Prendi una sedia, mettiti comodo e preparati una gran bella pentola di pasta e fagioli. Perché? Semplice, oggi ti parlerò di chi ha fatto ridere intere generazioni con gli spaghetti western a suon di cazzotti e ci ha fatto conoscere, insieme a Bud Spencer, le strade e le città americane, in particolare la Florida. Sto parlando di Mario Girotti, in arte Terence Hill, nato a Venezia il 29 marzo del 1939. Il padre è Girolamo Girotti, mentre la madre è di origini tedesche, di Dresda. Ben presto cause di forza maggiore porteranno la famiglia Girotti a trasferirsi in Sassonia per il lavoro del padre che verrà assunto come chimico. Anche qui però le cose si mettono male, infatti la stessa Germania è sotto attacco da parte della contraerea anglo-americana. All’età di sei anni, insieme ai suoi genitori, andrà a vivere nella città che diede i natali al padre, ad Amelia.
Le passioni sportive del piccolo Terence si fanno notare subito; partecipando ad una gara di nuoto infatti viene scritturato, in maniera del tutto casuale, da Dino Risi per Vacanze col gangster nel 1951, iniziando così un viaggio come attore se pur in parti piccole ma sempre lavorando con grandi registi del tempo come Mauro Bolognini, Francesco Maselli e Gillo Pontecorvo. Però nonostante gli inizi al cinema impara sia a cavalcare appena dodicenne che a praticare sport come la boxe e diciottenne si appassiona al canottaggio, vincendo anche qualche gara. Girotti non abbandona gli studi e tra una comparsa e parti minori si riesce a mantenere per pagarsi gli studi. Però la svolta decisiva, per sua stessa ammissione di come cambiò la sua vita d’attore è grazie alla parte, pur se piccola, nè Il Gattoprdo di Luchino Visconti. Lo stesso attore entusiasta racconta così l’esperienza che lo portò a non sognare più di inseguire i cieli blu diventando pilota militare di F-16, ma di perseguire la strada di attore: “Io in quel film, anche se avevo una parte piccolissima, feci ben cinque prove di costume, non solo per vedere come mi stava ma anche perché bisognava trovare la giusta tonalità di rosso della camicia. Perché i garibaldini se le facevano a casa e quindi non erano tutte dello stesso rosso. Visconti fu presente a tutte e cinque le prove, sia per me che per tutti gli altri attori. Quindi adesso mi rendo conto quale cura ha avuto quel film, oltre al grande successo che riscuote tuttora”. La curiosità meno nota è che l’attore passò alcuni anni in Germania per togliersi l’etichetta da film commedia i poco impegnati con la faccia del classico diciottenne. Qui ebbe l’occasione di essere scritturato per i primi lungometraggi a tema western, che a smentita di tutti nacquero proprio lì grazie al regista Karl May che a detta dello stesso Girotti è come il nostro Salgari. L’anno cruciale per l’attore fu il 1967 dove interpretò il ruolo affidatogli da Giuseppe Colizzi, Cat “Doc” Stevens un pistolero e giocatore di poker nella pellicola che è diventato un modo di dire: Dio perdona, Io no.
Nel film accadono potremmo dire tre cose fondamentali: l’incontro con il suo compagno di molti successi, Bud Spencer; diventa oramai un attore conosciuto ai più anche perchè al botteghino il film è campione d’incassi; terzo ed ultima ciliegina sulla torta incontra sul set la donna che sposerà lo stesso anno, Lori Zwicklbauer, statunitense ma di origini tedesche. Oltre alle dinamiche appena descritte gli autori decisero che per avere un efffetto più da cow-boy americani sia lui che Carlo Pedersoli avrebbero dovuto appropriarsi di nomi con un certo effetto. La scelta ricadde su Terence Hill, anche per via delle iniziali della madre, e per il secondo Bud Spencer.
Ho visto all’età di sette anni il primo film di Bud e Terence ed erano i primi anni Ottanta. Solo quando fui più grande mi resi conto di quando erano stati girati i film, che forse sono quelli di maggior successo. Infatti il primo film che decretò la nascita di una coppia cinematografica più amata,sgangherata del cinema italiano è Lo chiamavano Trinità uscito nelle sale nel 1970 e precisamente il 22 dicembre. Nel 2020 saranno cinquanta gli anni dalla prima uscita sui grandi schermi pieni di scazzottate e gag uscite in quella pellicola; per girare l’ultima scena ci impiegarono dieci giorni, ma lo spasso è assicurato. Altri attori sono di contorno ma che contribuiscono a far sì che la pellicola sia campioni d’incassi: tra loro una menzione speciale va all’antagonista di sempre che recitò con la coppia, come antagonista però, ovvero Riccardo Pizzuti, presente in ben nove su diciotto delle pellicole girate dalla coppia Spencer- Hill. Il film racconta la storia di uno sgangherato pistolero che in una bettola fa fuori due tizi e prende con sè un tizio malandato. Arrivato in paese assiste ad un delle prime scene che sono già nel ricordo collettivo. Bambino, Bud Spencer è lo sceriffo prestato in attesa di un colpo da sferrare con i suoi compari, però non ha fatto i conti con il buonismo, mai senza un secondo fine, di Trinità. Il cattivo della situazione Harriman vuole impadronirsi della valle, Farley Granger, che di diritto appartiene a famiglie di mormoni che non usano la violenza ma la parola di Dio e si fanno soccombere perchè seguendo le parole del Cristo, porgono l’altra guancia; in particolare la scena in cui Mezcal, Remo Capitani, ladrone messicano, incontra Bambino che non ha mai picchiato rimane poi a terra con poderosi pugni inferti.
Il film sarà incentrato su questa lotta prima pacifista, verso il finale un pò meno; il fine ultimo è accaparrarsi la valle che servirebbe al colonnello per far sgambare e nutrire i cavallida lui tanto amati. Il regista che li dirige è E.B. Clucher, ovvero Enzo Barboni, uno dei registi con cui collaborarono sia Terence che Bud anche non in coppia. Il successo ai botteghini è solo un preludio in quanto continuerà con il secondo film …continuavano a chiamarlo Trinità. Gli anni Settanta furono veramente pieni per la coppia del decennio in quanto girò ben altri dodici pellicole di cui sei con l’amico Bud:
…più forte ragazzi (Salud e Plata sono due piloti d’aereo. Per aiutare un loro amico in difficoltà economiche, decidono di inscenare un incidente aereo per fargli intascare i soldi dell’assicurazione);
…altrimenti ci arrabbiamo (Ben e Kid, amici ma rivali sono vincitori comuni di una dune buggy nuova. Nel contendersela a suon di salsicce gli scagnozzi di un boss incendiano la loro auto, si scontreranno con lui e i suoi scagnozzi pur di farsela riavere, celebre la frase “mi raccomando che sia rossa, con cappottina gialla”
Porgi l’altra guancia (dove saranno due missionari a lottare sia con il governatore che con i poteri della Chiesa di fine ‘800);
I due superpiedi quasi piatti (dalla famosa frase “Ho il crimine nel sangue, io” e si troveranno ad essere arruolati in polizia, indimenticabile la scena dello zoppo ed il sordomuto);
Pari e dispari;
Io sto con gli ippopotami
In realtà negli anni Settanta i film furono sette con Il corsaro nero (1971); qui però l’interprete principale è solo Terence e a Bud è riservata una parte minore in un ruolo da cattivo. Da solo invece partecipò in altre pellicole, come …e poi lo chiamarono il Magnifico del 1972 e Mister Miliardo del 1977. Però la pellicola di maggior risalto è secondo me Il mio nome è Nessuno del 1973 con il grande Henry Fonda. La storia racconta di un western alla fine dell’Ottocento oramai alla fine della sua “romantica” epoca e quindi con quel sapore amaro in bocca di un qualcosa di bello stia finendo per scomparire definitivamente dalla storia.
Curiosità cinematografiche
La prima su tutte è che Mario Girotti è stato doppiato sempre: da Massimo Turci, dal 1950 a fine anni Sessanta; Sergio Graziani lo ha doppiato alla fine degli anni ’60; Pino Locchi ha prestato la voce nei film degli anni Settanta ed i primi anni del 1980; Michele Gammino invece lo ha doppiato dal 1985 a fine anni Novanta; con Don Matteo smette di essere doppiato e senti a sua voce originale, senza filtri.
Nei film western sono molte le scene che sono oramai nella testa di tutti noi e ripensandole o rivedendole non puoi fare a meno di ridere. Dalle scazzottate alla scena con gli schiaffi per finire a giochi di prestigio (o virtuosismi) con le mani nelle partite a carte (Tony Binarelli ebbe da prestar le sue mani affinché le scene riuscissero bene). Come detto dallo stesso attore rispondendo ai fan nella sua pagina ufficiale che per la scena iniziale Lo chiamavano Trinità rimase a digiuno ben ventiquattro ore prima di mangiare quella padella di fagioli; per la scena degli schiaffi nel sequel con Tony Norton, in cui interpretava Wild Cat Hendriks, si esercito con una colonna dentro casa quasi a sembrare un matto. Nella scena in cui si ubriaca nè Il mio nome è nessuno lui stesso dichiarò “Per rendere la scena più reale possibile nei bicchieri c’era acqua mesccolata al whiskey, e gli effetti alla fine del girato si sono fatti sentire”.
Anni ottanta
In questo decennio Terence Hill si cimenta come regista ed interpreta forse uno dei personaggi più famosi del dopoguerra ispirato al personaggio letterario di Giovanni Guareschi, ovvero Don Camillo, omaggiando così il grande Fernandel che insieme a Gino Corvi hanno raccontato la disputa di un paese cittadino tra laici e cristiani, sempre alla fine con la vittoria del bene e dell’amicizia. Nel film ha anche una piccola parte il figlio adottivo Ross Hill.
Il tutto senza fermare la coppia vincente tra lui e Bud in cui continuano a creare personaggi che sono ancora memorabili come Chi trova un amico trova un tesoro del 1981 in cui Alan, Terence Hill, e Charlie, Bud Spencer, non si conoscono. Il testardo Alan è alla ricerca di un tesoro perduto e inganna il povero Charlie per la sua illusione, che del tutto fasulla in realtà non è. Li troveremo insieme in:
Nati con la camicia (anche i due attori si incontrano fatalmente per un destino non voluto e si ritrovano per una omonimia e corporatura a diventare agenti della CIA sotto copertura, esilarante è il volere di K1 di annientare tutti i numeri dal mondo);
Non c’è due senza quattro (inizio simile ma questa volta sono loro stessi a venire ingaggiati profumatamente per sostituire due signorotti, impersonati in maniera ridicola sempre da loro, minacciati di morte);
Miami Supercops (I poliziotti dell’8ª strada) Doug Bennet e Steve Forrest sono due grandi amici e devono risolvere l’unico caso della loro carriera rimasto insoluto);
Nel 1987 viene diretto dal regista che lo ha accompagnato nei grandi successi ovvero E.B. Clucher che lo scrittura per Renegade-Un osso troppo duro in cui si dovrà prendere cura del figlio di un amico ora in carcere di nome Matt, ovvero Ross Hill, in cui ancora una volta dovrà lottare contro la prevaricazione dei diritti e persone corrotte.
Anni Novanta
E’ un decennio poco produttivo per l’attore in quanto è stato un duro colpo quello accusato dalla morte del figlio adottivo che aveva lanciato pochi anni prima nel mondo del cinema. Ciò però lo fa restare in sella, è il caso di dire, in quanto interpreterà il ruolo del famoso e legendario pistolero dei fumetti Lucky Luke dove scorrazza nel vecchio West in sella al suo amico e confidente, pensa che gli fa anche da psicologo, Jolly Jumper unico cavallo che parla come sempre lo vedremo lottare per la giustizia imprigionando i fratelli Dalton, maldestri ladri. Nel 1994 torna come regista per l’ultimo dei sedici film con l’amico Bud in Botte di Natale. E’ una commedia spassosa che non annoia mai in quanto riescono sempre a trovare il modo di trovarsi nei guai ma per il solito messaggio mai troppo scontato, il trionfo del bene sul male. L’attore ha prodotto realmente poco a causa della perdita del figlio che lo ha segnato tanto.
20 anni di Don Matteo
Da una idea di un grande di molte pellicole della commedia sia come regista ma soprattutto come sceneggiatore, Enrico Oldoni, viene l’idea di portare sui piccoli schermi la fiction Don Matteo con l’appoggio di della Luxe Vide S.p.A. che vede nel progetto una potenziale riuscita (il titolo in origine era il Il diavolo e l’acqua santa).
La visione lungimirante non dà torto alla casa produttrice. La serie riscuote un successo enorme contrapponendo forse il ruolo del sacerdote rispetto a Peppone e Don Camillo portandolo ad essere di aiuto alla cittadina in cui serve come parroco senza perdere il lato investigativo cercando di far trionfare il bene rispetto al male.Terence Hill è una figura prestata a far pensare e grazie al format creato dai vari registi nelle 12 serie a cui va riconosciuto il merito di spaziare in ogni puntata ed in tutte le stagioni tutti i più particolari lati dell’essere umano: adolescenziale, fanciullesco, da ventenni e da adulti fino all’amore dato e non corrisposto sia tra genitori e figli e sia tra coppie che non si amano più. La serie è veramente un punto nevralgico della fiction italiana. Intervistando anche i giovani li ascolterai che si appassionano in quanto raccontano le loro vicissitudini quotidiane e gli isterismi che durano pochi momenti; se ascolterai gli adulti ti diranno che la fiction dipana tutte le sfere della vita e che in fondo ci si ritrova in tutti i personaggi dai più piccini ai più grandi. L’alchimia che ha creato questa serie TV è determinata fortemente dal pubblico; infatti più di qualche volta è stato annunciata una probabile fine, perché forse è meglio abbandonare il ring da vittorioso che non dopo una sonora sconfitta. La serie è in onda ancora adesso arrivata alla dodicesima stagione dal 2000 ad oggi. Il 7 gennaio 2016 il primo episodio della decima serie detiene il record di ascolti europeo per una fiction arrivata alla dodicesima serie. Una volta preso il là con Don Matteo non disdegna altri progetti di cui si cimenta anche come regista in miniserie come Doc West e Doc West – La sfida; mentre a partecipato ad altre miniserie nel 2006 e nel 2009, rispettivamente L’uomo che sognava con le aquile e L’uomo che cavalcava nel buio. Altra fiction di successo lanciata dallo stesso Terence Hill è Un passo dal cielo. Anch’essa una fiction fortunata, forse non come Don Matteo, ha avuto comunque un suo riscontro più che positivo. Qui in contrapposizione dopo la morte della moglie è distaccato dalla chiesa e da ciò che il parroco o la comunità possano fare per lui. Il filo comune è sempre lo stesso, il trionfo della giustizia ma soprattutto della verità in tutte le sue forme. Don Matteo con il volto di Terence Hill avrà una fine con il nuovo don interpretato da Raoul Bova? Non lo sappiamo ancora, il viaggio della famiglia e del cast di Don Matteo è in itinere come ti ho descritto in questo articolo non molto tempo fa.
L’ultimo film da regista nel 2018 – Il mio nome è Thomas
Il mio nome è Thomas è una pellicola dai contorni contemporanei verrebbe da definirla. L’ultimo grande omaggio di Terence Hill all’amico di sempre, Bud Spencer. Un uomo solitario che guarda un po’, incontra una donna solitaria che ha bisogno di aiuto. L’aiuto richiesto sarà accettato? Ed il vero aiuto lo cerca Laura per salvarsi da due uomini che lei stessa ha derubato, o è il tenebroso Thomas ad aver bisogno di una donna al suo fianco per capire cosa è l’amore o quella tanto sospirata anima gemella che va oltre la morte? Un film intenso girato a mo’ di western e con una moto al posto del cavallo come erano abituati lui ed il suo amico Bud.
Vita privata, Bud e Nino
Dal 1967 la donna amata è stata solo lei: Lori Zwicklbauer, dalla quale ha avuta una figlia di nome Jess; mentre Ross adottato è mancato prematuramente in un incidente. Sempre riservato nella vita privata ha vissuto per più di trent’anni in America e con la sempre più incalzante serie Don Matteo che lo portava più in Umbria che in America decise di trasferirsi con la moglie prima a Gubbio ed ora a Spoleto, le principali città in cui sono state girate le duecento cinquantacinque puntate della fiction più longeva dopo Il commissario Montalbano.
L’amicizia con Bud Spencer
Terence e Bud sono una coppia che non doveva essere tale in quanto avrebbero percorso due strade diverse, anche perché Bud era più grande ed aveva studiato da attore mentre Terence no. Il destino però gioca sempre a un ruolo importante se non fondamentale; nel film che diede il primo via al loro incontro …Dio perdona, io no l’attore protagonista si fa male ed il regista Colizzi intima a Hill dei cambiarsi ed andare sul set. Il resto è storia. Ricordando il suo amico nel giorno del funerale con queste parole “Carlo stava girando un film in Spagna con Giuseppe Colizzi, Il cane il gatto e la volpe (titolo provvisorio di Dio perdona io no). Bud era il cane e l’attore che rappresentava nella storia il gatto si ruppe una gamba allora mi chiamarono per sostituirlo. Appena arrivato sul set Colizzi mi ha detto “Spogliati” , mi ha dato la maglia, il cappello e la pistola e mi ha presentato Carlo. La prima scena è stata subito una scazzottata. In quel film abbiamo inventato anche il modo di cadere, che poi abbiamo insegnato al messicano del film Lo chiamavano Trinità che di botte ne prendeva tante!».“Bud ogni volta che ci vedevamo o che mi invitava a mangiare gli spaghetti a casa sua mi ricordava che non avevamo mai litigato. La ragione è che ci rispettavamo e ci amavamo e insieme ci divertivamo”. L’episodio è legato oltre che all’incontro ad un altro segno del destino. Quando Terence Hill riceve la notizia della morte dell’amico era ad Almeira, luogo del loro primo vero incontro. Come se si fosse chiuso un cerchio.
L’amicizia con Nino Frassica
Entrare in amicizia non è facile, forse però dopo venti anni di girato per una fiction da record di ascolti non potrebbe essere altrimenti. Infatti ciò che traspare tra il maresciallo Cecchini e Don Matteo è un’amicizia legata nel tempo; lo stesso rapporto è nella realtà in quanto i due attori oltre che essere protagonisti sono amici anche nella vita privata facendo così nascere una bellissima amicizia. Le parole dell’attore che vide i suoi albori con Renzo Arbore ammette che “Terence Hill è un amico, un gran signore, unico, spirituale”. Da cassa risonante è il pensiero dello stesso Mario Girotti “Senza Nino non sarebbe lo stesso, perché lui è la parte concreta della commedia di Don Matteo, ma fa anche commuovere in certi momenti riesce a far combaciare alla perfezione insieme le due cose”.
Pensiero del redattore
Quando ho iniziato l’avventura con questo grande gruppo di amici in cui siamo i primi noi ad essere appassionati di cinema e serie TV mi sono chiesto e mi hanno chiesto se volessi raccontare la vita di qualche attore a cui mi sento legato. Mi è venuto spontaneo dire il nome di Terence Hill e Bud Spencer, perché nel mio immaginario loro sono un attore insieme perchè non può esistere l’uno senza l’altro. Sono oramai grande e mi sento forse anche nostalgico in quanto quando mio padre ci diceva che noi ragazzi non capivamo niente e che i veri comici erano Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, io e mio fratello ci guardavamo sghignazzando in quanto era una comicità passata, o almeno la reputavamo tale. I film ed i battibecchi tra Bud e Terence li facemmo nostri. Quando mia madre ci faceva la classica pasta e fagioli o spaghetti ci guardavamo in cagnesco imitando i due attori ed inconsapevolmente ci catapultavamo nell’immaginario western per far trionfare in fondo la verità, finendo tutti insieme in un sacco di risate. Ecco, questo per me è Terence Hill e Bud Spencer di quest’ultimo però scriverò fra un po’.