Il tempo. Ancora una volta è lui il protagonista di un nuovo blockbuster cinematografico, su cui Christopher Nolan e la Warner Bros puntano tutto e che è da molti visto come la fenice che rinasce dalle sue ceneri, per quel cinema che ormai da troppi mesi ha tenuto chiuse le sue tende di fronte allo schermo. Certamente non semplice e del tutto anticonvenzionale, Tenet sta velocemente scardinando quello che è lo stereotipo del cinema di spionaggio più classico e con quasi 150 milioni di dollari di incasso globale, di cui 35 guadagnati solo nel primo weekend, si sta rivelando, se non il miglior film del regista britannico, certamente quello più discusso.
E se c’è una cosa che accomuna la maggior parte dei film di Nolan, è proprio il tempo. Il regista sembra esserne davvero ossessionato. Inception giocava sulla dilatazione del tempo tra i livelli dei sogni, mentre Interstellar ci ha voluto raccontare come nasce un paradosso temporale e se proprio vogliamo essere precisi, già in Memento, Nolan ha voluto darci un assaggio di quello che poi in Tenet è diventato l’argomento principale, ovvero la possibilità di vivere lo scorrere del tempo in due direzioni, in maniera convenzionale o in maniera invertita, traendo, da quest’ultima, grossi vantaggi grazie alla consapevolezza di quanto già visto e vissuto nel proprio passato.
Descrivere Tenet non è un’impresa semplice, ma stai certo che anche cercare di capirlo al cinema non è certo una passeggiata, in particolar modo se non si riesce a pensare “fuori dagli schemi”. D’altronde, lo stesso autore ha voluto inserire una battuta nel film che sta pian piano diventando il simbolo della pellicola: “Non cercare di capirlo. Sentilo.”.
La battuta viene pronunciata a un confuso John David Washington (noto nel film come “Il Protagonista”) da Clémence Poésy, che interpreta Laura, una scienziata che studia alcuni artefatti, considerati residui di una guerra che si svolgerà solo dopo molti anni e contraddistinti dalla peculiarità di essere “invertiti”, ovvero in grado di rispondere in maniera contraria all’entropia convenzionale: una causa scatenata da un effetto e non l’opposto come sarebbe corretto… almeno secondo il nostro punto di vista.
In questo caso è “normale” vedere un proiettile tornare nella sua pistola riaffiorando da un foro nel muro, anzichè il contrario, ma solamente se la persona che impugna la pistola che ha sparato quel proiettile ha scatenato prima l’effetto normale. Finchè si tratta della manipolazione di oggetti, seppur con una certa sorpresa, si potrebbe pensare che un sistema così sbalorditivo, in realtà non porti però a nulla di concreto, ma quando le persone possono sfruttarlo per i loro fini malvagi, la storia cambia. Ed è quello che fa Andrei Sator (Kenneth Branagh), un trafficante di armi che minaccia la moglie Kat (Elisabeth Debicki), che anni prima lo ha ingannato facendogli acquistare un dipinto falso per nove milioni di dollari.
Con un’attenta opera di spionaggio, il Protagonista riuscirà, assieme all’aiuto di Neil (Robert Pattinson), ad avvicinarsi a Sator e a scoprire che il suo piano consiste nell’attivare, in futuro, un algoritmo in grado di invertire la normale entropia (quella in cui il tempo trascorre normalmente e che è più forte di quella invertita) coinvolgendo però l’intero pianeta, causandone l’estinzione di tutti i suoi abitanti. I due dopo una serie di peripezie in cui scopriranno di poter accedere alla parte invertita del loro mondo, studieranno un piano per impedire a Sator di compiere il misfatto.
Scommetto che ti gira la testa. In effetti è una sensazione che pervade molti di quanti vedono Tenet per la prima volta che, sin dai primi minuti, non lascia fiato allo spettatore. E’ letteralmente una corsa contro il tempo e, in pieno stile “Nolaniano”, il film procede tra intense scene d’azione e “spiegoni” che possono tornare parzialmente utili a quanti non stanno capendo quello che sta succedendo.
Forse mai come in altri film, il regista ha voluto creare una vera e propria esperienza cinematografica, in uno stile che sta diventando sempre più personale e che alcuni ormai tendono a definire come un genere a se stante. La storia per molti può risultare davvero complicata, al punto da richiedere più di una visione per essere compresa appieno, ma alcuni dettagli potrebbero non sfuggire ai più acculturati. E’ ormai certo che l’ispirazione per il titolo del film parta dal misterioso Quadrato del Sator, un’iscrizione latina riprodotta in forma di “quadrato magico” le cui diciture possono essere lette, in forma palindroma, sia in orizzontale che in verticale e la cui iscrizione recita “Sator Arepo Tenet Opera Rotas”. Tutti questi termini sono infatti utilizzati in maniera ricorrente durante il film.
Come tutti i film di Nolan, è evidente come il regista sia sempre più attento ai dettagli. Nel mondo invertito, nulla è lasciato al caso e qualsiasi elemento che sembra per noi normale, come camminare, o guidare o addirittura respirare, per il Protagonista, che ci si trova in mezzo, è una vera impresa, a causa anche delle normali leggi della fisica, anch’esse invertite in un mondo tanto strano quanto spettacolare per gli occhi.
Se la vista è confusa, ma allo stesso tempo appagata da quello che accade sullo schermo, sull’audio ci sarebbe qualcosa da ridire. Abbiamo notato che il volume della pellicola è insolitamente alto, fino a risultare, a tratti quasi assordante e in alcuni momenti tende a coprire in maniera fin troppo evidente quanto detto dai protagonisti. A quanto pare però, non si tratta di un problema di doppiaggio, in quanto anche dagli Stati Uniti arrivano le stesse lamentele. Si tratta in effetti di una scelta del regista che ha preferito mixare i dialoghi, in alcune sequenze, come fossero degli effetti sonori, regolandone i livelli in modo tale che i suoni circostanti li sovrastassero, in un’ottica di coinvolgimento e realismo ancora maggiore.
A proposito di realismo, se Tenet è il film di Nolan con il budget più alto della sua cinematografia (oltre 205 milioni di dollari), uno dei motivi è la sua contrarietà all’utilizzo massivo della computer grafica, che ha convinto la produzione a far saltare in aria un vero aereo, senza contare tutte le esplosioni, le scariche di mitragliette e pistole e chi più ne ha più ne metta.
Ad accompagnare il tutto, la sofisticata colonna sonora di Ludwig Göransson, vincitore del Premio Oscar per la Colonna Sonora di Black Panther, con protagonista Chadwick Boseman, di recente scomparso a soli 43 anni. Il compositore ha creato una colonna sonora che mischia il digitale con le sonorità classiche, ma che fa percepire in maniera distintiva, al pubblico, quando le scene si svolgono nel mondo convenzionale e quando in quello invertito. Come se non bastassero le immagini, infatti, grazie ad un sapiente uso degli effetti sonori, in alcuni frangenti anche la colonna sonora sembra andare a ritroso, ma nonostante questo il suono non risulta cacofonico, ma riesce costantemente a mantenere la sua martellante struttura originale.
Per compiere il miracolo, il regista si è affidato a un cast di alto livello. Il Protagonista è intepretato da John David Washington, che già si era fatto positivamente notare in BlacKkKlansman, la pellicola del 2018 diretta da Spike Lee che si è guadagnata l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura non Originale. Il suo personaggio è il tipico agente da spy movie e quasi a voler accentuare lo stereotipo, Nolan ha deciso di non dargli un nome (o perlomeno questo non viene mai pronunciato). Lui stesso, si definisce “Il Protagonista” e lo stesso ruolo viene accostato al nome di Washington nei titoli di coda.
Kenneth Branagh, strepitoso nel ruolo di Andrei Sator, l’antagonista del film, collabora con Nolan per la seconda volta, dopo essere apparso in Dunkirk nel ruolo del Comandante Bolton. Altra vecchia conoscenza di Nolan è, naturalmente, Michael Caine, comparso, anche brevemente come nel caso di Tenet, o solo come voce fuori campo in Dunkirk, in quasi tutti i film del regista inglese, ad eccezione di Following, Memento e Insomnia (nel caso te lo stessi chiedendo: sì, Nolan ha la fissa dei titoli composti da una sola parola).
Robert Pattinson interpreta il ruolo di Neil, un misterioso fisico e agente segreto che aiuterà Il Protagonista nel portare a compimento la sua missione. E’ evidente come l’attore, dai tempi di Harry Potter e il Calice di Fuoco (nel quale ha condiviso il set con Clémence Poésy, presente anche in Tenet) e della saga di Twilight, sia decisamente cresciuto ed è sulla strada giusta per diventare un grande interprete. Non ci resta che vederlo in The Batman.
Tra gli altri intepreti, troviamo Elizabeth Debicki (Guardiani della Galassia Vol. 2), nel ruolo di Kat Sator, moglie dell’antagonista. Forse la più fredda a livello di recitazione, non lascia trasparire molto nell’interpretazione e molti pensano che non sia stata la scelta più azzeccata. Completano il quadro Himesh Patel (Yesterday) e Aaron Taylor-Johnson (Kick-Ass) la cui presenza è stata tenuta segreta fino all’uscita del primo trailer.
Cinque anni per completare la scrittura della sceneggiatura, ben sette paesi toccati per completare le riprese, tra cui l’Italia, riprese ottenute in 70mm e in IMAX grazie al fidato direttore della fotografia Hoyte van Hoytema che lavora con Nolan dai tempi di Interstellar. Questi sono solo alcuni dati che hanno portato al compimento di una delle più importanti opere cinematografiche del 2020, nella speranza che questo possa servire a risollevare le sorti del cinema, già debilitato e messo ulteriormente in ginocchio dalla piaga del Covid-19.
Film molto pretenzioso, ma che comprende lunghe scene tipiche dei thriller più banali, con scazzottate e scontri a fuoco. Poi, se andiamo a vedere, i paradossi temporali sono tutti sballati. Francamente, dopo Interstellar sono molto deluso.