Il 1° Novembre al Cinema Centrale di Lucca, a nome di I Wonder che ha presentato The Beast, Simone Soranna ha moderato l’incontro tra il regista Bertrand Bonello e Lorenzo LRNZ Ceccotti:
“Mi sono interrogato moltissimo su come introdurre questo incontro e sono arrivato a una parola, passione. Io penso che il Lucca Comics sia un festival popolato dalla passione, penso che il lavoro di I Wonder Pictures sia sempre guidato dalla grande passione per il cinema e penso anche, in maniera egocentrica, che la mia passione per la settima arte sia dovuta anche al cineasta che sta per introdurre il film quest’oggi. Un applauso e un ringraziamento sentitissimo a Bertrand Bonello! E in nome della passione abbiamo chiamato per domande appassionanti Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ.”
Analizziamo The Beast con interessanti risposte dell’autore
LRNZ comincia con domande tecniche, sottolineando che The Beast si svolge su tre linee temporali molto differenti tra di loro, si potrebbe definire un film in costume al cubo, e chiede com’è stato risolto il problema del passaggio tra le varie epoche dal punto di vista della creazione delle immagini. Bertrand Bonello ha affermato:
“Grazie per questa introduzione, la risposta è molto semplice: non ho mai lavorato così tanto a una sceneggiatura di un film, perché ce ne sono state addirittura trenta, però quello che vedete è il film stesso, non c’è opera in più di montaggio. La cosa più complicata è fare di tre epoche un’unica entità e unire questi tre aspetti e farli diventare tutt’uno. Oltre a un mix di epoche c’è stata proprio la volontà di fare un mix di generi, quindi non compartimenti stagni, non solo fantascienza, non solo melodramma, ma tutto mischiato.
Poi abbiamo riflettuto a come montare queste epoche insieme, la decisione è sta presa: il presente nel 2044 e rappresentava un formato quadrato, poi siamo andati verso un formato 1,85:1. Abbiamo deciso di girare le scene del 1910 in 35 millimetri e le parti di Louis del 2044 e del 2014 in digitale. Avevo proprio bisogno di più sensualità nella pellicola del 1910. E poi dobbiamo sempre porci questa domanda: di cosa ha bisogno adesso la scena? Non solo in termini tecnici, ma anche in termini di sentimenti.”
Poi LRNZ pone l’accento sul metalinguaggio dei generi, dei formati e della messa a schermo in The Beast e voleva sapere dall’autore in che modo ha trattato il cinema in maniera così totale dal punto di vista dei supporti e dei formati:
“Si, mi pongo sempre la questione di cos’è l’immagine del cinema perché viviamo costantemente immersi in un flusso di immagini e quindi mi devo sempre porre la questione: cos’è in più l’immagine del cinema. Io non riesco a dire che un 35 corrisponda al cinema e invece un’immagine su Youtube non è cinema, questo non lo posso dire: per me un’immagine cinematografica è quand’è quadrata, pensata e inserita all’interno di un racconto.”
Ceccotti si è poi rivolto al regista puro di The Beast, che dirige gli attori: gli ha colpito tantissimo l’attrice protagonista che sembra sempre lo stesso personaggio, ma guardato attraverso un prisma, che ne separa degli aspetti della personalità. Ha chiesto com’è stato possibile riuscire ad estrarre questa definizione così cristallina degli aspetti del personaggio lavorando con un’attrice incredibile come Léa Seydoux:
“Io più che mai penso che i personaggi siano al 50%il frutto di ciò che scrivo e il 50% della persona stessa, di quello che apporta al personaggio. [The Beast] è la storia di una coppia che si ritrova più volte in tre epoche diverse e amavo particolarmente il fatto che Léa fosse un personaggio sempre uguale; al contrario il suo partner, George, è sempre diverso e questo è stato un modo per trovare un file rouge attraverso le epoche. Léa l’ho scelta perché è eterna, non ha tempo: può essere nel futuro e nel passato; e l’ho scelta perché rappresentava l’emblema di questo film.”
Poi l’intervistatore ha ricordato che Bertrand Bonello è stato anche il compositore della colonna sonora di The Beast: quest’ultimo ha spiegato di aver realizzato il suono mentre scriveva la sceneggiatura del film, “viene tutto insieme e io ho la fortuna di essere nato come musicista”. Un altro argomento interessante in The Beast è il rapporto con la tecnologia ed è stato chiesto al regista se questo film è una proiezione neutra verso il futuro, se è un monito verso l’intelligenza artificiale o semplicemente un punto di vista:
“Intanto sono molto felice perché penso che il film debba farsi porre più domande rispetto alle risposte che dà. Quando ho iniziato a scrivere mi sono informato molto con specialisti sul tema dell’intelligenza artificiale. Secondo me, i veri problemi dell’intelligenza artificiale arriveranno tra 15/20 anni, quindi nel futuro. Quando ho presentato il film al festival di Venezia nel 2023 eravamo in pieno sciopero degli attori di Hollywood proprio per l’intelligenza artificiale ed è diventato di colpo più contemporaneo di quanto pensassi.
È la prima volta che faccio un film di fantascienza e mi sono reso conto che la fantascienza dovrebbe inventare il mondo di domani, ma permette anche di esprimere le paure dell’oggi che siano esse positive o negative. Il tema principale era comunque il rapporto della tecnologia e dell’uomo.”
Infine, Simone Soranna ha voluto aggiungere come The Beast sia un’opera sentimentale e ha chiesto al regista come abbia gestito l’equilibrio tra quest’aspetto e quanto analizzato precedentemente in quest’incontro:
“Sono contento che tu ti sia soffermato sull’aspetto sentimentale di questo film. Penso che questo film sia come un millefoglie, quindi ha diversi strati; è una storia semplice, raccontata in modo complesso, ma alla base il sentimento è semplice ed è anche duplice, amore e paura, e volevo amplificarlo al massimo.”