Forse molti di voi non conosceranno questo nome, ma Tina Pica è stata la regina delle commedie del cinema italiano degli anni ’50, grandiosa attrice teatrale dove iniziò la sua longeva carriera, amante del poker e del fumo, aveva quella voce particolare che “per definirla” Franca Valeri disse “bisognerebbe inventare un suono“.
Caratterista amata dal cinema italiano, i suoi personaggi dimostravano un’accattivante simpatia nonostante l’aspetto burbero, spesso erano donne pettegole, portinaie curiose, zie dalla lingua tagliente o nonne premurose, rese sempre però umoristicamente perfette nella loro caratterizzazione dall’interpretazione di Tina.
Continua così il mio viaggio personale nel riscoprire le grandi attrici del passato, quelle che hanno segnato i primi anni della cinematografia con coraggio e determinazione in un periodo storico non molto benevolo con le donne indipendenti. Se ti va, puoi scoprire qualcosa in più su Elvira Notari, Francesca Bertini, ma anche sulla fidanzatina d’America Mary Pickford, Hedy Lamarr e Madeline Kahn.
Tina Pica, 80 anni sulla scena

Concetta Luisa Annunziata Pica nasce nel rione Borgo Sant’Antonio il 31 marzo 1884; suo padre è il capocomico Giuseppe Pica, che ha fondato una compagnia teatrale insieme alla moglie Clementina Cozzolina ed altri attori, compresi pure gli altri due figli della coppia: Anna e Francesco. Tina fa il suo debutto sul palco del Teatro San Ferdinando, che sorge poco lontano dal suo luogo di nascita, a soli sette anni in un ruolo maschile ne Il cerinaio della ferrovia messo in scena da Federico Stella, ma la piccola partecipa a numerose altre produzioni, comprese quelle organizzate dalla compagnia del padre, molto spesso nei ruoli più commoventi.
L’esordio cinematografico per Tina Pica arriva nel 1916 con due film muti diretti dalla regista Elvira Notaro Carmela, la sartina di Montesanto e Ciccio, il pizzaiuolo del Carmine, ma poi torna al teatro e nel 1920 fonda la sua compagnia (Teatro Italia) e non la rivedremo sul grande schermo fino al 1934, quando Tina interpreta la moglie del doganiere in Il cappello a tre punte di Mario Camerini.
Ma negli anni ’30 ha anche inizio il sodalizio con Eduardo De Filippo con cui collaborerà in molte commedie teatrali e non solo, il grande autore partenopeo inventerà dei personaggi per lei e le darà molti ruoli di rilievo nelle sue opere, ma i loro rapporto sarà molto travagliato e continuerà tra addii e ritorni fino al 1955, anno in cui la loro collaborazione finì.
Secondo quanto riportato, Tina si era assentata da Teatro più del previsto a causa della sua partecipazione a Pane, Amore e Fantasia, film che subì alcuni ritardi, quando l’attrice mise piede sul palco, Eduardo le disse “Mo nun me sierve. Ti chiamerò io quando avrò bisogno” al che lei rispose: “Al piacere di non rivederla!“.

Il carattere piccante di Tina venne fuori anche in un’altra occasione, ovverosia quando stava provando la sua parte in Liolà alla presenza dell’autore Luigi Pirandello e ai due fratelli De Filippo, i quali non lesinavano consigli e commenti, ai quali lei reagì esclamando: “Voi tre là mi sembrate il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma io non posso lavorare in presenza della Santissima Trinità“
Da quello scontro/incontro avuto con De Filippo, la carriera di Tina si rivolge esclusivamente al cinema e gira numerosi film, tra cui la pellicola di debutto di un altro grande attore italiano, Totò, in Fermo con le mani (1937) di Zero Zambuto .
Molti sono i film a cui Tina Pica ha partecipato che ricorderemo quelli più celebri, tra cui Proibito rubare di Luigi Comencini (1948), Il voto di Mario Bonnard (1950), è Rosalia in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo (1951), fino ad arrivare ai tre film che la consacrarono come l’attrice comica più amata dagli italiani nel dopoguerra: Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini dove interpreta la domestica Caramella, ruolo che le fece vincere il Nastro D’Argento con la pellicola successiva Pane, amore e gelosia (1954) e che interpretò di nuovo in Pane, amore e (1955).

Per tutti gli anni ’50 Tina Pica appare in numerosi film in cui recita (o viene diretta) con tanti grandi nomi del cinema italiano del dopoguerra: Destinazione Piovarolo (1955, Domenico Paolella) con Totò, L’oro di Napoli (1956) di e con Vittorio De Sica, Sophia Loren, Totò, Paolo Stoppa, è Nonna Sabella nel film omonimo di Dino Risi del 1957, a cui segue La nipote Sabella l’anno successivo diretta da Giorgio Bianchi, con Peppino De Filippo e Sylva Koscina, regista che la dirige di nuovo in Il conte Max (1957) con Vittorio De Sica e Alberto Sordi.
E ancora Tina è Tecla Cammarano, la protagonista di Arriva la zia d’America di Roberto Bianchi Montero (1956) e successivamente nel sequel La zia d’America va a sciare uscito due anni dopo, nel 1959 arriva la parodia del film La diga sul Pacifico (René Clément, 1957) La Pica sul Pacifico e Non perdiamo la testa di Mario Mattoli con Ugo Tognazzi e Franca Valeri. Nel 1958 è l’energetica nonna Tina in Mia nonna poliziotto di Steno, mentre nel 1959 è Carmela in La sceriffa (Roberto Bianchi Montero), caparbia e coraggiosa vedova napoletana trapiantata nel Far West.

L’ultima apparizione di Tina Pica, all’età di 79 anni, sul grande schermo risale al 1963 quando De Sica la vuole per interpretare la mamma, timorata di Dio, del seminarista nell’episodio dal titolo Mara in Ieri, oggi, domani.
Tina Pica ha fatto ridere generazioni di italiani, ma purtroppo la sua vita privata non è stata delle più felici. Nel 1912 sposa Michele Ferrari, orefice, ma rimane vedova dopo soli sei mesi e, dopo solo quattro dalla sua nascita, muore anche la figlia. Nel 1935 convola a nozze con Vincenzo Scarano, vigile, con il quale condividerà i successivi 30 anni, fino alla morte di lui avvenuta nel 1967, e con il quale scriverà alcuni testi teatrali.
Tina Pica muore a 84 anni il 16 agosto del 1968 a Napoli, nella casa del nipote Giovanni ed è sepolta a Poggioreale nel cimitero Nuovissimo.
A lei è dedicato il documentario su RaiPlay Memorie- Fatti e persone da ricordare, oltre che diverse vie di Roma e un giardino pubblico a Napoli.
