The Bad Guy 2 è uscito il 5 dicembre su Prime Video. Ritorna dunque una delle più gradite sorprese made in Italy dell’anno passato dove si riprendono le disavventure del magistrato siciliano Nino Scotellaro/Remo Balduccio in cerca di una tremenda vendetta contro coloro che gli hanno rovinato, post-mortem presunta, la propria reputazione di integerrimo magistrato in perenne lotta contro la Mafia e contro qualsiasi tipo di ingiustizie, interpretato ancora una volta ovviamente da un intenso e sempre bravissimo Luigi Lo Cascio.
Anche in questa seconda stagione, i colpi di scena saranno davvero moltissimi nei 6 episodi da cui è formata questa nuova parte della serie, anche perché Nino Scotellaro nel frattempo si è unito, citando Star Wars, al lato oscuro della forza e come Anakin Skywalker si è unito con coloro che prima combatteva, anche nel caso di Nino Scotellaro in The Bad Guy 2 il percorso sarà similare.
Da qui ripartirà la ricerca di Nino per scoprire chi lo ha tradito e perché, e trovato Mariano Suro nella prima stagione, ora dove si trovano le prove compromettenti per incastrare i colpevoli attraverso un misterioso archivio su cui mettere finalmente le mani, e magari riuscire a dare una risposta definitiva alla domanda, forse più importante, che si chiede Mariano Suro alla fine della prima stagione della serie, e a cui cerca in qualche modo di rispondere The Bad Guy 2:
Porti il nome di un morto, e morto ti faccio. Ma prima mi devi dire una cosa: Balduccio Remora, cugino dell’America del Sud… Ma tu, chi c**** sei?“
Nino Scotellaro o Remo Balduccio? Una bella domanda che in parecchi gli hanno fatto in passato e gli faranno anche durante questa seconda stagione e, senza spoilerare alcun risvolto importante della trama in questa recensione, si cercherà di indirizzare il lettore e l’eventuale fruitore della serie verso la risposta.
Perché dietro le vicende di mafia e dell’archivio su cui si concentrerà questa seconda stagione, è questa ricerca di sé la cosa fondamentale e, se è possibile, magari recuperare il proprio io ingiustamente perduto chissà dove durante le traversie della vita che hanno portato Nino Scotellaro a questa nuova vita. Ora possiamo realmente incominciare questo viaggio, il Bad Guy è pronto a tornare…
The Bad Guy 2. La trama
A che punta eravamo e da dove ripartiamo…
Avevamo lasciato alla fine della prima stagione di The Bad Guy, Nino Scotellaro/Balduccio Remora (Luigi Lo Cascio) nella tana di Mariano Suro (Antonio Catania), il boss mafioso e super latitante e padre di Teresa Suro (Giulia Maenza) con la quale Balduccio Remora, presunto lontano cugino dei Tracina proveniente dall’America del Sud di cui Nino Scotellaro ha assunto l’identità, per poter entrare nel mondo dei Tracina e tentare di smantellare, dall’interno, il regime mafioso vigente.
Qualcosa che, dalle alte sfere della magistratura da dove si trovava un tempo attraverso una brillante carriera di magistrato, era arrivato tanto vicino a sgominare.
Una volta però infamato da alcune false testimonianze di diversi pentiti, che di fatto avevano minato le basi del suo castello accusatorio che Nino tanto faticosamente aveva montato contro gli imputati nel corso degli anni, vedendo al contrario, rovinosamente crollare la propria reputazione e la non meno importante sua integrità morale, caratteristiche vitali per un servitore dello Stato che si occupa di così delicate vicende di mafia, e ora irrimediabilmente minate davanti agli occhi di tutti per cui era diventato una specie di eroe, ma in particolare dell’amata moglie e avvocato Luvi (Claudia Pandolfi) e della folle, ma integerrima e coraggiosissima sorella poliziotta Leonarda Scotellaro (Selene Caramazza).
Un mondo distrutto quello di Nino Scotellaro che lo ha portato, dall’essere un paladino coraggioso nella lotta contro la mafia, ad essere considerato il più grande degli infami sulla faccia della terra, perché, e questo anche i boss mafiosi lo avevano imparato bene nel corso degli anni, che più alta è la considerazione che hai nel pubblico che ti guarda e più clamorosa e rovinosa sarà la caduta.
Il rischio altrimenti per la malavita organizzata, di un boomerang di popolarità e di una conseguente santificazione di quel personaggio, diventa troppo alto per chi non ama la spettacolarizzazione delle proprie malefatte davanti alla grande platea dell’opinione pubblica, come avvenuto per esempio con tanti eroi reali degli anni Ottanta e Novanta tragicamente poi assassinati per essere stati troppo vicini alla realtà e finiti per diventare esempi da seguire e non fantasmi da dimenticare.
La mafia presente nella serie, e nello specifico in The Bad Guy 2, questa lezione l’ha appresa bene e per questo decide non solo di far fuori fisicamente Nino Scotellaro, ma di creare una sorta di inattaccabile damnatio memoriae nei suoi confronti così da impedire che un altro eroe nella lotta contro di essa si erga su di loro anche dopo l’assassinio messo in atto contro di lui.
Anche perché è indubbio che, se è una storia inventata quella di The Bad Guy, il retroterra che la sostiene è più reale che mai e tanti sono infatti i riferimenti al nostro mondo a cui i personaggi si attaccano, alcuni espliciti, altri più nascosti sotto la finta pelle della fiction per celare realtà tutt’altro che fittizie, su questo punto comunque ci arriveremo tra poco con esempi concreti. E da qui ripartiamo…
Mariano Suro è solo Mariano Suro o è una maschera per altro?
Il regno sotterraneo in cui si muove The Bad Guy 2 e in cui troviamo tutti i protagonisti all’inizio di questa seconda stagione, potremmo tranquillamente paragonarlo a uno di quei classici covi, divenuti famosi ai nostri occhi attraverso i telegiornali, nei quali nel corso degli anni sono stati trovati diversi boss mafiosi, a partire da Totò Riina arrivando a Bernardo Provenzano, fino ovviamente al recentissimo arresto di Matteo Messina Denaro, anche se questo è avvenuto fisicamente in una clinica, ma del cui covo si è comunque avuto notizia successivamente.
Tutti e tre capi di Cosa nostra, in comune hanno la medesima caratteristica: per anni si sono sapientemente nascosti agli occhi del mondo, con l’ausilio di consenzienti complici all’esterno, in luoghi del genere per evitare di essere catturati e dal cui ritrovo segreto hanno mosso, invisibili al mondo comune, le loro criminose tele.
Ora soffermiamoci su come viene trovato Mariano Suro in The Bad Guy 2 e in quali effettive condizioni di salute sia.
E’ un uomo di una certa età, non giovane, ma nemmeno estremamente anziano, eppure in assai precarie condizioni di salute, essendo alle prese con una grave forma di insufficienza renale e che tra le sue passioni ci sono i documentari di Piero Angela, volendosi mostrare agli occhi di Nino una persona abbastanza colta.
Seppur gravemente debilitato dalla malattia, Mariano Suro è lontano dall’apparire un uomo debole e inerme al comando: all’interno del cartello mafioso rimane comunque un punto di riferimento importante e ancora pienamente in grado di comandare, anche da qui, una pericolosa rete mafiosa all’esterno del covo.
Anche nel caso di peggioramento delle proprie condizioni di salute, è altrettanto ben organizzato: essendoci sparsi, nei dintorni di dove si trova, alcuni centri improvvisati con appositi macchinari dove poter essere prontamente curato ed eventualmente operato in caso di emergenza, come abbiamo visto anche nella prima stagione.
Altro dettaglio da non sottovalutare rispetto alla prima stagione, è il fatto che, se nella prima stagione sentiamo la sua presenza costante, ma di fatto non lo vediamo mai in viso fino alla fine; in The Bad Guy 2 lo vediamo oramai smascherato in tutta la sua fragilità e debolezza fisica, sebbene ancora in grado e decisamente determinato a non apparire come una figura psicologicamente debole, ma anzi cerchi costantemente di farla franca nonostante tutto.
Se una persona è abbastanza avvezza ai telegiornali, è innegabile vedere in Mariano Suro, non soltanto uno stereotipo generale del boss mafioso in latitanza, ma una copia vera e propria di Matteo Messina Denaro, conosciuto negli ambienti criminali e dall’opinione pubblica come U Siccu o Diabolik.
Arrestato il 16 gennaio 2023 in una clinica in provincia di Trapani, mentre si stava per curare per una grave forma di cancro al colon e morto il 25 settembre dello stesso anno, dopo una trentennale latitanza per lo più vissuta sempre nei pressi di Castelvetrano, nel trapanese, e su cui la cattura si sono fatte mille ipotesi, compresa quella che, stanco e debilitato dalla malattia, si sia fatto catturare lui stesso volontariamente per poter eventualmente curarsi in maniera più continua.
Persona, a quanto sembra, colta, narcisista patologico, amante della storia, della letteratura, delle donne e della bella vita, emerge un ritratto molto vicino a quello di Mariano Suro.
A parte le ultime due prerogative, che sfuggono all’interno della serie vista la problematica situazione in cui troviamo Mariano Suro, piuttosto malandato a causa della malattia e in costante fuga dalla polizia, su tutto il resto appaiono indizi abbastanza schiaccianti che i registi della serie, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, lasciano sparsi senza in realtà una gran volontà di nascondere alcunché della vicinanza tra le due figure in questione, quella reale di Denaro e quella finzionale magistralmente interpretata da Antonio Catania.
Nella prima stagione, è come se, pur già gravemente malato, l’identità di Suro riesca a rimanere ancora celata e misteriosa nella sua inscalfibile fortezza, continuando inesorabilmente a terrorizzare, e allo stesso tempo a far dannare uno Stato che, almeno ufficialmente, vorrebbe finalmente metterlo agli arresti, quindi una figura insomma vicina all’imprendibile Diabolik, giusto per restare in tema.
In The Bad Guy 2, oltre all’enigmatica figura di Balduccio Remora, è rimasto praticamente solo lui come baluardo dello Stato mafioso che c’era in principio, oltre al fatto che anche le sue condizioni di salute sono radicalmente peggiorate, e quindi ora apparentemente più fragile, lo vediamo sì in tutta la sua debolezza fisica ormai non più in grado di nascondersi al mondo esterno, ma anche nella sua strabordante forza psicologica, rimasta intatta e tesa costantemente a manipolare chi gli sta intorno.
Matteo Messina Denaro, come il suo alter ego artistico in The Bad Guy 2, non darà mai realmente alcun aiuto concreto alla polizia e alla magistratura per catturare alcuno o quantomeno svelare segreti della sua organizzazione mafiosa di cui, a suo dire, non sapeva assolutamente nulla.
Durante i nove mesi trascorsi nel carcere dell’Aquila, ha sempre tentato di manipolare la conversazione, non rivelando mai alcun segno di pentimento per alcuni dei delitti perpetrati da lui stesso e da Cosa Nostra, di cui era a capo, alcuni a dir poco tra i più atroci del Novecento italiano, e di cui, prestando fede alle sue parole, non ne sapeva nulla, lavandosene quindi, pilatamente parlando, ampiamente le mani del sangue altrui versato, spesso assolutamente immune da colpe.
Oltre a questo, tornando alle dinamiche interne alla serie, c’è questa presunta cultura di cui Mariano Suro dà sfoggio, declamando alcuni principi scientifici come quello del gatto di Schroedinger, non recepiti però dai libri, ma dalla televisione, non però da Sheldon Cooper e The Big Bang Theory, si tratta di un uomo comunque dai gusti italici di diverso tipo, ma dall’immenso divulgatore scientifico Piero Angela di cui ne fa sperticate lodi.
Questo riferimento alla cultura di massa ci fa pensare che The Bad Guy 2, in maniera più o meno esplicita, si prenda gioco della cultura di questi boss mafiosi di cui si fanno gran vanto, ma che in realtà appartenga più ad un merlo canterino che ripete la lezione imparata dal mezzo televisivo, e non da una cultura propria proveniente da chissà quale percorso accademico.
Un merlo canterino tra l’Inno di Mameli e il deserto siciliano
In The Bad Guy 2 abbiamo infatti tre scenari su cui si svolgono le vicende in una sorta di guardie e ladri senza sosta: come “ladri” abbiamo già accennato al contesto in cui ci sono Mariano Suro, Nino Scotellaro e Teresa Suro, l’altro è quello delle “guardie” composto da coloro che danno la caccia a loro e all’introvabile archivio di Suro, in cui sono contenuti anni di intercettazioni tra il boss e pezzi grossi dello Stato.
Tutti lo vorrebbero trovare: la magistratura, il pool investigativo di Palermo, lo Stato e personalità singole direttamente interessate come Luvi e Leonarda Scotellaro, e Stefano Testanuda, agente segreto sociopatico al servizio dello Stato interpretato da un’efficace new-entry nella serie, Stefano Accorsi.
Il terzo scenario potrebbe essere definito un utile pezzo del puzzle, sia per le “guardie”, per scoprire qualcosa di più sulla posizione di Mariano Suro e del suo compromettente archivio, sia per quanto riguarda “i ladri”, essendo l’ultimo contatto esterno su cui poter fare affidamento in caso di necessità. Qui troviamo uno degli uomini di Mariano Suro, interpretato da un inaspettato Aldo Baglio, che torna senza il resto del trio a lavorare con Antonio Catania, stavolta come galoppino di quest’ultimo in un contesto tutt’altro che comico.
Accanto a lui in gabbia, uno splendido esemplare di merlo indiano che canta a memoria, come Mariano Suro ripete meccanicamente la lezione di Piero Angela, l’uccello appartenente alla famiglia degli Sturnidi, canta a memoria, sullo sfondo della serie, l’Inno d’Italia, anche se in contesti decisamente lontani dai luoghi del potere.
Qui nel cuore della Sicilia, come un’inutile ed eterna cantilena, che meccanicamente si ripete senza alcun senso, un po’ come Vittorini e la sua Conversazione in Sicilia che tra i silenzi e le ombre di una Sicilia insolita, invernale e montuosa, ne decantava la perduta vitalità di cui lui, tornato nella sua terra madre, dal nord in cui si era autoconfinato, ora ne ammira nostalgico le decadenti rovine.
Anche qui, come nel capolavoro di Vittorini del 1941, della vera Sicilia è rimasto giusto un’eterno riecheggiare di un canto, ma nemmeno più di un qualcosa di puramente siciliano ormai quasi estinto, bensì di lingua italica, in un italiano però spento che, come un disco rotto, gira eterno sul giradischi, e la cui melodia arriva solo attraverso un eco lontano che giusto un merlo è rimasto a cantare in quella terra oramai dimenticata da Dio.
Un eterno viaggio alla ricerca dell’anima culturale e musicale del Bel Paese
The Bad Guy 2, sulla falsa riga della prima stagione, è anch’esso un viaggio culturale nell’Italia del secondo Novecento in cui immergersi. Se infatti c’è la musica di Colapesce Di Martino, il celebre duo siciliano che ha conferito con la propria musica un tratto estremamente contemporaneo alla serie, le citazioni alla musica appartenente alla società del Boom economico sono onnipresenti, anche perché, non essendoci un gran uso dei flashback, è la musica a farla da padrona invisibile dei ricordi di Nino e non solo.
Il passato viene rievocato, nel tempo presente, proprio attraverso la musica riprodotta su vari dispositivi elettronici, più o meno tecnologici, che la conservano e che, in particolare nella mente di Nino, lo portano a rievocare temi del passato, tra il sognante e il nostalgico, di quando ancora credeva veramente in ciò che faceva, e non a caso, accanto ad essi rievocano indirettamente, insieme alle note di quei brani, anche le date, probabilmente non inserite a caso all’interno di The Bad Guy 2, storicamente e personalmente significative, in cui si erano diffusi nel panorama musicale italiano in cui Nino è cresciuto.
Ad esempio abbiamo Sì o no (Please Don’t Go), una hit di Fiorello (siciliano DOC non a caso) del 1993, periodo questo collocabile in un particolare momento storico in cui lo spirito di lotta contro la Mafia era ai massimi livelli, soprattutto dopo gli assassini, nel giro di pochi mesi uno dall’altro, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992, e di quando allora il giovane Nino, sperando magari di ripercorrerne le orme e raccoglierne il testimone morale di quella missione, muoveva i primi passi all’interno del mondo della magistratura.
Un’altra canzone presente in un certo punto della storia di The Bad Guy 2, e che viene canticchiata allegramente da Nino, è Sentimento Nuevo, grande hit di un altrettanto magnifico album La voce del padrone, del 1981 di un altro grandissimo siciliano, il cantautore catanese anch’esso, l’indimenticato Franco Battiato.
Anche questo non è soltanto un brano con significati interni o proustianamente parlando, riferenti solo ad un altro ricordo di Nino che non vediamo, ma avviene quando Nino era solo un ragazzino, un anno prima della morte di un altro grande e coraggioso simbolo di lotta contro la mafia, di quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il 3 settembre del 1982 perse la vita nella strage di via Carini a Palermo insieme alla moglie e all’agente della sua scorta, dopo esserne diventato prefetto pochi mesi prima.
Due mondi che potremmo vedere uniti in una sorta di viaggio di circa dieci anni non soltanto di musica italiana, ma di cultura, non solo musicale, proveniente dalla Sicilia e non solo ma anche da altri due grandi amanti della terra siciliana come Lucio Dalla e Domenico Modugno, anche loro presenti con la loro arte all’interno di The Bad Guy 2.
Terzo brano non meno importante ai fini narrativi, ma possiamo dire forse all’origine vera e propria di Nino Scotellaro infante, è certamente Se Telefonando del 1966, altro meraviglioso brano della musica italiana, portato al successo da Mina e scritto da Maurizio Costanzo con la musica di Ennio Morricone, che si ripete costantemente in The Bad Guy 2, diventandone quasi una colonna sonora della serie e non necessariamente cantata, anche perché, il meraviglioso suddetto pezzo, conosciutissimo anche ben al di fuori dei confini nazionali, torna costantemente musicalmente e non, citandone semplicemente il titolo. Il motivo lo scoprirete direttamente voi guardando la serie.
Per finire è impossibile dimenticare, in una sorta di risorgimento italiano, il Va Pensiero di Giuseppe Verdi, che in una scena cruciale del film, fatalmente trionfale, sembra far risorgere quello spirito italiano che il merlo indiano all’inizio della serie martellante e gracchiante cantava e che ora, sempre con un effetto di grande impatto sonoro con il pezzo di spicco e più famoso del Nabucco trionfalmente riecheggia, facendo credere in un effettivo risorgere dalle ceneri di quello spirito italiano che trionfalmente si erge sulla mafia.
Le ceneri di Nino e di Balduccio tra un archivio da trovare e un libro eterno
In The Bad Guy 2, se possibile, riecheggia ancora di più, se già dalla prima stagione non fosse già abbastanza evidente, il riferimento, più o meno diretto, ad uno dei più grandi romanzi della storia della letteratura, non solo ottocentesca e francese, ma mondiale: Il Conte di Montecristo.
Il romanzo di Dumas del 1846 è uno di quei classici eterni che ancora oggi, quando si tratta di vendetta e rivincita, riecheggia, sia nei film che nelle serie televisive che non solo direttamente riprendono le sfortunate vicende di Edmond Dantes divenuto poi Conte di Montecristo, ma anche in serie ambientate nella contemporaneità ma dove riecheggia lo spirito del romanzo di Dumas padre.
Potremmo citare Revenge, la serie ABC andata in onda dal 2011 al 2015, ambientata negli alti salotti dell’aristocrazia americana, o Gankutsuou anime del 2005 in un contesto lunare o proprio The Bad Guy, che dal 2023 anch’esso ne ripercorre le affascinanti trame, ma in un contesto diverso come quello italico, siculo nel particolare.
Perché, se c’è un sentimento affascinante e che la letteratura in migliaia di pagine ha saputo rendere immortale, è proprio la vendetta e la voglia di giustizia per qualcosa ingiustamente tolto a favore di altri e che ha distrutto senza pietà l’identità originale di colui che, ingenuamente ed idealmente, portava come suoi vessilli, buoni sentimenti come la giustizia e il rispetto verso gli altri da sbandierare fiero in un tempo antecedente all’ingiusta offesa subita prima dell’infausta ed ingiusta rovina.
Questa sete di giustizia, che potremmo accostare tranquillamente alla parte buona della vendetta, è una sfumatura di essa che possiamo avvertire non solo in Nino, ma anche nell’amata Luvi che, in un’intervista televisiva, citando il Franz Kafka de il romanzo Il Processo, difenderà a spada tratta la memoria del marito a cui è stato tolta non soltanto la vita, ma anche la gloria, facendo riferimento ad alcune grandi figure del passato alla quale almeno una memoria linda di peccati e pressoché gloriosa da ricordare era rimasta, a Nino invece non è nemmeno stato concesso questo premio di consolazione.
Nino, infatti, non è stato solo infamato per una cosa di cui non era assolutamente colpevole da parte di coloro che avevano, dal loro punto di vista, ragioni legittime per farlo, ma anche da persone che credeva vicine a lui. Un caso emblematico è quello di Giusy Corifeno (Guia Jelo), magistrato capo del pool antimafia e amica di vecchia data di Nino e della moglie, che Nino amaramente scopre a casa di Suro, per motivi non specificati nella serie, l’essersi collusa anche lei con coloro che, al contrario, avrebbe dovuto aspramente combattere.
Se le condizioni di Suro sono solo fisicamente precarie, Giusy oltre alla grave forma di diabete a cui è soggetta, soffre di un’altrettanto grave forma di demenza, i cui primi segni avevano già fatto la loro comparsa durante la prima stagione.
Adesso Nino, nelle vesti di Balduccio, è costretto a vedere la sua vecchia amica con una salute drammaticamente peggiorata in questo strano sottomondo sotterraneo, segno di come a lungo andare, questa sua compromissione con i cattivi abbia fatto decisamente più danni a lei che a Suro stesso, contaminato anch’esso dal veleno del male da così tanto tempo da non soltanto essere immune da esso, ma da produrlo anzi in gran quantità, mentre per Giusy, una persona fondamentalmente buona, non è rimasto altro che qualche breve spazio di apparente lucidità in un oblio senza fine, con solo qualche buon budino, che il diabete tra l’altro le impedisce di mangiare, ad illuminarle la mente e a farle illusoriamente compagnia.
Questi e altri tradimenti in The Bad Guy 2, più o meno inaspettati tra le persone care, porteranno Nino a una sorta di spaccamento di personalità: da una parte c’è il passato che bussa: l’amore per Luvi, l’affetto per la sorella e il recupero dell’archivio di Suro che consentirebbe a lui, non solo di recuperare questo suo piccolo mondo antico, ma trionfalmente ritornare da eroe in quella società che tanto facilmente lo aveva rinnegato.
Riprendendosi magari, con gli interessi, quella dignità lesa in quegli anni da quelle infamanti bugie fatte circolare su di lui, tanto gravi da perseguitarlo persino sulla sua tomba, il suo ultimo presunto domicilio conosciuto, marchiata senza possibilità di replica con l’indelebile scritta “mafioso” a contorno della sua foto.
Dall’altra parte, però, le tante bugie da cui è stato circondato persino da quelli che pensava fossero suoi amici, lo portano ad una grave crisi di coscienza sempre più accentuata, arrivando addirittura a pensare che forse l’identità di Balduccio Remora sia tutto sommato migliore di quella che Il Fu’ Nino Scotellaro.
Con la nuova identità, poi, magari rifarsi una vita nuova con Teresa Suro, il piccolo Marianuccio e un clan di persone che comunque lo adorano e lo rispettano, e quindi legittimamente gli viene da pensare come forse questa nuova identità sia meno scomoda e più gratificante di quella di Nino Scotellaro, in costante lotta con i mafiosi e poi ingiustamente accusato di essere colluso con loro.
Una crisi di coscienza, dalle cui ceneri di ciò che fu un tempo, possa nascere un altro indefinito e complicato essere umano, composto tra il multiforme, altrettanto pirandeliano, Vitangelo Mosca di Uno, Nessuno e Centomila e ciò che l’aforisma nietzschiano de Al di là del Bene e del Male tanto saggiamente affermava e prefiggeva per colui che tanto ostinatamente aveva lottato per il male fino a rimanerne intrappolato:
Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”.
Scavando dentro di sé, troverà proprio Il Conte di Montecristo ad assisterlo in questa ricerca, tanto che lo vedremo non solo nei fatti stavolta agire similmente all’eroe creato da Alexandre Dumas padre, ma lo vediamo leggere affascinato e con passione una copia del suo romanzo a più riprese, come sollievo da una parte, mentre dall’altra come mezzo di ispirazione per la sua vendetta contro il mondo circostante che tanto ingiusto è stato verso di lui, usandola come una vera e propria Bibbia per il suo nuovo essere che sta nascendo dalle ceneri di Nino.
Se dalle sue ceneri possiamo dire che nasca questo nuovo Edmond Dantes/Conte di Montecristo, da quelle di Balduccio il resto del mondo indaga ancora perché, con l’andare avanti delle puntate, si rivelerà un identikit più o meno similare al suo reale aspetto da parte della magistratura e della polizia, vagamente somigliante a Nino, e del cui passato si scopre che è esistito davvero un Balduccio Remora e che aveva una propria vita in Perù con una moglie e due figli, scomparsi tragicamente come Balduccio, anch’essi nel nulla.
A chi ha visto un po’ di film, non potrà venire in mente che se da una parte in Nino Scotellaro possiamo riconoscere una sorta di Conte di Montecristo, sulle misteriose sorti di Balduccio Remora e sul tragico e misterioso passato che lo avvolge, non possiamo negare di vedere una specie di Keyser Söze, celeberrimo personaggio immaginario uscito dal film-cult di Bryan Singer, I Soliti Sospetti con tra gli altri un ancora non conosciutissimo Kevin Spacey, nel 1995, in cui si narravano le misteriose vicende di cinque sospetti tra cui si nascondeva lo spaventoso e vendicativo Keyser Söze, di cui Balduccio, stavolta però senza citazioni esplicite come nel caso del capolavoro di Dumas padre, sembra vagamente richiamare l’oscura figura.
Potremmo citare tante altre delle mille anime presenti in Nino Scotellaro/Balduccio Remora in The Bad Guy 2, ma queste altre le possiamo lasciare all’immaginazione del telespettatore che certamente saprà trovarne di non meno interessanti nel meraviglioso e variegato mondo del cinema, delle serie TV e perché no, come abbiamo visto per Mariano Suro, anche nella spesso non meno folle vita reale.
The Bad Guy 2. La regia e le conclusioni
The Bad Guy 2 decide di muoversi su un territorio prevalentemente improntato sul presente, con un montaggio alternato che spesso si sposta da uno scenario all’altro, tra chi caccia e chi viene cacciato e viceversa, perché anche i ruoli all’interno della serie cambiano costantemente, anche perché, se è l’archivio di Mariano Suro l’oggetto principale del contendere e del trattare, a volte a livelli a dir poco parossistici, tra Stato e Mafia, i confini tra buoni e cattivi sono altrettanto labili e il capire spesso chi stia cacciando chi, non è di cosa facile soluzione.
Non esiste un grande uso dei flashback, sebbene la trama di The Bad Guy 2 li potesse suggerire, usandoli giusto per alcuni scampoli attraverso frammenti del passato per indicare cose oramai morte e sepolte e che non esistono più nel tempo presente nella forma che il passato li aveva visti, c’è la musica del passato, in una sorta di meraviglioso jukebox della musica italiana, da quella post-risorgimentale a quella del pieno boom economico, arrivando ai decenni più vicini a noi.
Interessanti anche in The Bad Guy 2 la contrapposizione tra la vecchia tecnologia e la nuova, con i difetti e i pregi di entrambe: la prima troppo rudimentale e fisicamente fragile come può essere un mangianastri che si blocca e arrotolandosi su di essa rischia di far perdere quell’informazione per sempre, ma che allo stesso tempo conserva il fascino di un tempo che non c’è più, mentre dall’altra la nuova tecnologia, qualitativamente migliore, ma fredda e assolutamente poco sicura e assai soggetta ad essere manipolata e controllata.
Interessanti anche la new entry firmata Stefano Accorsi che interpretando Stefano Testanuda, un super agente segreto e super-tecnologico al servizio dello Stato con una personalità ambigua che sfocia spesso tra violenza, sociopatia e assolutamente disinteresse per ciò che non fa parte della missione, un’ambiguità molto ben interpretata da un inedito Accorsi qui ambiguo camaleonte tra bene e male.
Il resto del cast di The Bad Guy 2 gira ancora benissimo con un Luigi Lo Cascio sempre sul pezzo e spalleggiato, anche in questa nuova stagione, da due ottime attrici come Claudia Pandolfi e Selene Caramazza anch’esse, come nella prima stagione, davvero molto brave.
La seconda stagione di The Bad Guy 2 quindi assolutamente non delude le aspettative, riuscendo se possibile ad alzare l’asticella già altissima della prima stagione con una storia veramente ben fatta, dialoghi brillanti e una trama sì di 6 episodi, ma fitta di avvenimenti e colpi di scena che terranno lo spettatore della serie costantemente sull’attenti perché le sorprese saranno tante e veramente di grande impatto emozionale.
Nino Scotellaro/Balduccio Remora è quindi pronto a tornare su Prime Video dal 5 dicembre più arrabbiato e vendicativo che mai, e per concludere questa recensione alla ricerca dell’identità perduta di questo fantastico protagonista, verrebbe da pensare, chissà se dopo di ciò ne sentiremo più parlare, e prendendo in prestito un’altra famosissima citazione de I Soliti Sospetti:
“La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste e come niente .. pfiu…sparisce …“