Come ben sappiamo il genere distopico continua a fare sempre più presa sul pubblico, sia in ambito letterario che in quello cinematografico.
Si parte quasi sempre da un verosimile status quo delle cose, un contesto a noi riconoscibile, quasi familiare, per arrivare a uno stravolgimento immediato dell’ordine e la presentazione di un futuro non conforme alle nostre aspettative, seppure profondamente realistico e convincente.
Scendendo nello specifico, è proprio questo che caratterizza The 100. Prodotta dalla CW, è ispirata ai libri della scrittrice statunitense Kass Morgan, dei quali non segue la medesima trama.
Inizio violento, sviluppo cruento
“Sento il sole sul mio viso, vedo gli alberi intorno a me, l’aria che profuma di fiori selvatici… è bellissimo.” la serie esordisce con questo monologo su calde note di violoncello, quasi rassicurante, invitante, a tratti misterioso. Mi sento tranquillo mentre guardo la protagonista scarabocchiare qualcosa con indosso un orologio da polso. La luna disegnata, contornata da cotonate nubi, allegerisce l’atmosfera.
“Non mi sento prigioniera nello spazio!” ed eccolo arrivare, ecco il colpo di scena che aspettavo. La foresta che avevi appena raffigurato nella tua mente, il profumo dei fiori che avevi immaginato: ecco che svanisce tutto quanto.
“Sono passati 97 anni da quando un’apocalisse nucleare ha sterminato l’umanità lasciando il pianeta bruciato dalle radiazioni. Ci sono stati dei superstiti. 12 Nazioni avevano stazioni spaziali operative al momento dell’esplosione: è rimasta solo l’Arca, una stazione forgiata con la fusione delle altre. Ci vorranno altri 100 anni prima che la Terra ritorni abitabile, altre quattro generazioni bloccate nello spazio e l’Uomo potrà di nuovo tornare sulla Terra. Quella Terra che ora è un sogno!“
Un background invitante, fatto ad hoc. Quello che, però, mi spiazza di più è proprio il fatto che nonostante sia lontano dalla realtà attuale, mi appare vicino, plausibile, quasi divinatorio del nostro stesso futuro. Un futuro crudele nel quale una madre è disposta a rinunciare alla propria figlia per un bene più grande, un avvenire dove l’uomo antepone la sopravvivenza della razza ai dettami etici della morale.
Un domani dove giusto e sbagliato hanno cominciato a mescolarsi e ad assumere nuove sfumature, quello in cui 100 ragazzi vengono spediti sulla Terra come carne da macello. Ma è anche un mondo di opportunità.
Veritas filia temporis
Con una mappa e la volontà di sopravvivere i giovani metteranno alla prova le loro certezze, affronteranno le loro paure, cercheranno la loro idea di giustizia, quasi come una parabola messa lì a dimostrare che l’Uomo è violento e in condizioni favorevoli non tergiversa nel dimostrarlo.
Così il bullo proverà a prendere potere per celare le sue debolezze, una bambina divorata dai sensi di colpa troverà la sua personale vendetta e l’animale che si nasconde dentro di noi sarà finalmente manifesto.
Ma l’Uomo è più di questo, Noi siamo più di questo.
Eventi terribili faranno da leva ad introspettive battaglie interiori, dalle ceneri del mondo passato nasceranno amori, amicizie, rapporti nuovi che risveglieranno la coscienza ormai assopita di chi aveva dimenticato cosa volesse dire umanità.
Colpi di scena si susseguiranno così velocemente che sarà una sfida stare dietro agli eventi che accadranno, ma come ben sappiamo la fortuna aiuta gli audaci.
Non dimentichiamo, però, che questo è un pianeta che non ci appartiene più, un pianeta che si è evoluto nella nostra assenza.
I protagonisti ci aiuteranno a metterci nei loro panni: saremo tutti un po’ Clarke, un po’ Bellamy, a tratti Raven. Digrignando i denti ci faremo strada tra le mille intemperie e scopriremo che quel mondo così primitivo, quasi preistorico, è stato reso così dalla tecnologia.
Sarà una vera sorpresa scoprire di essere stati decimati da chi, o da cosa, aveva come scopo ultimo la nostra preservazione. Solo quando questo accadrà saremo testimoni dell’abisso di verità che si nasconde dietro l’affermazione: “Il fine giustifica i mezzi.”
Un contesto post-apocalittico dove scopriremo di essere ancora schiavi della tecnologia e del progresso, schiavi di noi stessi. I personaggi si adatteranno rapidamente al nuovo mondo, scopriranno che non tutto ha avuto fine un secolo prima sulla Terra, faranno quello che l’Uomo ha sempre fatto: trasformeranno in casa un posto a loro estraneo.
Conclusioni
Del progetto, in generale, ho amato il continuo e incessante susseguirsi di colpi di scena e di avvenimenti che mettono a dura prova i nervi dello spettatore. Le riprese sono molto ben fatte, la storia è lineare, lineare in quei tanti punti di vista secondo cui viene narrata. Magistrale è, a mio avviso, la scrittura della sceneggiatura, molto trascinante e ben studiata: ci vuole davvero poco ad entrare nel gruppo e a non volerci più uscire.
Si tratta, in conclusione, di una serie che mi sentirei di consigliare a chi ama il genere distopico, la fantascienza, gli eventi post-apocalittici. Una serie TV da vedere, non da guardare, ma sconsigliata ai più piccoli.
Ultimo, ma non per importanza, il pathos con cui recitano alcuni attori: sorprendente, sentito, vero; rappresenta sicuramente un valore aggiunto al progetto e un motivo in più per seguire questo piccolo capolavoro della CW giunto, proprio quest’anno, alla sua quinta stagione.