“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del *****, scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita”.
Devo continuare o la sai a memoria? Questa frase apre un film che è un’icona e che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Dalla penna dello scrittore scozzese Irwine Welsh nacque Trainspotting nel 1993 e Danny Boyle, regista, sceneggiatore e produttore inglese, lo trasformò in pellicola nel 1996 (con un budget non troppo alto). Una pellicola che rispecchia perfettamente le atmosfere sporche e psichedeliche del romanzo del 1993 e che riesce a mantenerne la struttura priva di linearità, ma composta da una sequenza di episodi macabri, eccessivi ed ironici. Abbiamo conosciuto e ci siamo affezionati ai protagonisti, schizzati, disonesti ed irresistibili in quel di Edimburgo. Mark (Ewan McGregor, protagonista del seguito di Shining), voce narrante e protagonista principale della storia, è uno sbandato senza cattiveria che capisce che l’unico modo per salvarsi è abbandonare quel mondo di droga e miseria sociale. Begbie, interpretato da Robert Carlyle (lo spogliarellista improvvisato di Full Monty) preferisce la violenza e le risse all’eroina. “Neanche si faceva di droga, si faceva di gente lui! Lo mandava fuori di testa, gli scatenava i sensi”, così Mark lo descrive perfettamente. Abbiamo poi Spud (Ewen Bremner, visto ne Il Tesoro dell’Amazzonia al fianco di Dwayne Johnson ed in Matchpoint di Woody Allen), indifeso ed ingenuo che si fa trascinare dal gruppo, Sick Boy (Jonny Lee Miller lo rappresenta in maniera molto efficace) è il personaggio più cinico e viscido dei quattro ed infine Kelly McDonald (vista in Gosford Park) nei panni di Diane, possibile interesse amoroso del protagonista che si fa largo tra le nebbia dell’eroina. La storia ed i personaggi sul grande schermo sono perfettamente amalgamati dalla regia di Boyle, eclettico regista capace di passare da film come questo ad opere ben più ambiziose come lo splendido The Millionaire del 2008, passando per 127 ore con James Franco (recuperalo se puoi… qui la mano del regista si vede parecchio!) e 28 giorni dopo fino ad arrivare a blockbuster come The Beach con Leonardo DiCaprio.
All’uscita del film, spettatori e critici rimasero molto colpiti dai contenuti piuttosto disturbanti (la scena del neonato durante l’astinenza di Mark colpisce duro) che ricordano, soprattutto in alcune ambientazioni interne ed alla leggerezza con la quale i protagonisti affrontano degrado e violenza, il film cult Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.
Ma veniamo alle voci ed al gossip che ci piace tanto. L’autore del libro sta pensando di concludere la saga con un capitolo finale. A rivelarlo è stato lo stesso Irvine Welsh: “Se si pensa al Padrino ed a Terminator, viene la tentazione di realizzare una trilogia. Il desiderio dello scrittore è che sia sempre Danny Boyle a condurre la truppa nel terzo film. Inoltre vorrebbe realizzare anche uno spin-off basato sul romanzo The Blade Artist del 2016, che racconta la storia di Begbie. “Un film di 90 minuti in cui Robert Carlyle dà di matto…quello che sa fare meglio”. Parole che fanno venire l’acquolina in bocca; Begbie è uno dei personaggi più sopra le righe e più accattivante dei quattro (so che ti è venuta in mente la scena della rissa nel pub!) e le sue sfuriate improvvise delineano perfettamente la sua natura.
Quindi ricapitoliamo… terzo capitolo e spin-off. Serve altro per iniziare a sbavare? Welsh e Doyle hanno costruito un mondo grigio e triste, cinico e spietato nel quale si muovono personaggi senza futuro ma condito con ironia e qualche risata; questo contrasto è geniale. Aggiungiamo poi una colonna sonora semplicemente perfetta dove troviamo classici come Joy Division, Iggy Pop, David Bowie e Lou Reed e gruppi britannici di quel periodo come i Blur, i Pulp e gli Underworld con Born Slippy, ai tempi un vero tormentone. Saranno tanti i fans che aspetteranno notizie ufficiali su questi progetti i quali, speriamo, diverranno presto realtà.