‘Ero diventata la persona che tutti volevano che fossi‘ – Taylor Swift
Taylor Swift è giovane, è bionda e bella, è magra e cortese, è bianca ed è americana. E’ praticamente la vittima ideale per lo star system che quando la guarda, vede solo sacchi con il simbolo del dollaro stampato al centro. Per di più, Taylor ringrazia gli altri per il suo successo, crede che ogni riconoscimento che riceve sia esclusivamente frutto del lavoro altrui, non riflette sul fatto che scrive da sola musica e canzoni, che ha una bella voce, che resta sveglia fino alle 4 del mattino per comporre e che è in grado di suonare chitarra e pianoforte. La consapevolezza di sé la raggiunge gradualmente, perché il successo arriva troppo in fretta e tutto insieme, la travolge, la divora. E ancora oggi, mentre la riprendono si scusa per un’espressione a voce troppo alta e poi ci riflette: ‘Perché mi scuso? Per aver alzato la voce nella casa che io ho comprato, con i miei soldi, guadagnati con le canzoni che io ho composto ed i dischi che io ho venduto?‘ e sorride, come chi poteva restare vittima di un mondo che dà tanto, ma chiede di pagare un prezzo talvolta fin troppo alto e a cui sono i coraggiosi riescono a tenere testa.
Netflix, dal 23 gennaio 2002, ha aggiunto al proprio catalogo il documentario Miss Americana, diretto da Lana Wilson e scritto da Taylor Swift in cui la stessa si racconta non soltanto come la country-pop star più amata e discussa d’America, ma aprendosi come mai aveva fatto prima.
La malattia di sua madre, la persona più importante della sua vita, l’impatto troppo precoce con la malizia, l’approccio volgare ed eccessivamente diretto dei media e dei paparazzi, le critiche costanti al suo aspetto fisico, gli attacchi di colleghi grandi e grossi e di opinionisti di dubbia preparazione, i disturbi alimentari, la depressione ed un processo per aver subìto molestie sessuali: Taylor Swift non è quel simbolo di “americanità pura” tanto caro a certi repubblicani, ma le è costato tanto superare ognuno di questi ostacoli. Ci sono artisti che non ce la fanno, artisti che vengono messi a tacere quando smettono di essere il prodotto commerciale preconfezionato che fa comodo a discografici e produttori o peggio…artisti che non sopravvivono a questa violenza psicologica.
Kayne West sa bene, ad esempio, quanto sia semplice, conveniente e da vigliacchi alzare la voce con una diciassettenne e strapparle il microfono per “difendere” il lavoro di una Beyoncé francamente imperdonabile per non aver reagito o non essere intervenuta (la visione del documentario ti chiarirà la questione). Dopotutto un’artista come lei, non ha bisogno di intimidire, sminuire o mortificare la vittoria di una giovane artista. Eppure è così che è andata e non ne avevo idea.
E questo è solo uno degli inaspettati ed interessanti contenuti di Miss Americana (accolto al Sundance Film Festival 2020 da una standing ovation) che ti invito a guardare a prescindere dall’interesse o meno per la musica di Taylor Swift. Io stessa non la seguo particolarmente e sono più informata sulle sue apparizioni cinematografiche che musicali, ma ho trovato il documentario altamente “istruttivo”, sotto molteplici aspetti.
Miss Americana è un titolo che richiama il brano Miss Americana & the Heartbreak Prince, una canzone dell’album Lover, in cui Taylor Swift ha rotto il silenzio sulle sue opinioni politiche, definendosi estremamente delusa dall’attuale politica degli Stati Uniti. Durante i titoli di coda, è possibile ascoltare una canzone inedita: Only the Young, dedicata al risveglio della coscienza politica e critica dei giovani e sull’importanza di esprimere le proprie opinioni senza timori e si esercitare il diritto di voto.