Dopo essersi occupata del rapporto madre – figlia con La Tête de maman e Du vent dans mes mollets Carine Tardieu sposta l’attenzione sui padri.
Erwan Gourmelon, interpretato da François Damiens, è un gigantesco artificiere bretone che, dopo essersi sottoposto a un’analisi genetica per scongiurare una malattia ereditaria, scopre che l’uomo che lo ha cresciuto amorevolmente, in realtà, non è suo padre. Nonostante il suo affetto per il padre putativo rimanga intatto, decide di scoprire chi sia il vero genitore. Intanto conosce Anna, ovvero Cecile De France; i due s’innamorano, ma poi scoprono che Anna è figlia di Joseph, ossia il suo padre naturale. Parallela è la storia di una ragazzina incinta che si rifiuta di rivelare il nome del padre del bambino.
Con una simile trama, non è difficile immaginare i colpi di scena, gli equivoci, le crisi d’identità che caratterizzano il film.
La prima cosa imbarazzante da affrontare, per Erwan, è proprio come comportasi con colui che lo ha cresciuto. Così lo spiega la regista: “Erwan non contesta mai Bastien, il padre che lo ha cresciuto. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Quell’uomo o era al corrente e non ne ha mai parlato per proteggerlo, oppure non sa nulla e sarebbe terribile per lui scoprirlo. L’artificiere insomma non prova alcuna rabbia contro suo padre. La drammaticità di questa rivelazione la infligge solo a se stesso e lo porta a commettere un’imprudenza che per poco non gli è fatale“.
Soprattutto, finalmente, si riflette sulla paternità
I film sulle madri sono numerosissimi, quelli sui padri si contano sulle dita delle mani. E quando se ne è parlato, spesso è stato per mettere in scena un tipo particolare di padre, ossia il Padre padrone di tavianiana memoria. Ma la figura del padre è molto cambiata negli ultimi anni. Massimo Recalcati, noto psicoanalista e scrittore, a questo cambiamento ha anche dedicato un libro: Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre.
Molto, dunque, è lecito attendersi da questo film che ha come indubbio merito almeno quello di aprire una discussione, poi, anche se con un sottofondo melanconico farà sicuramente sorridere; se c’è una cosa che i registi francesi sanno fare sono proprio le commedie.