Cineteca di Bologna e Eagle Pictures riportano in sala The Elephant Man, uno dei capolavori del geniale David Lynch del 1980, in edizione restaurata 4K da Studio Canal. Dopo Cuore Selvaggio e Eraserhead, che sono tornati al cinema nel mese di maggio, è la volta del secondo lavoro di Lynch che vede come interpreti Anthony Hopkins (Frederick Treves), John Hurt (John Merrick), Anne Bancroft (Mrs.Kendal), John Gielgud (Carr Gomm), Wendy Hiller (Madre Shead), Freddie Jones (Bytes), Michael Elphick (guardiano notturno), Hanna Gordon (Mrs. Treves), Helen Ryan (Princess Alex) e John Standing (Fox).

The Elephant Man racconta la storia di John Merrick, l’uomo elefante, il freak della Londra vittoriana
proto-industriale, deformato dalla malattia e ridotto a fenomeno da baraccone. Un film epocale, che
ha cambiato le regole dell’horror, invertendo le dinamiche tra “mostro” e spettatore: chi ha paura di
chi? Il restauro esalta il bianco e nero del grande Freddie Francis, dando nuova forza a questa
attualissima riflessione sullo sguardo e sull’orrore, messa in scena da uno dei registi più visionari
della storia del cinema.
Adattamento del libro del dottor Frederick Treves The Elephant Man and other reminescence e The Elephant Man: A study of human dignity di Ashley Montagu, il film valse a Lynch otto candidature agli Oscar (miglior film, regia, attore protagonista a John Hurt, sceneggiatura non originale, costumi, scenografia, montaggio e colonna sonora) anche se non vinse in nessuna categoria. Seppur non sia presente nei titoli, per evitare che il film fosse collegato in qualche modo al suo nome e quindi alla commedia, il produttore del film era Mel Brooks, che ricevette la sceneggiatura dalla moglie, Anne Bancroft
John Merrick, chi era
Vissuto alla fine del XIX secolo (è nato il 5 agosto 1862), e di cui abbiamo una documentazione fotografica che ci ha permesso di conoscerne l’aspetto, Joseph Carey Merrick (il nome John viene citato erroneamente nelle prime biografie) fu afflitto fin dall’infanzia da una malattia rara che rendeva la sua pelle spugnosa e cadente, il suo cranio era deformato da protuberanze, il suo labbro superiore sporgeva verso l’esterno, caratteristica che a molti ricordava una proboscide e da qui il soprannome Elephan Man. Inoltre, era zoppo e aveva le gambe deformi.
Identificata nel 1983, la patologia (estremamente rara) di cui John soffriva è chiamata sindrome di Proteo (chiamata così dal dottor Hans Rudolf Wiedemann), confermato anche anni più tardi, nel 2003, dalla dottoressa Charis Eng che ha eseguito i test su campioni di DNA di John, indicando anche il gene colpevole di questa patologia, l’ATK1.
Nato a Leichester, quello che continueremo a chiamare John in questo articolo, i suoi genitori sono Joseph Rockley Merrick e Mary Jane Potterton e ha due fratelli minori: William, che muore all’età di 4 anni per scarlattina, e Marion, anch’essa deceduta prematuramente a 23 anni di mielite. La madre di John muore quando lui ha dieci anni e la nuova moglie di suo padre non intende tenersi in casa un bambino storpio, così viene cacciato e per un periodo sopravvive come venditore di lucido da scarpe.
Alla fine, John decide di “sfruttare” la sua deformità e va a lavorare come fenomeno da baraccone riuscendo anche a risparmiare dei soldi ma, una volta che in Gran Bretagna vengono vietati i freak show, prova a fare fortuna in Belgio.
Maltrattato dal suo presentatore, John torna a Londra dove incontra il dottor Treves: afflitto da un’infezione bronchiale, viene condotto dal medico presso l’ospedale per cui lavora dove riesce a far ottenere a John una sistemazione permanente. La sua storia colpì l’alta società e diventò perfino un favorito della regina Vittoria, ma John non riuscì mai a coronare il suo sogno di trovare l’amore. Scriveva poesie e componimenti per sfogarsi, e passò il resto dei suoi anni desiderando di poter essere trasferito in un’istituto per ciechi dove pensava che, forse, avrebbe potuto trovare qualcuno che si potesse innamorare della sua anima
John Merrick muore l’11 aprile 1890 per soffocamento accidentale durante il sonno.