Arrestata, assieme a oltre 500 donne, l’attrice Susan Sarandon, rea di aver protestato contro la tolleranza zero dimostrata da Donald Trump contro le famiglie divise fra Messico e Stati Uniti.
Oltre 1000 donne, una cifra che per noi, fino a poco tempo fa, era ridicola per una manifestazione, ma che ormai comincia a essere un congruo numero anche in Italia, hanno manifestato a Washington, percorrendo la Pennsylvania Avenue fino a Capitol Hill. Protestavano contro l’intolleranza dell’agenzia per l’immigrazione che non permette ai figli rimasti in Messico di riunirsi alle madri che vivono negli States.
Per maggiori informazioni: Families Belong Together
“Un’azione potente, bella, con centinaia di donne che chiedono la riunificazione delle famiglie separate dalla politica immorale dell’agenzia per l’immigrazione. La democrazia assomiglia a questo“. Ha dichiarato Susan Sarandon, dopo essere stata rilasciata.
Se la first lady Melania Trump, quando aveva visitato i bambini separati dai genitori in Texas, indossava una giacca con scritto “I REALLY DON’ T CARE. DO U?”, le donne che manifestavano avevano cartelli con la scritta “I REALLY CARE“. Inoltre, le donne del Women’s March e Center for popular democracy avevano fogli di alluminio, come quelli gentilmente concessi ai figli dei migranti come coperte per la notte.
Un’iniziativa destinata a passare inosservata se non avessero arrestato l’attrice premio Oscar.
Susan Sarandon, che va amata incondizionatamente solo per aver interpretato Janet in The Rocky Horror Picture Show, non è certo nuova a iniziative del genere. Da giovane, nel 1968, aveva protestato contro la guerra in Vietnam e a favore dei diritti civili. Sempre nel 1968 intervenne alla convention del partito democratico a favore degli studenti, che in quel periodo si stavano ribellando. Il suo impegno è continuato negli anni. Nel 1999 fu arresta durante la manifestazione per l’uccisione di un ragazzo afroamericano a New York, da parte della polizia. Lo scorso anno, assieme a Leonardo Di Caprio, appoggiò la protesta dei Sioux contro al completamento dell’oleodotto Dakota Access, in North Dakota, voluto da Trump.