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Cos’era? Boh. Luglio forse. Sicuro il 2015. Temevo la mano sudata quando avrei dovuto stringerla al Presidente Putin. I dettagli sono importanti davanti alla telecamera, anche quando non si vedono. La prima regola del buon regista. Stanley Kubrick docet, non so se mi spiego.
Simpatico a modo suo. Russo tutto il tempo. Senza l’interprete avrei capito solo da. Classe ’52, ancora in tempo per nascere a Leningrado. San Pietroburgo oggi. Lo so, lo so. Non metto in dubbio la tua expertise in nomenclatura post sovietica. Come on, ahah. Non fare al solito.
Legge. Giusto per entrare nel KGB. Reclutato da chissà quale dipartimento in Università. Faccia di tolla quando l’ha detto. Sì, esatto. Sornione la parola chiave. Il dovere coinciso col desiderio. Fortuna. O il sommo grado di libertà. In ogni caso, un secolo e mezzo di freudismo liquidato. Burocrazia del pensiero.

Tenente colonnello, gli anni di Dresda. Appena un accenno. Le dimissioni contro Gorbaciov. Roba del ’91, al tempo del Putsch di agosto. Di sicuro non ne sente la mancanza. Lo avrebbe ignorato alle cerimonie ufficiali nei decenni seguenti, senza parlarne male apertamente. Peccato, speravo nelle picconate, ahah.
Una stagione da funzionario. Poi capo dell’FSB, prima del periodo da delfino di Eltsin. Non il più sobrio dei leader russi. Il tipico parente sotto il tavolo al matrimonio. Ma ehi, ognuno ha i suoi problemi. Sempre felpato sui predecessori.
Niente di preparato. Un’intervista sull’onda del momento. Azione. Azione. Diglielo in russo, diglielo in russo. E quel pistola arriva con i caffè, ahah. La classica battuta sulle mestruazioni delle donne. L’emotività. Pfui. Massì, tanto con Hollywood ho chiuso soltanto per il fatto di essere qui.

Abbiamo parlato di tutto. La Cecenia. La scuola di Beslan, come fosse ieri. L’Afghanistan. L’11 settembre. Gli amici americani. Continuava a ripetere la locuzione. Umorismo sovietico. Uniti contro Bin Laden, nemici giurati per Caucaso e Georgia. Nonostante il Presidente Bush vedesse la bontà della sua anima, ahah.
Ci sarebbe altresì il dossier Ucraina, ma nel merito il pensiero di Putin è putiniano, quindi luogocomune e male assoluto. Lo dico? Lo dico? Dai, lo dico. Espansione a est della NATO. Uhhh. L’ho detto. I’m so bad. Altro che la versione di My Way firmata Sid Vicious.
Una quotidianità tra Dacia e Cremlino. Le arti marziali. Palestra e tatami. Il judo, si sa, è far leva sulle debolezze avversarie. Hockey e cavalli. Un tipo sportivo. Con l’età la freschezza andata, ma il viso meno scavato. Più da attore, senza l’aria da personaggio di Dostoevskij. Il make up ha fatto miracoli su Vladimir.

Sorveglianza digitale, sabotaggi informatici. Non siamo più al tempo di Fidel. All’epoca bastava scegliere la scorta personalmente. Oggi gli spioni di CIA, NSA, forse pure i buoni a nulla dell’FBI ascoltano ogni parola proferiamo. Su Snowden ho girato un film. L’ho intitolato Snowden. Chiaro, limpido, essenziale. Ora è cittadino russo, al pari di Steven Seagal. La VPN reclamizzata dagli influencer non vi proteggerà dalle leggi antiterrorismo. Sapevatelo.
A proposito. Le presunte influenze russe sulle elezioni americane. Trump non era neppure argomento dei nostri primi incontri. Ancora fuori dai radar. La Clinton invece sì. Non grande stima reciproca, ahah. Forse ha ordinato di rendere pubbliche le mail, forse no. Gioco da potenza la guerra cognitiva. L’ultima volta ci siamo visti il tycoon più folle del Circus era in carica da un mese. L’avevo detto io di puntare sul vecchio Bernie.
Il vuoto ateista. Caduto il comunismo, il baratro del peggior nichilismo. La religione ortodossa riscoperta. Valorizzata. Mai davvero estirpata. Privatizzazioni selvagge, disuguaglianze sociali, oligarchi. Il profondo rosso di fine secolo. Ha ammesso. Non ha stoppato il fenomeno. Lo ha reso più equo. Un freno alla tempesta. Nella nuova Russia, anche Dio ha fatto la sua parte.