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Lettura: The Son (2022): recensione di una delusione
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The Son (2022): recensione di una delusione

Riccardo Biasolo 2 anni fa 2 commenti 3
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Paese di produzione di The Son: USA, Francia, Gran Bretagna Anno: 2022 Genere: Drammatico Regia: Florian Zeller Durata: 123 min Distribuzione: 01 Distribution Sceneggiatura: Christopher Hampton, Florian Zeller Fotografia: Ben Smithard Montaggio: Yorgos Lamprinos Musiche: Hans Zimmer Produzione: See-Saw Films, Film4, Ingenious Media Cast: Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby, Zen McGrath, Hugh Quarshie, Anthony Hopkins, Danielle Lewis e William Hope.

Contenuti
Sinossi di The SonPrima di continuare è giusto precisare che The Son affronta temi quali depressione e suicidio – nonostante siano trattati veramente male e in maniera insensibile.

Sinossi di The Son

The Son vuole raccontare il rapporto complicato tra Nicholas (Zen McGrath) e i suoi genitori (Hugh Jackman, Laura Dern).
Il divorzio e il conseguente avvicinamento del padre ad una nuova compagna (Vanessa Kirby), ha gettato l’adolescente in una forte paralisi emotiva nei confronti della vita.

Prima di continuare è giusto precisare che The Son affronta temi quali depressione e suicidio – nonostante siano trattati veramente male e in maniera insensibile.

Quando è stato presentato alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, probabilmente alla critica è stato proiettato un altro film, altrimenti trovo inspiegabili i 10 minuti di standing ovation e applausi che sono seguiti alla visione.

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Florian Zeller, reduce dal Premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per The Father, sembra aver perso qualsiasi capacità di raccontare la realtà, che aveva invece magistralmente dimostrato con il precedente film.
L’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Le Fils, scritta dallo stesso Zeller, porta a schermo delle macchiette che si muovono solo tramite stereotipi, non hanno profondità e le loro azioni sono estremamente prevedibili.
Riuscendo a prevedere qualsiasi azione successiva, è impossibile costruire la tensione emotiva necessaria per affrontare con sensibilità la depressione affrontata dal figlio, e soprattutto il finale.
Il finale, costruito appositamente per strappare una lacrima allo spettatore, fallisce miseramente, provocando l’effetto contrario: stupore di come un prodotto tale possa essere stato realmente approvato.

The son

Cosa c’è di peggio di un film scritto male? Un film scritto male e interpretato malissimo.
Il ragazzo, interpretato da Zen McGrath e che dovrebbe essere il fulcro emotivo del film, mantiene la stessa espressione per tutto il film, appiattendo completamente i sentimenti espressi.
Nonostante Hugh Jackman, Laura Dern e Vanessa Kirby siano indubbiamente la parte migliore di questo film, anche loro non hanno potuto fare nulla contro la pessima sceneggiatura.
I dialoghi sono surreali e poco credibili, e non esiste un singolo momento in cui è assente la consapevolezza di vedere attori recitare una parte. Non ci si riesce ad immergere nella visione della pellicola, sollevando un ulteriore muro verso le emozioni espresse dai personaggi a schermo.

Florian Zeller, volendo fare un film sulla depressione adolescenziale, è riuscito a portare a schermo un manuale con tutti i punti da non seguire per un prodotto cinematografico che tratta quel tema.

The son zeller

The Son è attualmente disponibile su Prime Video, incluso nell’abbonamento alla piattaforma.

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2 commenti 2 commenti
  • Avatar di angelo de giacomo Angelo De Giacomo ha detto:
    Luglio 31, 2023 alle 19:46

    “Portare a schermo” non si può sentire. Magari sullo schermo.

    Rispondi
    • Avatar di riccardo biasolo Riccardo Biasolo ha detto:
      Agosto 2, 2023 alle 21:29

      Grazie per l’attenta lettura della mia recensione e per la minuziosa precisazione.
      L’espressione “portare A schermo” viene però ampiamente utilizzata in ambito cinematografico per indicare la trasposizione di un’opera teatrale o letteraria, come in questo caso.
      Ho deciso di adottare tale forma grammaticale, accantonando la meno metaforica “portare SULLO schermo”, dopo averla letta in svariati articoli redatti, tra gli altri, da un noto ed accreditato critico cinematografico (gli articoli a cui faccio riferimento sono facilmente consultabili tramite una semplice ricerca online).

      Rispondi

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