ha nominato Messaggero di Pace, con un focus legato proprio al tema della sostenibilità (non sei stato molto sostenibile quando mi hai venduto quella penna a 30.000 dollaroni…).
Ancora prima, nel 1998, ho fondato la Leonardo DiCaprio Foundation. La questione climatica è sempre stata la mia battaglia, la mia missione esistenziale (è dagli anni ’80 che devi pagare il nano che hai lanciato contro il bersaglio…).
(Ora vi sguinzaglio il WWF, così state un po’ zitti…).
Della cosa avevo già parlato una sera con il Presidente Biden, davanti a una birra. Gli avevo detto, guarda che qua è tutto un casino, bisogna dire basta. Il clima è una cosa seria. Il vecchio Joe, con le palpebre calanti, aveva risposto che era d’accordo. La collina era davvero una cosa seria…
Di recente ne ho parlato anche con Kamala. Le ho raccontato della mia infanzia immaginaria, quando quei babbei dei miei compagni inseguivano palloni sui prati verdi, e io, invece, scrutavo l’erba, il miracolo della vita, fragile, così a portata di suola. Ero felice con i bruchi, inconsapevoli maghi dell’aria. Era bello essere un bruco. Un giorno, presto, mi sarei librato.
Ma in tutto questo idillio, alla fine arriva Donald (almeno in Alla fine arriva mamma sono morta, quindi capisco Ted, ma tu, Jordan, mi hai scaricata senza battere ciglio per Margot Robbie…). I recenti uragani in Florida, Georgia, North Carolina non sono bastati, The Donald continua a negare la responsabilità dell’uomo nei cambiamenti climatici. Insomma, The Donald è il mostro che icrewplay non merita (ma di cui, anonimi vigliacchi, ha bisogno…).
Però ora, finalmente, dopo tante ricerche, c’è se non altro uno studio del Dipartimento di Sociologia dell’Università dei Buoni, il quale dimostra a livello scientifico la malvagità di The Donald. Il titolo del paper? Donald Trump è amico degli uragani (vai a piagnucolare di clima nei tuoi orrendi libri Mondadori…).
100 miliardi di dollari di danni, surriscaldamento globale, la Big Shell, ci avete rubato il futuro (Greta, you’re fired…). L’unica speranza per l’Amerika si chiama Kamala Harris, ma, tuttavia, cari telespettatori, è bene ricordarsi che l’unica speranza per il 5 novembre, se vorrete, si chiama Maratona Mentana.
(W Trump, W le criptovalute, W la F1GP…).
(FotXXti censura…).
(Sia Trump che Harris sciono contro la vida. L’unica a favore de la vida è la mia conasionale…).
(Rose, te l’ho sempre detto che i Polaretti mi davano bad vibes…).
(fa. fa fa fa mi fa_ fa mi fa_ sol la_ sol_ fa. fa fa fa mi fa_ fa do__ fa. fa fa fa mi fa_ fa mi fa_ sol la_ sol_ fa. fa fa fa mi fa_ fa do__ fa__ sol_. do DO_ sib la sol_ la sib la_ sol fa mi fa_ mi re__ do__ fa__ sol_. do DO_ sib la sol_ la sib la_ sol fa mi fa_ mi mi fa_ sol la_ sol fa__).