State of Pride sarà online su YouTube il prossimo giugno. Per raccontare il coraggio di essere autentici. Perché non è mai cosi semplice essere se stessi, nemmeno nel terzo millennio. Men che meno per i gay. A 50 anni da Stonewall…
YouTube si lancia oltre l’ostacolo. Ha deciso di produrre un documentario scomodo per onorare e commemorare i moti di Stonewall del 1969, quando i violenti scontri tra gruppi di omosessuali e la polizia di New York suscitarono un nuovo orgoglio di appartenenza degli omosessuali ad una condizione difficile e “diversa”, suscitando la nascita del movimento gay. Le celebrazioni del cinquantennio si terranno al World Pride di New York l’anno prossimo.
50 anni dopo, cosa resta di Stonewall? Quale tragitto hanno compiuto i diritti dei gay in tutto il mondo? Quale modus vivendi è cambiato, come e perché? Quanta strada c’è ancora da fare, quanta sofferenza da mettere in conto?
In State of Pride, che sarà gratuitamente online il prossimo giugno 2019, l’attivista Raymond Braun condurrà una serie di interviste per capire come è cambiata la vita delle persone coinvolte dai temi LGBT grazie proprio a quella celebre rivolta. In viaggio tra le grandi città e le città rurali d’America, l’attivista 28enne Raymond Braun si presenta cosi: “Vengo da una piccola città dell’Ohio e, per quanto possa ricordare, ho sempre sentito parlare di … ” e annovera una serie di “si diceva, si vociferava” poco gloriosi a carico dei suoi “compaesani” circa le tendenze omosessuali di alcuni ragazzi di campagna.
Perché se le idee sono lente ad evolversi, i comportamenti ancor di più.
I registi Rob Epstein (The Times of Harvey Milk) e Jeffrey Friedman (Common Threads: Stories from the Quilt) LGBTQ intitolato “State of Pride”, hanno già dimostrato di realizzare una narrazione di puro talento. Raymond Braun è sempre in prima linea per difendere quei diritti civili che ogni essere umano dovrebbe rivendicare già alla nascita. Dalla Beat Generation ad oggi si sono moltiplicati i tentativi di sdoganare un nuovo verso da dare alla società. Anche a partire da una rilettura critica di alcune paratie asfittiche, come narra il ben noto poema “Howl”, di Allan Ginsberg, cui i registi dedicarono un film già 8 anni fa.
Libertà, uguaglianza, fraternità sono i pilastri etici della Rivoluzione Francese, che voleva liberare il popolo dalla tirannia di un monarca cieco alle miserie umane. Oggi, il diritto di vivere come tutti gli altri, con lo stesso rispetto e le stesse opportunità è un diritto ancora in fieri; eppure è assolutamente allineato e assimilabile al motto francese del 1789.
Quanti secoli dovranno ancora passare prima che un essere umano sia considerato come una “persona”, con facoltà e diritti garantiti e indipendenti dall’appartenenza o meno ad un sesso o ad un altro, che sia maschio o femmina o trans, che desideri cambiare o confermare la propria identità sessuale, che si senta bene nel proprio genere o che preferisca cercare nuovi equilibri? Sarebbe bene ricordarlo: sempre di un essere umano si tratta.
E’ proprio questo che Raymond Braun come tanti altri attivisti in diverse parti del mondo tenta di asserire. In un mondo dove spesso son trattate meglio le bestie, dei cosiddetti “diversi”, perché non vi sono pregiudizi a loro carico.
E noi? Quanto ancora dovremo lottare contro la tentazione di diventare i nuovi bulli di turno, di fronte alle abitudini diverse di chi non si vuole allineare, di chi osa pensare con la propria testa senza curarsi del “politically correct”, di chi osa sfidare l’immagine e l’estetica considerata l’idolo del nostro tempo?
Il movimento gay è un movimento che riguarda tutti noi, perché ognuno di noi, a modo suo e per fortuna, è un diverso, assimilabile o meno a qualche gruppo o movimento, ma sempre con il pieno diritto di vivere come un outsider; ovvero con il pieno diritto di non essere discriminato per ciò che è.
La scelta di YouTube, secondo sito web più visitato al mondo, con record di visualizzazioni dell’ordine di decine di milioni, è coraggiosa e potrebbe avere un effetto dilagante su milioni e milioni di user, ovvero di menti, di cuori in ascolto, magari smuovendo pregiudizi, ma anche rischiando critiche e censure. Guarda caso il sito è inibito in Paesi quali Iran, Afghanistan, Turchia, Cina, Birmania ed altri. Il che la dice lunga sulla mancanza di libertà che ancora affligge il nostro pianeta e sulla strada ancora da fare.
Smuovere le coscienze è un’arte. Oggi la rete è uno strumento potente per suscitare interesse ma anche riflessione, auto-critica, nuovi sguardi sulla realtà che ci circonda. Per ridonare un senso e un verso oltre che dignità ai molteplici e a volte distonici cammini individuali e collettivi, con la sfida di trovare nuove armonie e condividere una giusta “gaiezza” per celebrare la vita.