Quando nell’ormai lontano 2008 Damien Leone diede vita alla figura di Art il clown con The 9th circle, a cui fece seguito il cortometraggio Terrifier nel 2011, nessuno avrebbe mai potuto prevedere l’impatto mediatico che questo personaggio avrebbe riscosso negli anni a venire. Nelle sale italiane, il film sarà proiettato in anteprima il 31 ottobre, per poi approdare in tutti i cinema dal 7 novembre, distributo da Midnigh Factory. Terrifier 3, l’atteso terzo capitolo di una saga iniziata nel 2016 con un progetto indipendente a basso budget raccolto tramite crowdfunding con pochissime aspettative di successo.
Le speranze e la costanza riposta da Damien Leone nella costruzione del suo “personaggio feticcio” nel corso degli anni ci portano oggi di fronte a questo terzo capitolo suscitandomi un’unica e inevitabile affermazione: Terrifier era la saga di cui il genere horror/splatter aveva bisogno.
Una boccata d’aria fresca per tutti i fan del genere che, sopratutto negli ultimi anni, respiravano un’aria ormai un po’ troppo stantia. Un richiamo nostalgico ai classici del passato che sollecita il paragone con quei personaggi “immortali”, crudeli e spietati di cui ci innamorammo come Leatherface di Non aprite quella porta (1974), Jason di Venerdì 13 – L’assassino ti siede accanto (1981), Michael Myers di Halloween – La notte delle streghe (1978) o Freddy Krueger di Nightmare – Dal profondo della notte (1984).
Nonostante qualche incertezza narrativa nella prima mezz’ora, il film di cui vi parlerò è un prodotto unico nel suo genere e non potrete farvelo scappare. Scopriamo insieme perchè.
L’intreccio narrativo di Terrifier 3
Creduto morto dopo il massacro avvenuto cinque anni prima, lo spietato Art il Clown (David Howard Thornton) torna a seminare il terrore durante il periodo più magico dell’anno, proprio quando Sienna (Lauren LaVera) e Jonathan (Elliot Fullam) – sopravvissuti al folle killer – si accingono a celebrare il Natale, convinti ormai di essere fuori pericolo. Art però, strisciato nei panni di Babbo Natale, è pronto a regalare nuovi incubi agli abitanti di Miles County e a dimostrare che nessuna festività è al sicuro.
Una volta illustrata la sinossi del film il primo rischio era quello di ritrovarsi di fronte ad un capitolo nuovamente un po’ troppo scialbo da un punto di vista contenutistico e drammaturgico ma, per fortuna, così non è. Se nella prima metà del film si manifesta un’evidente ripetitività narrativa in linea con i precedenti due Terrifier, in poco tempo, la storia inizia a prendere forma grazie soprattutto ad una caratterizzazione dei personaggi più a fuoco rispetto al passato.
Sienna infatti vive un trauma da cui non sembra riuscire a riprendersi mentre Art, che non vede l’ora di vendicarsi con la protagonista, sfogherà la sua sete di sangue attraverso modalità ancora più geniali e folli sconcertando lo spettatore sin dalla prima scena.
Santa Claus is coming
In uscita nelle sale qualche giorno dopo la notte di Halloween (il 7 novembre), ma ambientato nel periodo natalizio, Terrifier 3 è, come scrivevo, un tripudio di violenza e genialità in cui, pian piano, iniziano ad affiorare non solo la backstory del clown più violento d’America ma anche quella della sventurata Victoria Heyes (Samantha Scaffidi). Tutti i nodi iniziano perciò a venire al pettine facendoci pensare che Leone abbia in qualche modo già collegato e ideato tutto anni fa. Ad alcune domande però non sembra voler rispondere lasciando lo spettatore con il beneficio del dubbio in attesa di un quarto capitolo con cui il regista avrebbe affermato di voler chiudere la saga.
Art in fondo è il Babbo Natale che non vorremmo mai incontrare ma che non possiamo non amare. David Howard Thornton interpreta questo personaggio magistralmente dandogli una deliziosa verve comica sempre più precisa e coerente con la narrazione. Se in passato poi i mezzi tecnici, estetici e prostetici lasciavano a desiderare per via del basso budget, in quest’opera tutto è ancora più realistico e verosimile.
Inoltre, Leone decide saggiamente di lasciare ad Art meno spazio del solito per enfatizzare il trauma della vera protagonista del dramma raccontato: Sierra. Il clown infatti interviene di meno nell’azione caricando lo spettatore di aspettative “omicide” che verranno ampiamente rispettate.
Angeli e demoni
Allerta spoiler
In questo film emergono un paio di temi che, in conclusione, mi piacerebbe trattare. Il primo riguarda il dramma infantile più o meno esplicito vissuto da Art che, in più occasioni, si manifesta essere un bambino mai cresciuto a causa di un passato traumatico non ancora svelato. La sua sete omicida trova infatti maggiore sfogo per lo più nei confronti di donne indifese, spesso private degli occhi, con accuratezza maciullate, o smembrate, a partire proprio dalle zone genitali.
In quest’ottica la follia perversa e contorta del villain troverebbe una “spiegazione” a cui andrebbe aggiunta la tematica della possessione. Non solo Art è un serial killer malato e con un vissuto chiaramente tragico ma è anche vittima di un demone che lo controlla dall’interno. Ciò spiegherebbe finalmente la sua immortalità e la forza disumana che lo rendono incredibilmente complicato da abbattere.
Nel film infatti, in opposizione a questa presenza demoniaca infernale, appaiono degli elementi cristologici di varia natura come il dipinto su una parete ritraente l’Ultima cena, appeso su un muro e messo in evidenza in un’inquadratura poco prima della raccapricciante scena finale, o la corona di spine che cingerà il capo di Sienna. Ella potrebbe tranquillamente esssere paragonata ad un angelo o ad una specie di Messia, basti pensare alle ali da se stessa fabbricate nel secondo capitolo della saga o alla spada magica donatale dal padre che ha il potere intrinseco di estirpare anche il male più profondo.
Il tema perciò della contrapposizione fra il benigno e il maligno in ottica religiosa non sembra essere casuale ma una vera e propria chiave di lettura proposta da Leone all’interno di una rappresentazione del mondo così sadica e disumana di cui l’unica salvatrice sembra essere Sienna.
In conclusione
Terrifier 3 è un film che si distacca dalle logiche cinematografiche delle major americane per ritagliarsi uno spazio tutto suo all’interno di un genere che sembrava ormai non avere più sorprese da regalarci. Damien Leone, inaspettatamente, riesce a pieno nell’intento ludico di intrattenere e divertire lo spettatore donando al suo film uno stile e un’identità inconfondibili.
Art è un personaggio iconico che gioca costantemente con le sue vittime come il regista fa con i suoi spettatori che in sala hanno due opzioni: divertirsi e godere della follia di Art o soccombere alla violenza da lui generata. Le aspettative per il quarto capitolo sono altissime e non aspettiamo altro che rivedere il clown più folle d’America di nuovo all’opera.