Dal 21 novembre il regista francese Bertrand Bonello torna al cinema con The Beast (La Bête), un film ambizioso e visionario che porta sul grande schermo un romance distopico interpretato da due volti del cinema contemporaneo: Léa Seydoux e George MacKay. Il film, liberamente ispirato a La bestia nella giungla di Henry James, è pronto a sorprendere il pubblico grazie alla distribuzione di I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Dopo la presentazione in concorso all’80esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove ha già fatto parlare di sé, The Beast si preannuncia come un’opera che sfida convenzioni narrative e concettuali. Bonello esplora il legame tra amore, memoria e identità, intrecciando passato e futuro in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale, in cui le emozioni umane sono viste come minacce da estirpare.
Un futuro distopico e un amore che rende umani
Se James esplorava l’ansia e l’attesa di un uomo che sente incombere su di sé un destino nefasto, Bonello riprende quel senso di minaccia incombente e lo trasporta in una cornice distopica e tecnologicamente avanzata, nella quale le emozioni non solo sono viste come superflue ma vengono considerate pericolose. In questo mondo futuro, il personaggio di Gabrielle, interpretato da Léa Seydoux, intraprende un percorso di purificazione del proprio subconscio. Per farlo, deve attraversare le vite passate che ha vissuto, un processo che la espone a un’odissea temporale alla ricerca del senso dell’amore e della propria identità.
In questo universo, l’amore tra Gabrielle e Louis, interpretato da George MacKay, diventa un filo conduttore che si snoda tra epoche diverse, dalla Belle Époque di una Parigi romantica e decadente, fino alla Los Angeles contemporanea, mantenendo intatta quella tensione romantica e tragica tipica dei protagonisti destinati a rincorrersi senza mai riuscire a raggiungersi davvero.
Lo stile di Bonello: tra estetica onirica e critica sociale
Bertrand Bonello, regista noto per titoli come L’Apollonide e Nocturama, è considerato una delle voci più originali del cinema francese contemporaneo. La sua regia si distingue per l’attenzione al dettaglio e alla costruzione visiva, capace di coniugare il realismo con un senso di astrazione che rende le sue opere sospese in una dimensione onirica e misteriosa.
La visione di Bonello si manifesta in una pellicola che non si limita a raccontare una storia d’amore, ma solleva interrogativi sulla natura dell’identità e della memoria. La società immaginata dal regista, dominata dall’intelligenza artificiale, è un riflesso del nostro presente, in cui l’individualità sembra progressivamente sacrificata in nome di un’efficienza algoritmica che non lascia spazio per i sentimenti. Gabrielle è una ribelle involontaria e il suo amore per Louis diventa così un atto di resistenza, un tentativo di aggrapparsi a ciò che ancora la definisce come umana.
La scelta di Léa Seydoux e George MacKay come protagonisti si rivela fondamentale per dare vita a personaggi complessi come Gabrielle e Louis. Seydoux, già apprezzata per le sue interpretazioni in film come La vita di Adele, Spectre e Dune, conferisce a Gabrielle una sensibilità e una vulnerabilità che fanno da contrappunto alla freddezza del mondo in cui vive. George MacKay, celebre per il ruolo in 1917, porta invece in Louis una determinazione e un magnetismo che rendono il suo personaggio indimenticabile.
I temi universali del cinema di Bonello
The Beast esplora i confini dell’amore e della memoria, portando sul grande schermo una storia che trascende le epoche e i generi. Bonello ci offre un’esperienza profonda e coinvolgente, confermando ancora una volta la sua capacità di affrontare tematiche universali con uno stile unico e innovativo. Con The Beast, Bonello si spinge oltre i limiti del cinema convenzionale, creando un’opera che è al tempo stesso un viaggio nell’inconscio e un monito per il futuro.