Sembrerebbe un anno da ricordare quello dell’attrice britannica Tilda Swinton che, raccolto il plauso della critica all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con la sua interpretazione nel film The Room Next Door (Pedro Almodovar), nei prossimi mesi uscirà nei grandi schermi con tantissime novità. The End è il suo ultimo progetto, prodotto da Neon e firmato dal regista Joshua Oppenheimer, e viene presentato come un musical post apocalittico.
Conosciamo Oppenheimer grazie al suo impegno nei suoi pluripremiati documentari (The Act of Killing, 2012; The Look of Silence, 2015). The End è il debutto del regista nel primo film di finzione e, nonostante le ansie da prestazione, Oppenheimer – che ha un cognome importante per un film ambientato dieci anni dopo il collasso del mondo – decide di firmare una sceneggiatura con protagonisti una Madre (Tilda Swinton, appunto), un Padre (Michael Shannon) e un Figlio (George MacKay).
The End non è l’ennesimo musical sul post apocalittico
Il film viene descritto come “un film che non perde tempo”: il mondo come lo conosciamo è finito. Qualcosa, probabilmente i cambiamenti climatici, hanno reso la terra (in superfice) completamente inabitabile. La famiglia sopravvissuta e protagonista del film, si rifugia in una fortezza sotterranea. Il figlio di venticinque anni è nato nel bunker sotterraneo e non ha mai visto la Terra oltre lo sfarzoso salotto male assortito della sua famiglia ex aristocratica.
In questo senso le verità e le bugie si mescoleranno insieme assumendo le fondamenta della mitologia: non si sa di chi siano le colpe o se esse siano reali. Quello che sappiamo è che in The End risuonano altisonanti i sentimenti già visti e documentati del massacro indonesiano e che pur Oppenheimer decide di riproporre nella finzione, probabilmente guardando a un futuro in cui non lo sarà più.