Il regista danese Michael Noer ripropone Papillon, il famoso film del 1973 con Steve McQueen e Dustin Hoffman. Una nuova lettura del romanzo di Henri Charrière.
Quando si ripropone un lungometraggio entrato a buon diritto fra i film di culto c’è sempre da sentirsi “tremar le vene e i polsi”, come diceva Dante; ma la storia è troppo bella per lasciarsi intimidire e forse la versione di 45 anni fa non è più nella memoria collettiva.
Entrambi i film sono tratti dall’omonimo romanzo autobiografico di Henri Charriére che, negli anni ’30, bazzicava il mondo della malavita parigina, pur senza aver mai commesso crimini, almeno questo è quanto scrive lui. Charriére, soprannominato Papillon per via di un tatuaggio sul torace a forma di farfalla, viene accusato ingiustamente per un omicidio che non aveva commesso. Viene condannato a quanto di peggio prevedesse la legge dell’epoca: l’ergastolo con lavori forzati sull’Isola del Diavolo della Guyana Francese, nell’America Meridionale. Ma Papillon non si rassegna e progetta diversi piani di fuga che realizzerà col suo compagno di cella, Louis Dega, un falsario, che finanzierà la fuga.
Quando uscì il libro di Charrière si sollevarono, prevedibilmente, un’infinità di polemiche, soprattutto perché nel romanzo si insisteva sui metodi inumani che venivano utilizzati in carcere. Fu accusato di aver scritto cose false, ovviamente, di essersi contraddetto, di aver descritto situazioni paradossali; fatto sta che diversi testimoni confermarono la versione di Charrière relativa ai sistemi carcerari in voga sull’isola.
Nel remake troviamo anche due attori molto amati e che stanno ottenendo un grandissimo successo in quest’ultimo periodo.
Nel ruolo di Papillon, che fu di Steve McQueen, abbiamo l’attore inglese Charlie Hunnam (Sons Of Anarchy). Nel ruolo di Louis Dega, che fu di Dustin Hoffman, l’attore statunitense di origine egiziana Rami Malek (Mr. Robot). Il film è stato girato a Malta, Serbia e Montenegro; piuttosto lontano dai luoghi degli eventi, ma anche Shaffner girò il suo film in Giamaica.
Tutti luoghi comuni, è chiaro, ma nell’immaginario comune è difficile associare l’Isola del Diavolo con l’isola del reggae e della marijuana.