Da poco sono terminate le Olimpiadi di Parigi 2024, percepita come una tra le edizioni più polemiche e politicamente scottanti. Questo per diverse ragioni come la guerra in Palestina, la crisi generale del Medio Oriente, l’invasione ucraina, le radicate cicatrici omotransfobiche della nostra società e le turbolenze nordamericane. Una pagina storica, quella delle Olimpiadi di Parigi, che vive in una zona grigia e che restituisce un interessante specchio su cui riflettere e riflettersi. In generale è fondamentale notare come gli eventi sportivi, specie di questa portata, riescano sempre a sfociare – spesso scontrandovisi – con una certa visione politica, sociale e culturale.
Mymovies One, in esclusiva streaming, distribuisce l’imperdibile film Tatami, Una donna in lotta per la libertà; un’opportunità, quindi, di mostrare un punto di incontro tra cinema, sport e politica. Il film è firmato dall’iraniana Zahra Amir Ebrahimi e dall’israeliano Guy Nattiv che, insieme, hanno conquistato il Festival del cinema di Venezia nel 2023, proprio grazie a Tatami. I registi rendono omaggio, attraverso il loro lavoro, a tutte le atlete iraniane “capaci di imprese incredibili”.
Tatami – lontani dalle eroine patinate
A rabbrividire è il grande margine di verità che Tatami restituisce con crudezza, senza retoriche, raccontando di mostri fatti uomini e poi della norma che diventa condizione fondamentale oltre la quale vi è solo la privazione. Quella che deve subire Leila (Arienne Mandi), campionessa iraniana di judo con il sogno di vincere la medaglia d’oro e che, dopo aver chiesto l’autorizzazione a suo marito per poter partecipare ai Mondiali, viene osteggiata dall’Ordine Supremo Iraniano a causa del rischio di doversi scontrare con un’altra campionessa israeliana.
Queste le premesse di un film che scivolano velocemente verso atti di violenza e oppressione e, infine, esplodono in atti necessari e contagiosi di ribellione. Tatami non è solo una storia inventata, il film restituisce una realtà che fa paura perché nega il diritto di provare e quindi di essere. Fino a quando le manovre politiche osteggeranno quelle sociali spetta, ancora solo al cinema, il dovere di restituire giustizia.